Fermati i bus per la frontiera: sullo sciopero di Riviera Trasporti

Sullo sciopero autisti di Riviera Trasporti: fermati i bus per la frontiera.

Nei giorni scorsi gli autisti di Riviera Trasporti hanno indetto per oggi, martedì 15 settembre, uno sciopero dei bus sulla tratta Ventimiglia/Ponte San Luigi, una linea assicurata da un numero già esiguo di corse (quattro al mattino e altrettante al pomeriggio, che si riducono a una e una di domenica), con un minibus a posti ridotti, circa una ventina, rispetto ai normali bus di linea della tratta Ventimiglia/Sanremo.

Dai giornali si apprende che una cordata di sigle sindacali aveva già raccolto e segnalato le lamentele degli autisti, inviando missive al prefetto imperiese Intini e al questore Milone.
Quali sarebbero dunque i problemi di tanta agitazione?
A leggere giornali e social, gli autisti denuncerebbero di essere quotidianamente vittime di aggressioni, minacce e insulti da parte della gente respinta dalla Francia, che violerebbe anche le regole del trasporto pubblico e delle procedure anticovid, mettendo in pericolo gli autisti e persino l’utenza.

Vediamo le parole usate per raccontare lo sciopero della linea1 di Riviera Trasporti: il comunicato di RT parla di “gravi eventi lesivi della incolumità e della sicurezza dei lavoratori e dell’utenza.” e ancora di “personale alla guida che si vede oggetto di minacce e aggressioni verbali”.
La carta stampata e i siti online amplificano l’eco: “i passeggeri della linea per Ponte San Luigi non rispettano le normative anti Covid”; “Minacce e aggressioni verbali da parte dei passeggeri che non vogliono rispettare le regole anti covid”; “Bus: troppi migranti senza mascherina, autisti in sciopero”.
Se però persino le sigle sindacali, per evitare una scivolata troppo palese nello stigma razziale, non hanno osato scrivere “migranti”, lasciando intendere il problema con la locuzione più gentile: “un gruppo di persone”, gli organi di stampa e i politici locali non si sono posti limiti, aggiungendo il fomento discriminatorio che mancava alla narrazione.

Che cosa succede lungo la linea Ventimiglia/Ponte San Luigi? È vero quanto dichiarato da giornalisti e autisti della Riviera Trasporti?
Visto il clima e i toni che istigano la caccia al capro espiatorio, è bene specificare che le persone rigettate in Italia, prima di salire sui bus, si muniscono tutte di mascherina e di regolare biglietto: entrambi gli oggetti sono infatti assicurati dal punto di distribuzione solidale in frontiera, che si premura di mettere a disposizione della gente scatoloni di mascherine chirurgiche e biglietti RT per chi voglia prendere l’autobus (chi ha i soldi lo compra, chi non li ha, ne riceve comunque uno gratis, pagato grazie alle sempre più esigue raccolte fondi fatte da persone solidali).
Al contrario, non è affatto raro incrociare qualche utente locale o francese che tiene invece la mascherina abbassata, senza che questo disturbi troppo gli autisti.

Durante tutta l’estate, con numeri variabili da qualche unità a qualche decina, le persone hanno preso l’autobus per coprire i nove chilometri di Aurelia che riportano a Ventimiglia. E così è stato anche per tutto l’anno precedente. Sono passati mesi e mesi, da quando la gente solidale, di monitoraggio lungo il confine, ha iniziato a supportare chi esce dalla doppia detenzione con acqua, cibo e informazioni, incluse quelle per tornare in città col bus, risparmiandosi ore di stanchezza e cammino, avanti e indietro tra i due paesi.

In questi anni non si sono mai verificate grosse problematiche, situazioni di pericolo per gli autisti o il resto dell’utenza, né aggressioni fisiche, verbali o alcun tipo di atto violento. Così come puntualmente, dopo la quarantena, sono state piuttosto rispettate tutte le misure sanitarie per il Covid: alla postazione solidale vicina alla frontiera viene distribuito gel disinfettante, e le persone fanno volentieri una scorta di mascherine nuove, visto che lungo il loro viaggio si trovano spesso forzate a decine in luoghi di reclusione e uffici di polizia, dove non si curano certo di assicurare a tutte e tutti corrette misure di prevenzione. E anche queste persone hanno paura di ammalarsi.

