Fermati i bus per la frontiera: sullo sciopero di Riviera Trasporti

Sullo sciopero autisti di Riviera Trasporti: fermati i bus per la frontiera.

Nei giorni scorsi gli autisti di Riviera Trasporti hanno indetto per oggi, martedì 15 settembre, uno sciopero dei bus sulla tratta Ventimiglia/Ponte San Luigi, una linea assicurata da un numero già esiguo di corse (quattro al mattino e altrettante al pomeriggio, che si riducono a una e una di domenica), con un minibus a posti ridotti, circa una ventina, rispetto ai normali bus di linea della tratta Ventimiglia/Sanremo.

Dai giornali si apprende che una cordata di sigle sindacali aveva già raccolto e segnalato le lamentele degli autisti, inviando missive al prefetto imperiese Intini e al questore Milone.
Quali sarebbero dunque i problemi di tanta agitazione?
A leggere giornali e social, gli autisti denuncerebbero di essere quotidianamente vittime di aggressioni, minacce e insulti da parte della gente respinta dalla Francia, che violerebbe anche le regole del trasporto pubblico e delle procedure anticovid, mettendo in pericolo gli autisti e persino l’utenza.

Vediamo le parole usate per raccontare lo sciopero della linea1 di Riviera Trasporti: il comunicato di RT parla di “gravi eventi lesivi della incolumità e della sicurezza dei lavoratori e dell’utenza.” e ancora di “personale alla guida che si vede oggetto di minacce e aggressioni verbali”.
La carta stampata e i siti online amplificano l’eco: “i passeggeri della linea per Ponte San Luigi non rispettano le normative anti Covid”; “Minacce e aggressioni verbali da parte dei passeggeri che non vogliono rispettare le regole anti covid”; “Bus: troppi migranti senza mascherina, autisti in sciopero”.
Se però persino le sigle sindacali, per evitare una scivolata troppo palese nello stigma razziale, non hanno osato scrivere “migranti”, lasciando intendere il problema con la locuzione più gentile: “un gruppo di persone”, gli organi di stampa e i politici locali non si sono posti limiti, aggiungendo il fomento discriminatorio che mancava alla narrazione.

Che cosa succede lungo la linea Ventimiglia/Ponte San Luigi? È vero quanto dichiarato da giornalisti e autisti della Riviera Trasporti?
Visto il clima e i toni che istigano la caccia al capro espiatorio, è bene specificare che le persone rigettate in Italia, prima di salire sui bus, si muniscono tutte di mascherina e di regolare biglietto: entrambi gli oggetti sono infatti assicurati dal punto di distribuzione solidale in frontiera, che si premura di mettere a disposizione della gente scatoloni di mascherine chirurgiche e biglietti RT per chi voglia prendere l’autobus (chi ha i soldi lo compra, chi non li ha, ne riceve comunque uno gratis, pagato grazie alle sempre più esigue raccolte fondi fatte da persone solidali).
Al contrario, non è affatto raro incrociare qualche utente locale o francese che tiene invece la mascherina abbassata, senza che questo disturbi troppo gli autisti.

Durante tutta l’estate, con numeri variabili da qualche unità a qualche decina, le persone hanno preso l’autobus per coprire i nove chilometri di Aurelia che riportano a Ventimiglia. E così è stato anche per tutto l’anno precedente. Sono passati mesi e mesi, da quando la gente solidale, di monitoraggio lungo il confine, ha iniziato a supportare chi esce dalla doppia detenzione con acqua, cibo e informazioni, incluse quelle per tornare in città col bus, risparmiandosi ore di stanchezza e cammino, avanti e indietro tra i due paesi.

In questi anni non si sono mai verificate grosse problematiche, situazioni di pericolo per gli autisti o il resto dell’utenza, né aggressioni fisiche, verbali o alcun tipo di atto violento. Così come puntualmente, dopo la quarantena, sono state piuttosto rispettate tutte le misure sanitarie per il Covid: alla postazione solidale vicina alla frontiera viene distribuito gel disinfettante, e le persone fanno volentieri una scorta di mascherine nuove, visto che lungo il loro viaggio si trovano spesso forzate a decine in luoghi di reclusione e uffici di polizia, dove non si curano certo di assicurare a tutte e tutti corrette misure di prevenzione. E anche queste persone hanno paura di ammalarsi.

