Pubblichiamo la traduzione del report del collettivo Kesha Niya del 23 luglio 2020. Alla frontiera di Ventimiglia le misure anti-covid vengono utilizzate come ulteriore pretesto per vessare le persone migranti e disincentivare l’attività delle persone solidali. Questo mentre la polizia di frontiera francese continua a detenere nei container anche 100 persone al giorno senza fornire alcuno strumento di prevenzione o assistenza prima di avviarle al respingimento in Italia.

Nonostante gli sforzi di alcuni residenti locali per porre fine alla nostra presenza al confine, una recinzione è stata eretta due mesi fa sigillando lo spazio che abbiamo utilizzato in precedenza, siamo stati attivi sul confine di nuovo dal 6 luglio. Il 6 e 7 luglio si è svolta un monitoraggio di 48 ore della PAF (Police aux Frontieres), organizzato dal CAFFI (Coordination des Actions à la Frontière Franco-Italienne) e integrato dalla presenza di avvocati e membri di varie ONG. Durante questi due giorni, il numero di “push back”(persone respinte alla frontiera, ndt) al giorno è stata di 38 e 45. Nei giorni successivi ci siamo resi conto di un aumento da due a tre volte dei “push back”. Domenica 12 luglio abbiamo incontrato tante persone come mai prima, un totale di 142. Dopo quella data, ne abbiamo incontrato una media di circa 100 al giorno.

Il numero di pasti serviti durante la distribuzione serale a Ventimiglia è variato tra i 40 ed i 120, ma attualmente incontriamo circa 70-80 persone, quasi tutte stanno vivendo per strada  in città o in spiaggia.
Oltre al lavoro in sé, abbiamo problemi più frequenti con questioni legate alle autorità, il sindaco di Ventimiglia per esempio è venuto a una delle nostre distribuzioni alimentari, per comunicarci che era inaccettabile dare cibo e che non ci era permesso continuare la nostra attività. Questo è quanto ci è stato detto, mentre la polizia ci aveva assicurato che sarebbe andato bene distribuire il cibo nel nostro solito posto, ma non era permesso farlo all’interno della città, alla stazione ferroviaria o sulla spiaggia. Poiché nessuna delle due parti è stata in grado di mostrarci nulla di scritto con un fondamento legale, abbiamo continuato con la distribuzione dei pasti che è stata accompagnata dalla polizia con controlli di documenti, fotografie della distribuzione e delle nostre macchine.

Un comportamento simile avviene anche durante la nostra attività al confine, dove la polizia ci ha ha fatto visita quasi ogni giorno nelle ultime due settimane. Oltre a controllare i nostri documenti e ad essere aggressivi sia con il linguaggio verbale che corporeo, la polizia ci ha anche chiesto di interrompere le nostre attività, cosa che non abbiamo fatto.

Da qualche giorno la polizia italiana sta scortando l’autobus dal confine a Ventimiglia per controllare mascherine e biglietti di persone, o semplicemente legittimare l’autobus nel non fermarsi affatto, cosa che sta costringendo le persone rilasciate dalla detenzione a camminare per 8 km fino a Ventimiglia, nonostante siano in possesso di un biglietto valido e adottino adeguate misure igieniche.

A questo punto ci teniamo a sottolineare che noi come collettivo prendiamo molto sul serio la situazione legata al coronavirus e che prestiamo attenzione alle distanze minime e alla prevenzione di grandi concentrazioni di persone.
La situazione è invece molto diversa al confine stesso, dove le sopracitate 100 persone al giorno sono trattenute e stipate in uno spazio ristretto fino a 24 ore dalla polizia francese. Questi funzionari non tengono conto dei rischi derivanti da tale concentrazione di persone, nonché della mancanza di misure igieniche di prevenzione.

Oltre a tutto questo, delle persone a noi sconosciute ma che sembrano essere appassionate di escrementi, hanno ideato una forma di protesta completamente nuova, con la quale non ci era mai capitato di confrontarci in passato. Ieri mattina, il luogo dove siamo attivi al confine è stato trovato modellato, escrementi di origine sconosciuta erano sparsi su panchine e muretti che utilizziamo solitamente. Siamo impressionati dallo sforzo di raccogliere degli escrementi e distribuirli con precisione e ordine su un presidio umanitario. Dopo un’intensa pulizia, però, abbiamo completato questa attività e continueremo ad essere attivi, al confine e nella stessa Ventimiglia, nonostante gli sforzi fatti per diminuire l’umanità all’interno e intorno a questo confine.

Dal momento che le nostre spese sono aumentate di recente, a causa delle complicate restrizioni legate a Covid 19, come dell’ aumento del numero di persone, saremmo felici di ricevere una donazione o il vostro sostegno personale.

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