D’altronde gli stessi autisti dei mezzi, infastiditi dal numero crescente di persone migranti alle fermate, nei mesi scorsi han domandato la scorta per le corse da Ponte San Luigi, dichiarando situazioni di pericolo e violazioni delle norme. Alle fermate “critiche”, dunque, i poliziotti di scorta si assicuravano che la gente che saliva sulla navetta avesse effettivamente mascherina e biglietto (che gli veniva strappato anziché consentirne la normale obliterazione). Dopo alcune settimane di vigile vaglio poliziesco, era chiaro che le persone rispettavano tutte le regole del trasporto pubblico, e la scorta (non si sa se ufficiale o ufficiosa) si era quasi del tutto fermata.

Nonostante non ci fossero quindi particolari situazioni critiche, qualche autista ha più volte provato a saltare a piè pari le fermate dove attendono le persone respinte dalla Francia.
È capitato così che, per cercare di far accostare il bus alla regolare fermata, alcune persone si siano messe in mezzo alla strada, visto che allungare il braccio per richiedere lo stop non è sufficiente.
Capita anche che, dopo ore di attesa, le persone che non son salite sull’autobus perchè esauriti i posti, ci mettano un attimo per capire e tradurre cosa sta succedendo, e smettere di provare ad accalcarsi attorno alla porta del bus. A volte questo causa, effettivamente, un rallentamento di qualche minuto, prima che tutte le persone capiscano di doversi rimettere ad aspettare altre ore, fino all’arrivo della corsa successiva. Vedere venti, trenta persone assieme (ma dipende dai giorni e dalle stagioni, e spesso ci sono tre/cinque persone al massimo) che aspettano di salire sull’autobus e si affollano per riuscire ad aggiudicarsi uno dei pochi posti, forse, può fare impressione.
Ma questo non vuol dire che ci siano mai stati blocchi stradali, minacce o situazioni pericolose.

Bisognerebbe guardare alla realtà tenendone in considerazione complessità e contraddizioni, senza dover per forza ridurre tutto a spot mediatici e campagne elettorali.

 Flavio Di Muro, deputato leghista nonché commissario della Lega per la provincia di Imperia, non ha perso l’occasione per sfoderare le abituali armi della sua compagine politica, affilate di odio, falsità e luoghi comuni. Diffondendo la notizia dello sciopero, pubblica sulla sua pagina facebook il video di quello che viene presentato come un assalto terrificante. Nel montaggio, contornato dalle scritte “clandestini respinti dalla Francia, autista disperato” e “-ora chiamo la polizia! zero regole e lasciato solo. Solidarietà! Condividiamo!”, si ingrassa l’ansia dello spettatore grazie all’uso di una musichetta angosciosa e incalzante.
Ma se si guarda il video mettendo da parte la narrativa pregiudiziale, quello che si vede sono solo tante persone, in attesa in ordine sul marciapiede, che vorrebbero legittimamente usufruire di un servizio pubblico, per il quale hanno regolare titolo di viaggio (nonostante le malevoli supposizioni che fanno seguito nei commenti al video postato, e che si spingono a incitare l’omicidio con le frasi “ma caricali tutti e togli il freno” e ancora: “tutti sul bus e buttalo dalla scarpata“).
Si sentono voci che chiedono spiegazioni all’autista, un uomo che dice all’autista, “mi dispiace”. E poi si percepisce un’agitazione indomabile nel conducente, che inizia a minacciare di chiamare la polizia, e sbraita senza che nessun altro presente nella scena stia urlando nè intraprendendo azioni violente o aggressive.

Il problema è perciò che i clandestini-migranti sono cattivi per essenza genetica, aggrediscono la gente a caso e scroccano passaggi, oppure il problema è che tante persone vogliono solo fare nove chilometri in bus e la RT non si organizza con mezzi più grandi e corse più frequenti?
Perchè da questo punto di vista, la fonte delle tensioni non è tanto la gente riammessa dalla Francia, ma semmai l’incapacità della compagnia di trasporti di assicurare un servizio adeguato alla domanda.