D’altronde gli stessi autisti dei mezzi, infastiditi dal numero crescente di persone migranti alle fermate, nei mesi scorsi han domandato la scorta per le corse da Ponte San Luigi, dichiarando situazioni di pericolo e violazioni delle norme. Alle fermate “critiche”, dunque, i poliziotti di scorta si assicuravano che la gente che saliva sulla navetta avesse effettivamente mascherina e biglietto (che gli veniva strappato anziché consentirne la normale obliterazione). Dopo alcune settimane di vigile vaglio poliziesco, era chiaro che le persone rispettavano tutte le regole del trasporto pubblico, e la scorta (non si sa se ufficiale o ufficiosa) si era quasi del tutto fermata.

Nonostante non ci fossero quindi particolari situazioni critiche, qualche autista ha più volte provato a saltare a piè pari le fermate dove attendono le persone respinte dalla Francia.
È capitato così che, per cercare di far accostare il bus alla regolare fermata, alcune persone si siano messe in mezzo alla strada, visto che allungare il braccio per richiedere lo stop non è sufficiente.
Capita anche che, dopo ore di attesa, le persone che non son salite sull’autobus perchè esauriti i posti, ci mettano un attimo per capire e tradurre cosa sta succedendo, e smettere di provare ad accalcarsi attorno alla porta del bus. A volte questo causa, effettivamente, un rallentamento di qualche minuto, prima che tutte le persone capiscano di doversi rimettere ad aspettare altre ore, fino all’arrivo della corsa successiva. Vedere venti, trenta persone assieme (ma dipende dai giorni e dalle stagioni, e spesso ci sono tre/cinque persone al massimo) che aspettano di salire sull’autobus e si affollano per riuscire ad aggiudicarsi uno dei pochi posti, forse, può fare impressione.
Ma questo non vuol dire che ci siano mai stati blocchi stradali, minacce o situazioni pericolose.

Bisognerebbe guardare alla realtà tenendone in considerazione complessità e contraddizioni, senza dover per forza ridurre tutto a spot mediatici e campagne elettorali.

 Flavio Di Muro, deputato leghista nonché commissario della Lega per la provincia di Imperia, non ha perso l’occasione per sfoderare le abituali armi della sua compagine politica, affilate di odio, falsità e luoghi comuni. Diffondendo la notizia dello sciopero, pubblica sulla sua pagina facebook il video di quello che viene presentato come un assalto terrificante. Nel montaggio, contornato dalle scritte “clandestini respinti dalla Francia, autista disperato” e “-ora chiamo la polizia! zero regole e lasciato solo. Solidarietà! Condividiamo!”, si ingrassa l’ansia dello spettatore grazie all’uso di una musichetta angosciosa e incalzante.
Ma se si guarda il video mettendo da parte la narrativa pregiudiziale, quello che si vede sono solo tante persone, in attesa in ordine sul marciapiede, che vorrebbero legittimamente usufruire di un servizio pubblico, per il quale hanno regolare titolo di viaggio (nonostante le malevoli supposizioni che fanno seguito nei commenti al video postato, e che si spingono a incitare l’omicidio con le frasi “ma caricali tutti e togli il freno” e ancora: “tutti sul bus e buttalo dalla scarpata“).
Si sentono voci che chiedono spiegazioni all’autista, un uomo che dice all’autista, “mi dispiace”. E poi si percepisce un’agitazione indomabile nel conducente, che inizia a minacciare di chiamare la polizia, e sbraita senza che nessun altro presente nella scena stia urlando nè intraprendendo azioni violente o aggressive.

Il problema è perciò che i clandestini-migranti sono cattivi per essenza genetica, aggrediscono la gente a caso e scroccano passaggi, oppure il problema è che tante persone vogliono solo fare nove chilometri in bus e la RT non si organizza con mezzi più grandi e corse più frequenti?
Perchè da questo punto di vista, la fonte delle tensioni non è tanto la gente riammessa dalla Francia, ma semmai l’incapacità della compagnia di trasporti di assicurare un servizio adeguato alla domanda.

