La polizia di frontiera e il Covid 19, un anno dopo

Pubblichiamo la traduzione del report di marzo del collettivo Kesha Niya, attivo alla frontiera di Ventimiglia dalla primavera del 2017. Il resoconto mette in luce come la polizia di frontiera francese continui a utilizzare in modo strumentale l’emergenza Covid 19 per inasprire i controlli, mentre continua contestualmente a detenere in luoghi insalubri e affollati le persone da respingere, spesso illegalmente, in Italia. La traduzione del precedente report (febbraio 2021) è disponibile qui.

Cari amici! La situazione alla frontiera continua ad essere intollerabile. Le ultime settimane sono state caratterizzate da un buon numero di persone che ogni sera si fermano alla nostra postazione, sia per passarci la notte, sia per percorrere il Passo della Morte (sentiero per la Francia) durante la notte.

Le notti sono ancora molto fredde, cerchiamo di fornire coperte e vestiti caldi. La situazione è ulteriormente aggravata dalla pioggia.

Ci sono pochissime strutture coperte/tetto per dormire a Ventimiglia. La settimana scorsa, quasi tutti i treni per la Francia erano già controllati a Ventimiglia, quindi era quasi impossibile salire sul treno. Dato che così tante persone sono bloccate qui in questo momento, sorgono tensioni, che sentiamo anche alla postazione della colazione (postazione del colletivo Kesha Niya a qualche centinaia di metri dalla frontiera di ponte San Luigi) Tutte le persone respinte che arrivano alla nostra postazione hanno cercato di passare a piedi. Come risultato un minor numero di persone è arrivato dalla polizia di frontiera mentre il maggior numero è arrivato in autobus o a piedi da Ventimiglia.

I dati della scorsa settimana saranno pubblicati nel prossimo rapporto. La gente continua a raccontarci di insulti da parte della polizia. In diverse occasioni, le persone in movimento sono state insultate dalla polizia. Le donne sono state chiamate “puttanelle” e gli uomini “figli di puttana”. Il Covid è ancora molto presente e continua a creare problemi. Non sono solo i documenti mancanti a impedire (l’ingresso in Francia ndt), ma anche la mancanza di un test PCR impedisce l’ingresso e viene giustificato sul “refus d’entrée” (documento consegnato dalla polizia francese al momento del respingimento in Italia ndt) come “pericolo per il paese”.

Il Bar Hobbit è ancora chiuso, e non è ancora chiaro quando o se riaprirà.

Da un lato, il Covid porta a maggiori controlli con il pretesto della salute, di fatto però, solo le persone BIPOC (Black Indigenous People of Color, persone nere, indigene e e di colore ndt) vengono controllate. Il profilamento razziale è praticato qui al più alto livello. La conseguenza diretta dei controlli è la detenzione di troppe persone in container dove non si può mantenere la distanza. La condizione molto poco igienica aggrava la situazione. Come già raccontato in un precedente rapporto, il tribunale di Nizza ha definito illegale questo modo di gestire le persone alla frontiera. Ciononostante, la situazione rimane invariata. Le foto di seguito ci sono state inviate da una persona che è appena uscita dai container. Invierà queste foto anche al ministro della salute francese.

 

 

 

 

polizia di frontiera
Interno dei container di detenzione utilizzati dalla polizia francese

 

esterno dei container usati per la detenzione prima del respingimento in Italia

La settimana scorsa, un numero insolitamente grande di donne e bambini è venuto da noi. Molti di loro hanno deciso di non essere ospitati dalla Caritas in una casa per donne e famiglie. Una possibile ragione potrebbe essere che sono intrappolati nei circoli della tratta delle donne. Dormire in uno spazio sicuro potrebbe essere visto come un tentativo di fuga che potrebbe essere punito dai trafficanti e quindi è un pericolo per le donne e i loro bambini.

C’è uno squat a Ventimiglia dove i trafficanti offrono alle persone in fuga un posto per dormire in cambio di soldi. Secondo i racconti, non ci sono strutture adeguate per dormire lì, i vestiti vengono usati per fare il fuoco e la casa è piena di spazzatura e feci a causa della mancanza di servizi igienici. Scriveremo e pubblicheremo un articolo sulla situazione del traffico di donne nella zona di confine il più presto possibile.

Inoltre, un incidente ci ha accompagnato negli ultimi giorni. Un bambino di 11 anni è stato separato da sua madre mentre cercava di attraversare il confine in treno. Molto probabilmente i contrabbandieri avevano precedentemente nascosto la famiglia sul treno in luoghi diversi e solo un bambino non è stato scoperto dalla polizia. Ha viaggiato non accompagnato fino a Nizza. Nel frattempo, è stato accompagnato a Parigi da una persona conosciuta dalla madre. La madre è ancora in Italia.

Oltre alle famiglie, abbiamo incontrato molti minori non accompagnati. Alcuni di loro sono stati respinti più di 5 volte. Ci hanno anche detto che la polizia ha distrutto i documenti che provano la minore età dei minorenni.

Fino a sei mesi fa, un documento per i minori poteva essere rilasciato tramite il nostro avvocato con una procedura d’urgenza. Questo doveva essere preso in considerazione dalla polizia di frontiera e permetteva loro di attraversare la frontiera legalmente. Nel frattempo, la situazione in cui i minori sono costretti a vivere per strada è stata dichiarata come non urgente. Pertanto, le procedure urgenti non sono più attuabili e l’attraversamento legale della frontiera è quasi impossibile. Molti dei minori non hanno alcuna prova della loro età.