Vero è che i proventi della vendita dei biglietti regolari non sono paragonabili con il guadagno incassato dalla compagnia, negli anni passati, per le deportazioni di persone migranti al sud, ma in ogni caso fruttano alcune migliaia di euro al mese (stimando, al ribasso, una media di cinquanta persone al giorno che utilizzano la corsa).

Si dovrebbe a questo punto fare una pausa, per riflettere sul paradosso di uno sciopero indetto per prendersela con la troppa utenza, anziché con una dirigenza aziendale inetta, che sta sfasciando il servizio pubblico del ponente ligure… E sul paradosso nel paradosso che trattasi della stessa utenza per la quale Riviera Trasporti faceva settimanale servizio di deportazione a Taranto, per la prefettura imperiese (servizio sospeso per covid e strutture affollate al sud a causa di sbarchi e quarantene). Pullman dedicati -e incellophanati- per trasportare migranti sì, autobus misti guai: fanno tremare i cittadini italiani e addirittura temere per la propria incolumità.

Si potrebbe perfino azzardare una riflessione ancora più ampia, e ricordarsi che il motivo per cui tante persone hanno bisogno di prendere un autobus in frontiera, riempiendo la corsa che torna indietro, è perchè tutte loro sono state catturate nel tentativo di andare avanti. E che non ci vorrebbero proprio restare, lì, tra le invettive e gli insulti della gente nostrana, ad aspettare un pulmino che nemmeno si vuol fermare per farle salire.

Ciò che dovrebbe davvero mettere angoscia, in questa storia, è quanta paura sia stata seminata nella testa delle persone. Paura ignorante e antica, quanto attuale e pericolosa, che fa risorgere richieste di apartheid sui mezzi pubblici, manco fossimo nell’Alabama degli anni ’50.

Paura che si mescola alla diffidenza; ansia per la salute che si allunga nel sospetto per le genti straniere; intolleranza verso persone considerate un po’ meno umane perchè clandestine, che si espande nell’intolleranza per persone considerate un po’ meno umane perchè attiviste e solidali.
In epoca di pandemia gli allarmismi hanno gioco facilissimo, ma suscitare lo spauracchio del contagio gettando la gente nel fango della calunnia e di accuse infondate, è un gesto di una bassezza umana che fa vergogna.

Ma bisogna pure saperla provare, questa vergogna.

La Redazione

648 persone respinte in una settimana tra violenza e torture

Pubblichiamo la traduzione in italiano del  report dei Kesha Niya relativo alla prima settimana di novembre 2019. Il collettivo Kesha Niya che prosegue l’impegno di monitorare la situazione alla frontiera tra Ventimiglia e Mentone e il perdurare delle torture inflitte dalla polizia francese alle persone straniere in transito.

 

«Ciao a tutti e tutte

Durante l’ultima settimana (03.11.-09.11.), abbiamo incontrato 631 persone a Grimaldi Inferiore che erano state arrestate dalla polizia francese e rimandate in Italia. Questo è di gran lunga il numero più grande dall’inizio della nostra raccolta di dati, i numeri stanno aumentando molto rapidamente nelle ultime settimane. Sappiamo che un totale di 648 persone sono state rimpatriate in Italia. Di queste 17 persone sono arrivate a Ventimiglia con l’autobus pubblico, con la Croce Rossa o la polizia italiana, motivo per cui non le abbiamo incontrate direttamente.
Il numero totale di persone deportate comprende 34 donne, tra cui almeno 3 donne in gravidanza, 24 minori che viaggiano da sole e 18 bambini (che vanno da pochi mesi a 13 anni) accompagnati da un membro della famiglia.

Le cifre sopra riportate non comprendono le circa 25 persone deportate da Ventimiglia a Taranto.

Questa settimana è stata la settimana in cui abbiamo avuto il maggior numero di segnalazioni di violenza sulla polizia.

Minori

Dei 24 minori non accompagnati che abbiamo incontrato, possiamo segnalare due incidenti particolari che si sono distinti.

Abbiamo incontrato un ragazzo di 17 anni che aveva il diabete ma non aveva i farmaci necessari. È arrivato con un piede molto gonfio, probabilmente a causa della mancanza di cure mediche.