Vero è che i proventi della vendita dei biglietti regolari non sono paragonabili con il guadagno incassato dalla compagnia, negli anni passati, per le deportazioni di persone migranti al sud, ma in ogni caso fruttano alcune migliaia di euro al mese (stimando, al ribasso, una media di cinquanta persone al giorno che utilizzano la corsa).

Si dovrebbe a questo punto fare una pausa, per riflettere sul paradosso di uno sciopero indetto per prendersela con la troppa utenza, anziché con una dirigenza aziendale inetta, che sta sfasciando il servizio pubblico del ponente ligure… E sul paradosso nel paradosso che trattasi della stessa utenza per la quale Riviera Trasporti faceva settimanale servizio di deportazione a Taranto, per la prefettura imperiese (servizio sospeso per covid e strutture affollate al sud a causa di sbarchi e quarantene). Pullman dedicati -e incellophanati- per trasportare migranti sì, autobus misti guai: fanno tremare i cittadini italiani e addirittura temere per la propria incolumità.

Si potrebbe perfino azzardare una riflessione ancora più ampia, e ricordarsi che il motivo per cui tante persone hanno bisogno di prendere un autobus in frontiera, riempiendo la corsa che torna indietro, è perchè tutte loro sono state catturate nel tentativo di andare avanti. E che non ci vorrebbero proprio restare, lì, tra le invettive e gli insulti della gente nostrana, ad aspettare un pulmino che nemmeno si vuol fermare per farle salire.

Ciò che dovrebbe davvero mettere angoscia, in questa storia, è quanta paura sia stata seminata nella testa delle persone. Paura ignorante e antica, quanto attuale e pericolosa, che fa risorgere richieste di apartheid sui mezzi pubblici, manco fossimo nell’Alabama degli anni ’50.

Paura che si mescola alla diffidenza; ansia per la salute che si allunga nel sospetto per le genti straniere; intolleranza verso persone considerate un po’ meno umane perchè clandestine, che si espande nell’intolleranza per persone considerate un po’ meno umane perchè attiviste e solidali.
In epoca di pandemia gli allarmismi hanno gioco facilissimo, ma suscitare lo spauracchio del contagio gettando la gente nel fango della calunnia e di accuse infondate, è un gesto di una bassezza umana che fa vergogna.

Ma bisogna pure saperla provare, questa vergogna.

La Redazione

Detenzione Arbitraria, Respingimenti Illegali e Vessazioni Continue

Riportiamo di seguito la traduzione del report del collettivo Kesha Niya pubblicato il 29 agosto scorso. Continua, in barba alle misure igieniche anti-covid 19, la detenzione arbitraria e prolungata delle persone migranti all’interno di container affollati prima di essere respinte in Italia. Continua anche la pratica illegale dei minori respinti in Italia dalla polizia francese tramite la falsificazione di documenti ufficiali. Peggiora inoltre la situazione di tutte le persone in transito a Ventimiglia nel tentativo di raggiungere la Francia. Dopo la chiusura del campo Roja, le istituzioni non hanno infatti predisposto alcuna struttura per l’ospitalità delle persone in viaggio, neanche per le più vulnerabili, solo un potenziamento dei controlli di polizia nei luoghi di fortuna in cui sono costrette a pernottare oltre alle vessazioni gratuite ben documentate nel resoconto

Buon Giorno, Ecco un aggiornamento sulle attività e gli sviluppi a Ventimiglia dal 13 al 23 agosto. Al confine franco-italiano abbiamo incontrato una media di 85 persone al giorno. Quasi quotidianamente abbiamo incontrato dai tre ai dieci casi di minori respinti illegalmente dalla polizia francese. Da quando siamo tornati attivi alla frontiera abbiamo visto più volte come la PAF francese (polizia di frontiera) scriva informazioni false sul modulo di “Rifiuto di ingresso”. Ciò include la modifica della data di nascita, costringendo i minori ad essere trattati come adulti. Contrariamente a quanto aveva fatto in alcuni casi in passato, la polizia italiana ha smesso di verificare le date di nascita e le altre informazioni fornite dalla PAF e ha quindi cessato di rimandare i minori sul territorio francese.

