Lungo la curva del nuovo confine : 18 aprile.

 

Il 18 aprile a Ventimiglia il campo informale che si trovava sotto il cavalcavia, nel letto del fiume Roya adiacente a Via Tenda, è stato sgomberato con le ruspe. Sono state portate via le tende, le piccole baracchette sorte da poco, tutti gli oggetti che costituivano l’arredamento di un accampamento da prima improvvisato poi, nel corso dei mesi, stabilizzatosi. In realtà fino a fine febbraio – quando alla situazione già molto dura vissuta dai migranti accampati si era aggiunta l’ondata di gelo siberiano – oltre ai materassi, qualche tenda e tanti oggetti sparsi, non si notava nessun altro segno di insediamento organizzato.[1]

Dalla metà di marzo, in poco più di un mese, col tepore del sole e l’allungarsi delle giornate, velocemente i ragazzi avevano cominciato ad attrezzarsi per sopravvivere un po’ meglio nell’attesa di passare la frontiera…

La paura che l’accampamento prendesse la forma di un campo più stabile, più abitabile e quindi in grado di consolidare relazioni e discorsi, l’avvicinarsi della stagione turistica e il timore del contemporaneo aumentare degli arrivi delle persone migranti, le elezioni comunali alle porte, tutti questi fattori insieme hanno creato il giusto mix in grado di far decretare lo sgombero radicale del campo da parte del Comune in accodo con la Prefettura di Imperia.

Sotto ponte prima dello sgombero

Ventimiglia: il sottoponte di Via Tenda dopo lo sgombero del campo informale

 

20 aprile – 22 aprile

Pochi giorni dopo lo sgombero del campo informale  a Ventimiglia , il 20 aprile per l’esattezza, lungo la stessa frontiera ma nel suo tratto alpino tra l’alta Val di Susa e la Val de la Clarée,  lì dove da qualche mese si è fatta evidente l’apertura di una nuova rotta migratoria e il contemporaneo dispiegarsi di un dispositivo di confine [2], si palesava il network neofascista di Génération Identitaire, noto per la campagna Defend Europe lanciata l’estate scorsa con la nave C-Star  mandata a presidiare le coste italiane contro l’arrivo di migranti attraverso la rotta libica. Un gruppetto di neofascisti ben attrezzati piantava reti di plastica al fondo del Colle della Scala, al confine tra Italia e Francia, dichiarando di mettersi al servizio dello Stato francese nella protezione dei confini nazionali.

Pochi giorni dopo, domenica 22 aprile, in risposta a questa provocazione carica di significato (i fascisti di G.I hanno continuato per giorni le loro scorribande tra il colle della Scala e il Monginevro a caccia di migranti) veniva lanciata un manifestazione antifascista e antirazzista, che vedeva la partecipazione di alcune centinaia di solidali europei che insieme alle persone migranti attraversavano il confine sfidando il dispositivo poliziesco a difesa della frontiera e le ronde neofasciste. In serata, la polizia francese arrestava sei compagni  con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e banda organizzata. Tre dei compagni sarebbero stati rilasciati quasi subito in quanto ritenuti estranei ai fatti; gli altri tre tratti in arresto a Marsiglia, sono stati scarcerati il 3 di maggio con obbligo di dimora in Francia fino al processo che si terrà il 31 maggio.

 

Confine italo-francese

29 aprile

Le notizie che arrivano da Ventimiglia dopo lo sgombero raccontano di persone sparpagliate lungo il corso del fiume Roya, fino alla spiaggia, di qualche presenza in più al Campo della Croce Rossa, di una “bolla” che sembra essere, se mai possibile, ancora più “bolla”, sospesa nel vuoto prodotto dalla violenza che si accumula fosca come le nubi di un temporale e che ogni tanto scroscia fragorosamente per lasciare dietro di sé il silenzio e  rivoli d’acqua che si infiltrano nel terreno.

Ci mettiamo in viaggio verso Clavière, paesino di poche anime nell’alta Val di Susa al confine con la Francia. Da Clavière in poco tempo si arriva al valico del Monginevro che permette di attraversare il confine ed arrivare alla città francese di Briançon. Qui, da poco più di un mese, è nato un presidio di solidarietà con le persone migranti, in uno spazio ricreativo della parrocchia, sotto la Chiesa: Chez Jésus l’hanno chiamato.