Un altro diciassettenne ha dichiarato di essere stato gasato durante la sua detenzione nei container.

Violenza della polizia

La notte del 2-3 novembre, circa 80 persone erano nei container. Diverse persone ci hanno detto che durante il giorno del 3, la polizia è penetrata regolarmente (almeno ogni ora) nei container e ha usato spray al pepe su un gran numero di persone. Questo ha provocato nausea e problemi respiratori. Un uomo ha dovuto vomitare più volte per liberarsi del gas inalato e quando è arrivato da noi mostrava grandi difficoltà a respirare e non riusciva a parlare. Abbiamo dovuto portarlo al pronto soccorso.

Tre persone ci hanno detto che sono stati gasati anche mentre venivano rilasciati. Uno di loro ha detto che è stato anche picchiato dalla polizia.

Qualcuno ci ha detto che alle 13:00, sempre del 03/11, erano state rilasciate 6 persone. Poco dopo il rilascio, la polizia è tornata nei container e ha annunciato che un’altra persona poteva uscire. Un uomo si è così avvicinato alla porta di uscita ed è stato preso a pugni in faccia, gasato direttamente e preso a calci sul fianco. È caduto a terra ed è stato ferito a una mano. Molte persone erano presenti e hanno confermato la storia. (Vedi foto).

Diverse persone hanno anche parlato di un altro incidente: durante il giorno, molti di loro hanno chiesto cibo alla polizia francese perché erano stati detenuti per molte ore, ma gli è stato detto che non c’era cibo lanciando mele e biscotti nel cortile dove ci sono i container.

Una persona ci ha detto che ha chiesto alla polizia francese di essere rilasciato perché tutti i suoi amici erano usciti e lui era l’unico rimasto ancora chiuso dentro. La richiesta è stata rifiutata. Più tardi, ha cercato di uscire quando sono state rilasciate altre persone detenute nel container, anche se non gli è stato permesso di farlo. Ha aggiunto che gli agenti di polizia presenti hanno notato il tentativo e uno di loro lo ha colpito al viso ferendogli il naso e insultandolo. Due persone nel nostro gruppo hanno visto questa persona uscire dalla zona del container con il naso rotto. Quando siamo andati a chiedergli cosa fosse successo, ha  detto di essere appena stato colpito al naso. La stessa persona avrebbe chiesto cibo mentre era in detenzione e gli era stato spruzzato del pepe in faccia.

Quando una persona è stata liberata dai container, ha scoperto che il suo cellulare e i suoi soldi non erano più nella sua borsa e ha cercato di avvisare la polizia. Ha testimoniato che l’ufficiale ha usato una pistola stordente (taser) sulla sua coscia sinistra e lo ha esortato a sparire.

Subito dopo l’incontro con quest’uomo, altre due persone hanno spiegato che un poliziotto francese aveva minacciato di usare il suo Taser già acceso contro di loro quando gli avevano chiesto di recuperare una ricevuta della domanda di asilo custodita dalla polizia. Uno di loro è stato rimandato in Italia mentre è richiedente asilo in Francia. Secondo lui, la polizia francese ha rubato la sua ricevuta valida e la sua tessera sanitaria italiana. La ragione che la polizia ha usato è che comparivano nomi diversi su entrambi i documenti.

Una persona è arrivata con una piccola macchia di sangue sul naso, ha dichiarato che un poliziotto lo ha colpito quando è stato rilasciato.

Due uomini hanno chiesto cibo alla polizia francese durante la loro detenzione nei container. Entrambi hanno detto che la polizia ha usato spray al pepe contro di loro e ne ha colpito uno all’orecchio. (Immagine)

Il 06/11, le prime 40 persone che sono venute a trovarci la mattina sono state rilasciate contemporaneamente. Diverse donne arrestate il giorno prima dalla polizia francese hanno sottolineato che durante la notte non c’era separazione tra i sessi, tutte le persone erano tenute insieme (donne, uomini e bambini).

Una di queste donne ci ha raccontato della sua esperienza mentre era nei container. Abbiamo registrato la sua testimonianza. Ha detto che è andata in Francia in treno per seguire un trattamento. Alle 19 ore del 05/11 venne arrestata dalla polizia francese sul treno per Menton-Garavan.

