Respingimento e Controllo a Ventimiglia

Il respingimento dei minori, la violenza fisica e verbale della polizia francese, la nuova cooperazione tra la polizia francese e quella italiana alla stazione di Ventimiglia, raccontate da chi quotidianamente incontra e raccoglie i racconti delle persone in viaggio, in direzione ostinata e contraria al meccanismo disumanizzante della frontiera.

Pubblichiamo di seguito la traduzione del report di febbraio del collettivo Kesha Niya, attivo alla frontiera di Ventimiglia dalla primavera del 2017.

La traduzione del precedente report (dicembre 2020 – gennaio 2021) è disponibile qui.

Cari amici, ci scusiamo per l’intervallo di tempo tra questo aggiornamento e l’ultimo di gennaio. Recentemente, ci sono stati alcuni cambiamenti nel nostro gruppo, volontari* che se ne sono andat* così come nuov* che sono arrivat*.

Siamo a febbraio e anche se giorno dopo giorno le temperature sta aumentano, le notti restano ancora fredde. Ogni giorno incontriamo dalle 10 alle 20 persone che sono tenute per tutta la notte nei container di detenzione al confine francese. Riferiscono che all’interno dei container non c’è alcuna possibilità di dormire e che la polizia si rifiuta di distribuire coperte, tè, acqua o cibo.

Tutto considerato, rispetto alle settimane precedenti, durante le ultime due sono arrivate meno persone al posto di frontiera di Kesha Niya. Questo potrebbe essere collegato al fatto che gruppi della polizia francese e italiana (nuova cooperazione) stanno controllando la stazione ferroviaria di Ventimiglia. Chiedono documenti di viaggio validi alle persone che vorrebbero in raggiungere la Francia con il treno, non proibendo di fatto altro che un viaggio sicuro. A seguito di questo infatti, le persone in movimento sono costrette a cercare modi non sicuri per attraversare il confine, come camminare su un sentiero di montagna o dipendere da trafficanti che approfittano della situazione di vulnerabilità dei migranti.

La distribuzione di cibo a Ventimiglia è meno frequentata, stiamo ancora cercando di capire se c’è una ragione particolare per questo.

I controlli della polizia rimangono simili a quelli delle ultime due settimane. La novità è che la polizia francese ha iniziato a respingere le persone con documenti di viaggio validi a causa di una “mancanza di un test PCR (test per COVID-19 con risultato disponibile in 24 ore n.d.t.)” – trattenendoli per più di 4 ore nei container quindi in maniera illegale (come d’altronde è la stessa procedura di respingimento).

A causa del passaggio da zona gialla a zona rossa (Covid-19) a Ventimiglia devono chiudere anche importanti servizi per migranti in città (come il “Bar Hobbit” che è un locale aperto a tutti).

Il bar Hobbit
Dalla seconda settimana di febbraio c’è stato un numero significativo di minori respinti (ne abbiamo incontrati 63). Anche se queste persone avevano con se documenti che provano la loro minore età, la polizia li ha registrati un anno di nascita più basso per non essere responsabile della loro sicurezza. Alcuni dei minori che abbiamo incontrato non hanno più di 13 anni. Ad oggi non esiste a Ventimiglia un singolo centro di accoglienza per minori anche questi ragazzi quindi, come tutte le altre persone, sono costretti a dormire per strada.
Molte delle persone detenute dalla polizia ci hanno raccontato che la polizia francese si comporta in modo razzista e usa un linguaggio razzista (come ad esempio chiamarli “schiavi”). Il 14 gennaio, le persone che abbiamo incontrato ci hanno riferito che la situazione nel container di detenzione è degenerata e la polizia ha usato violenza fisica e spray al peperoncino contro 35 persone che erano all’interno. Due migranti sono svenuti e sono stati portati all’ospedale in ambulanza.

In altri giorni al nostro posto di frontiera sono arrivate persone con un braccio rotto, un labbro rotto o un dito rotto. La maggior parte delle persone ci dice di aver passato “di peggio” ma che speravano che sarebbe stato meglio in Francia e in mezzo all’Europa. Stiamo incontrando molte persone che hanno sperimentato avversità disumane nei campi di Malta o Lampedusa. Molti descrivono la loro frustrazione per la mancanza di consapevolezza della situazione lì. Altri raccontano della violenza in altre frontiere in Europa (per esempio in Croazia). “Abbiamo rischiato la vita attraversando questo mare… E ora questo”. – si sente spesso.

Nelle scorse settimane abbiamo incontrato famiglie e donne con bambini che sono state trattenute nei container per molte ore. All’inizio di febbraio, la polizia ha dovuto chiamare un’ambulanza per un bambino di 11 mesi, indebolito da queste pratiche disumane di respingimento. La maggior parte dei bambini che incontriamo sono sopraffatti dalla situazione e dallo stress fisico ed emotivo in cui sono messi sia loro che i loro genitori.

Di seguito trovate i numeri delle persone sottoposte a respingimento dalla fine di gennaio. Vogliamo ricordarvi che la nostra documentazione non è completa perché mancano le capacità per registrare tutte le persone che arrivano al posto di frontiera. Inoltre, è importante per noi non ridurre la situazione ai numeri, ma tenere presente che ogni “numero” è una persona con la sua storia e la sua vita:

                 Data/Persone Respinte/Uomini/Donne/ Bambini/Minori non accompagnati

Non possiamo e non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alla violazione quotidiana dei diritti umani e siamo solidali con le persone! No borders, No problems

Kesha Niya

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La forza delle gambe – Un aggiornamento sui minori sbarcati a Genova il 2 giugno

A seguito dell’articolo pubblicato la settimana scorsa sui minori sbarcati a Genova il 2 giugno, è arrivato alla redazione di Parolesulconfine un aggiornamento sul “trasferimento” degli stessi minori in altre città italiane, avvenuto proprio a ridosso dell’arrivo del Ministro degli Interni a Genova per l’esplosione dell’ultimo pilone del Ponte Morandi. 