 

Clavière: arrivando a Chez Jesus

Arrivati in Val di Susa la temperatura cala bruscamente e all’improvviso ci troviamo circondati da un paesaggio completamente innevato. Incredibile  trovarsi il 30 aprile nel silenzio imbiancato di un paesino di montagna e di confine, dove la stagione sciistica è da poco finita, mentre poco più a sud, sull’altro pezzo di confine, qualcuno ha già cominciato a fare i primi bagni. Una sorpresa, poi, entrare in questo rifugio, che possiede qualcosa della mangiatoia ma dove il calore del bue e dell’asinello è garantito da tante donne e uomini di provenienze diverse che insieme sentono fortemente che queste montagne debbano essere un luogo di libertà e di lotta e non di confinamento, dove razzismo e repressione non debbano avere spazio.

 

Clavière: Chez Jesus

Incontriamo una giovane attivista e militante NO TAV, una compagna abitante della Valle, che da qualche giorno si trova presso Chez Jesus per dare una mano. Sorridente, accogliente, ascolta interessata il breve racconto della situazione a Ventimiglia di cui da queste parti, apprendiamo, non si sa molto… Ci  spiega di come la Valle si sia subito iniziata a mobilitare non appena il numero delle persone in viaggio ha cominciato ad aumentare anche su questo confine. Un aumento repentino, legato sicuramente alla situazione di controllo e repressione sempre peggiore tra Ventimiglia e Mentone. Riflettiamo insieme su come il tessuto politico e sociale della Val di Susa abbia permesso una risposta immediata e organizzata ma soprattutto costante: una risorsa enorme per contrastare la violenza razzista del nuovo dispositivo di confine. Inoltre la geografia dei luoghi qui sicuramente rende più difficile le operazioni di controllo e la militarizzazione del confine rispetto a un territorio come quello della zona costiera tra la Liguria e la Costa Azzurra. Tuttavia occorre essere consapevoli che la militarizzazione probabilmente arriverà anche qui: la compagna ci spiega di come, già da qualche mese,  la polizia italiana abbia iniziato a setacciare i treni che da Torino salgono in valle fino a Bardonecchia: modalità abbastanza simili a quelle viste lungo la tratta Genova – Ventimiglia, richiesta di documenti solamente alle persone di pelle scura che qualora ne siano sprovviste vengono fatte scendere dal treno. Stessa cosa sulle corriere che attraversano la Valle; frequente è l’intervento di polizia che effettua controlli su base razziale, più precisamente in base a parametri somatici che indichino la provenienza da Paesi extra-europei soggetti a colonizzazione e neocolonizzazione. La compagna ci racconta anche della presenza dei militanti di Génération Identitaire, di come stessero continuando a scorrazzare per le montagne lì sopra. Ci presenta un ragazzo che il giorno prima era stato fermato da appartenenti al gruppo neofascista, attrezzati di tutto punto, dotati addirittura di binocoli notturni. La testimonianza ci lascia sorprese: si tratta di fascisti che si dichiarano “non –violenti” e “non razzisti”, che affermano apertamente di voler aiutare la polizia a difendere i confini. In effetti braccano i ragazzi, li fermano e poi fanno una telefonata alla polizia che prontamente interviene. Piena collaborazione dunque tra polizia di Stato e militanti di estrema destra. Il ragazzo con cui parliamo ci racconta di averli allontanati e insultati e di come questi non abbiano fatto altro che attendere l’intervento della polizia. Qualche solidale intorno a noi sorride con disprezzo all’idea di questi personaggi tanto meschini a spasso per le montagne a caccia di uomini, bambini e donne che sfidano la morte per cercare una vita dignitosa.

Momento di silenzio.

Probabilmente, però, c’è poco da ridere. Si tratta di un network europeo con una strategia ben studiata. Da tempo i neo-fascisti hanno capito che per sfidare le elite neoliberiste europee sul terreno del potere, il sovranismo va collocato nella più ampia cornice europea. Nel mondo globale difficilmente si può ambire al ruolo di potenza imperialista senza costruire un blocco continentale. “L’Europa dei popoli” contro “l’Europa delle banche”. L’Europa bianca, cristiana e identitaria, federazione di Stati Nazione sovrani: questo il loro programma. La questione immigrazione in tutto questo diventa essenziale: il progetto prevede la schiavitù neocoloniale per gli immigrati tramite la quale garantire la redistribuzione della ricchezza da questi prodotta ai popoli bianchi e la diffusione dell’ideologia razzista usata come oppio in grado di sedare lo sviluppo di una coscienza di classe internazionalista.[4]

C’è poco da ridere, pensiamo, e molto da fare.