A causa di questo, sono privati dell’accesso ad alcune strutture come i posti letto qui sul posto (Ventimiglia ndt), poiché in molti casi questi possono essere richiesti solo con documenti ufficiali. Ecco le cifre delle ultime due settimane. Come sempre, vogliamo ricordarvi che queste cifre sono incomplete e possono dare solo una panoramica approssimativa della situazione al confine. Per il 19 marzo i numeri si sono persi.

Altri avvenimenti: 4.03.: Molte persone sono state rilasciate dopo l’ultimo autobus e hanno deciso di rimanere alla postazione della colazione per dormire. 10.03.: Alla postazione della colazione è arrivato un uomo dal Sudan che aveva lividi e ferite aperte al ginocchio. Ci ha detto che stava camminando sul sentiero di montagna (passo della morte). Quando è arrivata la polizia, voleva scappare ma un poliziotto lo ha afferrato per la caviglia e lo ha spinto a terra. E’ dovuto rimanere 15 ore nel container, senza cure mediche, cibo o acqua.

Grazie a tutti coloro che seguono continuamente i nostri reportage e si interessano alle persone che incontriamo.

Anche se siete lontanə, date nuova visibilità a tuttə coloro che sono statə lasciatə solə dal governo italiano e francese, maltrattatə e spesso oggetto di violenza da parte della polizia di frontiera francese. Per maggiori informazioni o per qualsiasi domanda contattate l’e-mail qui sotto. Siamo anche sempre felici di ricevere donazioni in denaro, per continuare il nostro lavoro e per l’arrivo di nuovi volontarə. restate ribelli! a presto – kesha niya <3

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Non importa quale sia la situazione, non arrenderti

Non arrenderti. Un messaggio e un disegno raccontano il dispositivo stritolante del confine, invitando alla resistenza. Pubblichiamo la testimonianza che una delle persone in viaggio ha lasciato presso la postazione del collettivo Kesha Niya.

Il collettivo Kesha Niya è attivo alla frontiera di Ventimiglia dalla primavera del 2017 dove fornisce quotidianamente cibo e sostegno alle persone migranti che tentano di attraversarla. A questo link potete leggere l’ultima traduzione del loro report mensile.

“Se non si riesce a pianificare, si pianifica il fallimento. Nella vita non si trova tutto quello che si merita. Ci sono molti tipi di persone in questa vita. Alcune ti insegneranno. Alcune ti distruggeranno.
È molto difficile trovare dei veri amici che ti amino e si fidino di te. Non dipendere mai da nessuno. Mai amare troppo e mai fidarsi troppo.

In questo universo alcuni paesi predicano l’amore ma non lo praticano. Io rispetto l’America, l’Europa – non hanno amore per i neri.
Tenere qualcuno nel tuo paese per un numero indefinito di anni senza documenti è frustrante.
Alcuni dei miei amici sono morti per mancanza di documenti. Perdono la concentrazione. La cosa migliore che si può fare per i meno privilegiati: fare. E lasciare il resto a Dio.
Amo gli italiani – solo che vedono l’immigrato come un animale. Nell’altro mondo prego di non essere testimone degli italiani.

Sono davvero triste mentre scrivo questo dopo che mi hanno dato 2 negativi [sulla richiesta d’asilo]. Mi chiedono di lasciare il loro paese, il che non è buono. Mi sento frustrato mentre scrivo queste cose.

Non importa quale sia la situazione, non arrenderti.”  19 gennaio 2021.

Questa è una storia che qualcuno ha deciso di condividere con noi in un libro che abbiamo iniziato a tenere alla frontiera. Le persone lasciano messaggi in inglese, francese, arabo,… Altre hanno lasciato immagini che hanno disegnato.

Le ultime settimane sono state in molti modi piene di storie e di piccoli cambiamenti.

È bello stare insieme nel nostro posto di lavoro, nonostante il lungo e duro viaggio che la gente non ha mai scelto di fare. Sappiamo che tuttə attraversano questa frontiera, ci possono volere 5, 6, 7 volte o più, a seconda della strada che riescono a scegliere, ma alla fine continuano il loro cammino verso il paese dove vogliono vivere, dove vogliono ottenere documenti e stabilirsi.

Le lotte continuano: essere Dublinati (soggetti al Regolamento di Dublino ndt), spesso in Italia, in Grecia o in un paese balcanico, permette all’Europa di dire loro dove devono e non devono stare. E senza supporto legale è un’altra giungla, quella della burocrazia e della perdita delle possibilità che hanno, in un determinato lasso di tempo, per reagire sulle procedure dei documenti e fare ricorso su una decisione.

Non importa dove ti trovi: non c’è bisogno di essere alla frontiera per essere coinvoltə. In tutti i paesi europei, gruppi auto-organizzati sostengono le persone con consulenza legale e le accompagnano agli appuntamenti, per colmare principalmente il vuoto di una lingua mancante e per essere lì nel caso in cui qualcuno si perda. Per assicurarsi che i diritti delle persone siano garantiti, non ignorati o spiegati in modo non corretto, come sappiamo succede facilmente. Siamo sicurə che voi che leggete questo testo siate in un modo o nell’altro già attivi o stiate progettando di farlo, in qualsiasi modo.

Mandiamo un po’ d’amore a voi, a tuttə quellə che abbiamo incontrato qui nel loro viaggio, a tuttə quellə che arriveranno ancora. Siamo noi a creare le condizioni di vita in paesi sfruttati e politicamente condizionati, in queste condizioni altre persone trovano spesso la ragione per partire – e siamo noi a creare le condizioni di vita e la solidarietà che tuttə trovano qui.

– Ciao da Kesha Niyas!
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