Durante la sua detenzione nei container, chiese alla polizia acqua. Risposero che avrebbe dovuto bere l’acqua della toilette. Ci ha anche detto che la polizia le aveva rubato 500 € e la sua tessera sanitaria. Quando ha chiesto di recuperare le sue cose, un agente di polizia le ha dato un pugno in faccia.

Abbiamo ricevuto diverse conferme oculari di questo fatto, tra cui da una bambina di 6 anni. Lei e la sua famiglia hanno detto che era molto spaventata dopo aver assistito a questa violenza. La ragazza e la sua famiglia hanno trascorso la notte dal 05 al 06 novembre nel container e durante la detenzione aveva la febbre. La famiglia ha chiesto assistenza medica, ma la polizia ha risposto che era “normale”.

Una giovane donna di questa famiglia ci ha anche detto che quando era in detenzione, ha chiesto alla polizia un medico perché aveva un gomito molto doloroso. Il medico non è stato consultato e nessun altro aiuto le è stato fornito.

Molte persone ci hanno detto che hanno dormito sul pavimento e che la polizia ha attivato l’aria condizionata durante la notte.

Una persona ci ha detto di aver chiesto cibo alla polizia francese durante la sua detenzione. In seguito è stato picchiato da un ufficiale di polizia.

Diverse sono le testimonianze di persone che dicono di essere picchiate dalla polizia per ogni richiesta che veniva loro fatta.

Un’altra persona ci ha detto che un poliziotto francese lo aveva insultato dopo aver chiesto dell’acqua. Era la sua seconda notte di detenzione, durante la prima è stato colpito all’orecchio.

Quest’uomo faceva parte di un gruppo di persone arrestate in montagna nella notte dal 5 al 6 novembre. Mentre la polizia ha portato questa persona nel container, dice di essere stato picchiato con un manganello alle ginocchia. (Vedi l’immagine).

Altri 2 uomini che viaggiavano con lui ci dissero che era successa la stessa cosa a loro.

Uno ha affermato di essere stato ripetutamente schiaffeggiato su entrambe le orecchie da un agente di polizia che indossava guanti rinforzati. Quando questa persona è venuta in contatto con noi, non riusciva a sentire bene da un orecchio.

L’altro ha detto che è stato picchiato da una delle forze di polizia francesi su uno dei suoi stinchi. Abbiamo registrato la sua testimonianza.

Un quarto uomo fu ferito sull’arco del sopracciglio sinistro, non era chiaro se da un pugno o una testata. (Vedi foto)

Sempre il 6, le prime 40 persone che sono state rilasciate, hanno quasi tutte riferito di essere state gasate. Altri 28 casi sono stati segnalati durante la settimana.

Il 7, un uomo ha spiegato che quando è stato arrestato, uno dei suoi polsi era attaccato a quello di un diciassettenne con dei cavi di plastica. Dato che erano troppo stretti, chiese alla polizia francese se potevano allentarli un po ‘. In risposta, lo schiaffeggiarono e gli diedero un calcio sullo stinco.

Abbiamo incontrato una donna incinta con un grande ematoma sulla fronte. Ha detto di essere stata picchiata da un poliziotto francese.

Un’altra persona ci ha detto che la polizia francese aveva rubato la ricevuta che dimostravano il rinnovo dei suoi documenti italiani.

Abbiamo sentito di tre casi in cui la polizia ha tenuto le persone tra le 21 e le 22 ore le persone nei container. Molti di più tra le 10 e le 16 ore».

Aumentano le persone respinte e la violenza è ormai strutturale

Pubblichiamo le immagini, registrate da alcune persone detenute nei container e diffuse dal collettivo Kesha Niya, che mostrano le condizioni in cui le persone vengono trattenute dalla polizia di frontiera francese prima di essere respinte in Italia

Sulla propria pagina facebook, il collettivo ha pubblicato due report riferiti alle giornate tra il 20 ottobre e il 2 novembre: ne pubblichiamo la traduzione qui di seguito.