 

E’ ora di muoversi per raggiungere il presidio che si terrà a Bardonecchia in solidarietà di Eleonora, Théo e Bastien, i tre compagni arrestati dopo la manifestazione del 22 aprile. Mentre ci apprestiamo ad andare via scopriamo che ci sono due ragazzi sudanesi che  cercano un passaggio per raggiungere la stazione di Bardonecchia. Hanno provato nei giorni scorsi a passare il confine, ma sono  stati respinti dalla polizia francese. Vogliono andare a Ventimiglia. Vorremmo spiegargli come sia la situazione a Ventimiglia in questi giorni ma non parlano né italiano né inglese né francese, perciò li mettiamo in contatto con una nostra amica che conosce l’arabo. Veniamo così a sapere che sanno benissimo quale sia la situazione  a Ventimiglia perché è da lì che sono andati via il giorno dello sgombero. Non solo, entrambi hanno già passato una volta il confine italiano, nonostante gli siano state prese le impronte nel nostro Paese. Arrivati a destinazione nel Nord Europa dove risiede parte della loro famiglia, dopo alcuni mesi sono stati dublinati e rispediti in Italia. Così di nuovo costretti ad abbandonare affetti e sicurezza, per loro, il gioco mortale del confine ha ripreso forma. Li guardiamo uscire dal rifugio con un tozzo di pane e nutella in mano, circondati dalle montagne innevate. Li accompagna un coro di “buona fortuna, in bocca al lupo!” “ bonne chance, bon  courage!”. Un solidale di Briançon si asciuga gli occhi umidi con la manica della camicia a quadri da montanaro. E osserviamo questi giovanissimi uomini, con la faccia ancora da bambini sotto le occhiaie e il dolore,  ancora una volta siamo colpite bruscamente dalla consapevolezza di quanto sia  diverso il mondo a seconda del posto in cui sei nato e della postazione sociale che ti è toccata in sorte. Sentiamo un forte legame con loro e con gli altri compagni… e pensiamo a quanti addii ancora si dovranno dire, sperando che qui la storia possa prendere velocemente una piega diversa rispetto alla violenza che da tre anni ormai si abbatte su Ventimiglia.

 

 

Arrivati a Bardonecchia, di fronte alla stazione alla spicciolata arrivano un centinaio di compagni. In un attimo è allestito un gazebo, un impianto di amplificazione, cibo, bevande, materiale di informazione. Ci sono compagni da Torino, abitanti della Valle, tanti compagni e solidali francesi. Dal megafono viene ribadito un messaggio chiaro: “ Il 22 aprile su quelle montagne c’eravamo tutt*!” “Libertà di movimento per tutte e tutti!”

 

Ancora una volta in questa valle aleggia lo spirito partigiano. La lotta No Tav in questi anni ci ha mostrato un sentiero che non va abbandonato. I territori non sono di nessuno,  appartengono solo a chi li abita e chi li attraversa nel rispetto della vita, della natura e della storia che contengono, senza fini di lucro o di sfruttamento ma con a cuore la dignità e la  felicità di tutte e tutti. Ce ne andiamo con un nuovo sentiero da calpestare e un’indicazione preziosa, per la quale alcuni compagni, a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto, stanno pagando il prezzo.

[1]https://parolesulconfine.com/la-quiete-prima-della-tempesta-aspettando-lennesimo-sgombero-a-ventimiglia ;  

https://parolesulconfine.com/emergenza-freddo-o-ulteriore-passo-avanti-verso-il-nuovo-nazismo/

[2]  https://parolesulconfine.com/notizie-dalla-frontiera-tra-bradonecchia-e-briancon/; https://parolesulconfine.com/rotta-migratoria-tra-morte-e-liberta/

[4] https://parolesulconfine.com/isola-di-lesbo-attacco-fascista-a-richiedenti-asilo-politico/

 

 

a cura di g.b., C.J.Barbis