La polizia controlla ancora l’autobus dal confine a Ventimiglia e li abbiamo visti urlare senza motivo alle persone che ancora non sono nemmeno salite. L’autobus non ha abbastanza posti per ospitare tutti i passeggeri, anche se ci sono autobus più grandi disponibili e la quantità di persone alle quali permettono di entrare cambia ad ogni corsa. I nostri tentativi di contattare la compagnia di autobus al fine di presentare un reclamo per il fatto che non viene consentito l’accesso al numero legale di persone o che l’autobus non si ferma per niente sono stati infruttuosi.

Il 15 e 19 agosto abbiamo incontrato molte persone che hanno subito una detenzione prolungata per oltre 20 ore, circa 50 di queste persone sono rimaste tutta la notte presso la PAF. Il 16 agosto tre famiglie erano in stato di detenzione, e per cinque giorni abbiamo incontrato donne, sole o con bambini, così come altre famiglie. Incontriamo sempre più famiglie respinte ogni settimana, a volte tenute nel container con diverse altre persone per tutta la notte. Il 16, 17 e 22 agosto abbiamo contato oltre 100 persone, 130 solo il 17 agosto. Per la distribuzione presso il parcheggio cuciniamo per un numero di persone che varia tra le 80 e le 120 circa, dai 30 a 50 pasti circa sono invece distribuiti alla stazione ferroviaria e presso i binari del treno. Alla distribuzione il 22 agosto abbiamo dato in totale quasi 200 pasti. La polizia di Ventimiglia controlla più di frequente i binari dei treni e il ponte sotto il quale le persone dormono, mandandole via e impedendone il ritorno.

Ieri (28 agosto n.d.t.) la polizia ha rimosso una tanica per l’acqua che avevamo messo sui binari del treno. Ci hanno spiegato che si tratta di questioni di sicurezza, nonostante i binari in questione non siano più in uso e non si sia registrato alcun incidente che abbia danneggiato alcuno.

Pensiamo che queste azioni siano il seguito della dichiarazione del sindaco e della prefettura e abbiano lo scopo di impedire alle persone di dormire in centro città.

Progetto20k è ancora impegnato al confine con noi ed è presente a Ventimiglia e alla distribuzione alimentare con il proprio Infopoint mobile, oltre che per occasionali monitoraggi notturni.

Il bar Hobbit di Ventimiglia è in difficoltà. È un punto di incontro centrale per gli attori (impegnati nella solidarietà n.d.t ) e uno spazio sicuro per le persone. Delia, la proprietaria del bar, ha aperto il suo locale alle persone del contesto migratorio nel 2015, a seguito di questo non ha abbastanza clienti per coprire le spese del suo bar o le spese del proprio di mantenimento. Da cinque anni raccoglie cibo, vestiti e prodotti per l’igiene da distribuire, fornisce uno spazio sicuro per riposare e ricaricare i cellulari e si prende cura delle famiglie e delle persone vulnerabili. Se vuoi sostenere lei e il suo posto, puoi seguire questo link.

Roya Citoyenne (FR) ha avviato una petizione in merito alla situazione con la richiesta di istituire campi di transito su entrambi i lati del confine.

Visto che a Ventimiglia arrivano più persone, famiglie e minori compresi, noi e altri attori, siamo alla ricerca di possibilità di alloggio. I luoghi sicuri per le persone (vulnerabili) a Ventimiglia sono molto limitati e dalla chiusura del Campo Roya, il bisogno è costantemente aumentato. Stiamo cercando di mobilitare ospiti privati e trovare nuovi modi per fornire un’ospitalità sicura in Italia. Al fine di migliorare il flusso di informazioni alle persone e per renderle più autonome, stiamo lavorando su semplici schede informative su Ventimiglia e i servizi disponibili, che vogliamo inoltrare agli attivisti presenti nel sud Italia, in Sicilia, a Roma e sul confine sloveno-italiano.

Prosegue la nostra ricerca di un nuovo luogo per poter migliorare il nostro attivismo, un posto dove sia possibile sia vivere che organizzare le attività, così come forse una stanza o un appartamento a Ventimiglia per ospitare, immagazzinare le provviste e cucinare. A causa della mancanza di sostegno da parte di funzionari e autorità, le lotte su questa frontiera continuano e la situazione peggiora ogni settimana. Grazie per il vostro sostegno tanto necessario! Kesha Niya.