Entrambi i report evidenziano il netto aumento del numero di persone migranti che tentano di lasciare l’Italia dalla frontiera di Ventimiglia. Gli ultimi due resoconti, e i dati raccolti dallo stesso collettivo nella settimana dal 3 al 9 novembre, registrano il respingimento di 1799 persone in sole 3 settimane, mentre in tutto il mese di settembre erano state 1536. Anche le presenze presso il Campo gestito dalla Croce Rossa nel Parco Roya sono evidentemente in crescita: se da oltre un anno il numero delle persone ospitate nella struttura non superava le 250 presenze, al 12 di novembre le persone registrate al campo erano 400.

Ad aggravare la situazione già difficile delle persone in viaggio si aggiungono le reazioni sempre più violente della polizia francese, ormai divenute prassi strutturale nei locali per la detenzione delle persone respinte al confine. Insulti e umiliazioni, spray al peperoncino e percosse si sommano così, con sempre maggior costanza, alle pratiche già normalizzate della privazione di cibo e acqua, della detenzione fino a 24 ore in locali insalubri e non attrezzati, del rifiuto di fornire qualsiasi forma di assistenze medica.

REPORT 20-26 Ottobre

Ciao a tutt*,

nell’ultima settimana abbiamo incontrato 553 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ il numero più grande da quando raccogliamo i dati. Il numero di persone sta aumentando molto in queste ultime settimane. Sappiamo di un totale di 578 persone respinte, abbiamo infatti visto 18 persone andare a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana, senza entrare in contatto con noi e 9 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana. Questo numero include 13 donne, tre delle quali incinte, 27 minori, 8 bambini e 4 minori accompagnati da un familiare. Non sono incluse in questo numero le circa 20 persone che sono state mandate a Taranto dalla polizia italiana il 24 ottobre.

Minori

7 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana prima di arrivare da noi.

Siamo tornati dalla polizia italiana con un quindicenne e un sedicenne che non avevano ancora dato le impronte digitali in Europa perché fossero registrati come minorenni. La polizia ha asserito che i due minori si erano dichiarati maggiorenni, fatto negato dagli interessati. La polizia italiana ha poi detto che il loro sistema di registrazione non funzionava. Ci hanno ordinato di andarcene e di non ritornare.

Questa settimana abbiamo incontrato una minore che viaggiava da sola.

Un sedicenne ci ha raccontato la sua esperienza con la PAF (Police Aux Frontières – Polizia di frontiera francese n.d.t.). Due poliziotte erano in disaccordo sull’accettarlo o meno come minore. Alla fine è stato respinto in Italia, ha dato 4 impronte digitali ed è stato registrato come ventunenne dalla polizia italiana perché questa era l’età indicata sul “refus d’entrée” (rifiuto di ingresso, documento consegnato alle persone respinte in Italia dalla polizia francese n.d.t.).

Violenza

Due quindicenni hanno detto di essere stati minacciati dalla polizia francese che sarebbero stati picchiati se avessero riprovato a passare.

7 persone che hanno attraversato il confine in montagna nella notte tra il 21 ed il 22 ottobre hanno riferito di essere state arrestate dalla Legione Straniera all’una del mattino e che alcuni militari hanno puntato loro contro il fucile. Il refus d’entrée dichiarava che erano stati arrestati a Ponte S.Ludovico (dove ci sono i controlli di confine sulla costa).

5 altre persone avevano sul loro “refus d’entrée” l’indicazione di luoghi errati in cui sono stati fermati. Sono stati fermati al primo casello dell’autostrada (La Turbie) a bordo della vettura di un trafficante. La polizia ha arrestato il conducente ma ha scritto che i passeggeri sono stati fermati mentre si trovavano su un autobus.

Una persona ha perso il controllo durante la detenzione nel container e ha rotto una finestra con la testa e le mani. Ha riferito di essere stato preso a pugni dalla polizia francese. Un’altra persona ha assistito ai fatti e ha visto anche un uomo ferirsi con i frammenti della finestra rotta. La persona ferita ha chiesto aiuto ma la polizia ha detto che non era niente e si è rifiutata di aiutarlo.

Dopo 16 ore di detenzione una persone ha chiesto di essere rilasciata. Ci ha detto che la polizia francese lo ha sollecitato ad avvicinarsi alla porta e quando lui l’ha fatto è stato prima picchiato e poi rilasciato.

Una persona ha riferito di essere stata colpita dalla polizia francese con un manganello su una gamba e sulla schiena. Il poliziotto gli avrebbe detto che lo faceva perché a causa sua non potevano andare in pausa a mangiare.

Alle 18.30 del 26 ottobre abbiamo visto più di 10 persone venire rilasciate dai container mentre la polizia francese urlava loro contro.

Ci è stato raccontato un caso di brutalità della polizia avvenuto nei container 3 mesi fa. Questo reporter ci ha detto di aver visto un poliziotto dare un calcio nei genitali ad una delle persone detenute che ha perso conoscenza per via del dolore. La polizia non ha fornito alcun supporto di primo soccorso.

Ci è stato detto da 32 persone di essere state detenute tra le 11 e le 22 ore dalla PAF.

Abbiamo continuato a incontrare un gran numero di persone con ferite infette, specialmente sulle gambe, e abbiamo praticato il primo soccorso.

REPORT 27/10-2/11

Ciao a tutt*,

questa settimana abbiamo incontrato 565 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ stato nuovamente superato il numero più alto che abbiamo registrato dall’inizio della raccolta dati. Sappiamo anche di altre 6 persone che sono state respinte ma con le quali non siamo entrati direttamente in contatto. Queste sei persone sono andate a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana. Ci sono stati quindi almeno 571 respingimenti. Il numero di persone menzionate (565/571) include 14 minori non accompagnati, 18 donne (di cui una in cinta), 5 bambin* e un minore non accompagnato che la polizia italiana ha riportato in Francia senza bisogno del nostro intervento.

                               Persone fermate dalla polizia di frontiera francese alla stazione di Menton-Garavan.

Minori

Dei 14 minori che abbiamo incontrato questa settimana, 4 casi spiccano in particolare.

Un ragazzo di quattordici anni è stato registrato dalla polizia francese come se ne avesse quaranta (data di nascita 1979 apposta sul suo refuse d’entrée) e la polizia italiana lo ha apparentemente registrato, con quattro impronte digitali, come se avesse quarant’anni. Siamo andati dalla polizia italiana con il ragazzo quattordicenne e abbiamo chiesto come sia stato possibile un errore di registrazione così ovvio. La poliziotta presente ci ha detto che non poteva farci nulla perché in quel momento non c’era la connessione con il data base di Stato. Resta il dubbio se questa informazione fosse vera dal momento che delle impronte erano stato prese un attimo prima e questo è possibile solo se l’accesso al data base è disponibile e il sistema per la registrazione è funzionante. E’ inoltre già successo in passato che, quando ci siamo recati dalla polizia italiana con dei minori, il sistema di registrazione fosse per coincidenza fuori uso.

Il giorno successivo lo stesso adolescente è stato nuovamente respinto dalla Francia ma questa volta come diciannovenne.

Un sedicenne, registrato in Italia come ventenne, aveva con se tutti i suoi documenti ufficiali della Costa d’Avorio che confermavano la sua età ma non li ha mostrati alla polizia per timore che glieli rubassero.

Ci sono stati raccontati due casi di violenza contro minori.

Un minore è stato preso a calci dalla polizia francese

Il 2 di Novembre un diciassettenne è stato colpito al naso dalla polizia francese. Aveva detto di avere vent’anni perché non voleva essere separato dai suoi amici. Durante il suo rilascio, la polizia francese lo ha spruzzato sul volto con spray al peperoncino.

         2/11/2019 Ragazzo di 17 anni colpito al naso e fatto bersaglio di spray al peperoncino dalla polizia francese.

Violenza

Il 2 di novembre siamo venuti a conoscenza di almeno 24 casi i cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio. Una di queste, dopo che la polizia la ha spruzzata con lo spray al peperoncino, ha perso conoscenza, è caduta e si è ferita a un ginocchio. Il suo amico ci ha raccontato che la polizia francese lo ha preso a calci mentre si trovava a terra.

Nell’arco della settimana abbiamo ascoltato altri 17 casi in cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio.

Un uomo ci ha spiegato che che alle nove di sera del 27 ottobre si trovava vicino a una galleria sulla A8, sulle montagne sopra Mentone. Era sul percorso che porta a Mentone e si è avvicinato ad una proprietà privata. Il momento dopo ha sentito qualcuno gridare “Stop”. Si è voltato ed ha iniziato a correre verso l’Italia. Durante la fuga ha sentito esplodere un colpo di pistola. E’ riuscito a tornare in Italia senza essere arrestato. Prima che accadesse tutto questo aveva visto un gruppo di cinque persone che cercavano anch’esse di attraversare il confine a piedi. Il gruppo è stato arrestato sulle montagne dai militari francese e ci ha incontrati il giorno dopo, confermando di aver sentito degli spari alle nove della sera prima.

Due persone hanno riferito di essere state picchiate dalla polizia francese dopo essere stati arrestati nella toilette del treno.

Un uomo ha detto di essere stato picchiato da cinque poliziotti francesi sul binario 1 della stazione di Menton Garavan alle 18.12 del 31 Ottobre quando è stato arrestato. Ricordava chi fossero gli aggressori ma dal momento che durante l’attacco si è protetto il capo con le mani non ha potuto darci altri dettagli.

A una persona che era detenuta nel container sono stati chiesti i documenti attraverso la porta dalla polizia francese. L’uomo ha passato i documenti attraverso la porta socchiusa e in quel momento il poliziotto l’ha sbattuta sulla mano dell’uomo. L’uomo ha riportato una ferita grave.

Un attivista per i diritti umani in Marocco è stato arrestato dalla polizia francese e detenuto nei container. Durante la detenzione ha registrato un video con il suo telefono cellulare. In questo video, ora in nostro possesso, sono registrate diverse violazioni dei diritti umani e comportamenti discutibili della polizia francese. L’uomo ha chiesto ai poliziotti francesi di presentare domanda di asilo politico, come risposta lo hanno preso in giro. Nel video si vede una persona incosciente sul pavimento. Questo è accaduto dopo che la polizia ha usato contro le persone detenute lo spray al peperoncino. Nel video si vede anche un uomo che chiede cibo alla polizia francese e si sente la polizia rispondere che non ce n’è. Il video mostra chiaramente anche la pessima condizione igienica all’interno dei container, si vede lo scarico della toilette che perde sul pavimento. L’attivista per i diritti umani ci ha detto che lui ed il suo amico hanno dovuto firmare il loro rifiuto d’ingresso prima che questo fosse compilato con i loro dati dalla polizie. Ha anche riferito che in questo giorno (29/10) la polizia è entrata nel container all’una di pomeriggio e ha usato lo spray al peperoncino su molte persone. In un altro video registrato da lui si vede un uomo incosciente che viene portato fuori dalla polizia e da alcune persone detenute in quel momento.

A due persone è stata negata assistenza medica dalla polizia francese nonostante avessero con sé documentazione medica ufficiale e l’avessero mostrata alla polizia.

Il primo caso riguarda una persona con una patologia polmonare, confermata da un medico tedesco di Colonia. La persona in questione ha chiesto medicine e acqua alla polizia francese. Sono state negate entrambe.

Il secondo caso riguarda una persone con problemi dentali confermati da un medico spagnolo . La richiesta di cure mediche fatte da questa persona sono state anch’esse negate.

In un’altra situazione un poliziotto francese ha picchiato un uomo del Mali. L’uomo ci ha raccontato che lo stesso poliziotto gli ha rubato il bankomat un momento dopo.

Una persona ci ha detto che la polizia francese gli ha sottratto il suo permesso scaduto.

Sappiamo di 10 persone detenute tra le 12 e le 23 ore dalla polizia francese. Possiamo presumere che il numero di casi sia molto più alto dal momento che ci sono persone che vengono detenute per tutta la notte ogni notte ed alcune di loro non sono le prime ad essere rilasciate e spesso neanche le ultime.

Kesha Niya Kitchen

– CUCINANDO CON E PER I RIFUGIATI –

www.keshaniya.org 

https://www.facebook.com/KeshaNiyaProject/

Il collettivo Kesha Niya è impegnato a Ventimiglia nella preparazione e distribuzione serale di pasti dalla primavera del 2017. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.