Abbiamo deciso di pubblicare questo contributo al fine di mostrare quanto il diritto alla vita, in questo caso alla vita di minori, sia alla mercè di querelles politiche e mediatiche  orchestrate da coloro i quali violano essi stessi le leggi che vanno difendendo e istituendo. Botta e risposta, interviste, interrogazioni in Consiglio comunale: tanta confusione e nessuna presa di responsabilità, nessuna volontà di affrontare un problema che si è fatto vasto, al di là del breve spazio della durata delle attenzioni mediatiche e dell’eco delle dichiarazioni ad effetto. Far salire due minori su un Flixbus per Bologna senza accompagnamento è contro la legge – ma non lo è se nessuno li ha presi in carico come in questo caso. Non prendere in carico dei minori è contro la legge – ma non lo è se una presunta circolare del Viminale – di cui sembra si siano perse le tracce –  ne impedisce la presa in carico. Un servizio sociale che non prende in carico dei minori è contro la legge – ma non lo è se il Ministro degli Interni interviene personalmente e crea un’eccezione che poi presto diventerà una norma nel prossimo Decreto Immigrazione e Sicurezza.

A questo punto si possono fare alcune ipotesi su quello che accadrà: domani i minori verranno trasferiti a Bologna o in chissà quale altra città d’Italia, scortati dalla polizia per evitarne una nuova fuga. Verrà aperta un’indagine sulle strutture di accoglienza per i minori  così da spostare l’attenzione sul sistema di accoglienza a cui seguirà il solito balletto di chi attacca e chi difende. Verrà realizzato un nuovo regolamento per le strutture che accolgono minori stranieri non accompagnati contente ancora più restrizioni e ancora più dispositivi punitivi.

Queste sono previsioni non così lontane da quanto già abbiamo visto accadere negli anni passati. Nessun cambio di direzione quindi: il programma sicuritario sta solo erigendo altri piani ad un palazzo che ha visto porre le sue fondamenta nei decenni di neoliberismo e neocoloniasmo appena trascorsi e tutt’ora in corso. Decenni che in alcun modo possono cambiare segno, alla luce di un protagonismo – strumentale e viscido – di chi fino a ieri lavorava di gran lena a questo stesso cantiere.

Ma c’è chi continua a viaggiare in direzione ostinata e contraria, cercando di minare quel palazzo e svelare cosa si cela dietro a quelle pareti di vetro riflettente: a queste persone, pensiamo sia giusto e  sempre più necessario dare voce… a chi ha “la forza nelle gambe“.

 

La forza delle gambe. Resistenze

I minori stranieri non accompagnati trasferiti il 25 giugno in varie città italiane (Salerno, Bologna, Milano) si sono allontanati rapidamente dalle strutture di destinazione. In particolare due minori inseriti presso uno Sprar di Bologna hanno fatto ritorno a Genova il giorno 27 giugno. Sono stati indirizzati alla Questura, dove, a norma di legge e secondo la procedura, sono stati segnalati ai Servizi Sociali e inseriti presso la struttura di prima accoglienza Villa Canepa, perché è questo che succede quando un minore viene identificato sul territorio secondo l’art. 403 del Codice Civile: “Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato  o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”. La Pubblica Autorità in questione è il Sindaco e l’Assessorato competente all’assistenza dell’infanzia, che, legalmente parlando, termina al compimento del diciottesimo anno di età.

Ma i minori stranieri non accompagnati a Genova di questi tempi sono evidentemente “stranieri” ancorché “minori”, perché all’interrogazione urgente promossa dalla Consigliera del PD Cristina Lodi in data 27 giugno il Sig. Sindaco ha esplicitamente declinato la responsabilità sui minori sbarcati il 2 giugno, demandandola al Ministero dell’Interno. Questa e altre inesattezze espresse dal primo cittadino sono consultabili ai links https://www.facebook.com/149684422423391/posts/404256226966208/e https://www.youtube.com/watch?time_continue=17&v=TFCVNqq2TvM. In quella sede la Consigliera Lodi chiedeva conto di due argomenti:

  1. Perché il Sig. Sindaco in una dichiarazione del 2 giugno ai microfoni di Telenord (https://telenord.it/nave-migranti-a-genova-accolti-32-minori-non-accompagnati-bucci-polemiche-strumentali/) avesse dichiarato che la città avrebbe garantito accoglienza ai minorenni sbarcati dalla nave Cigala Fulgosi, almeno fino al diciottesimo anno di età e, a distanza di un mese scarso, ne disponesse il trasferimento in altre città;
  2. Se nei trasferimenti fosse stato garantito il principio del maggior benessere dei minori.

 

Alle domande il Sig. Sindaco risponde:

  1. Che si dovrebbe avere l’accortezza di riportare fedelmente le sue dichiarazioni. Peccato che l’assicurazione che i minori in questione sarebbero rimasti a Genova è perfettamente udibile dalla bocca dello stesso Sindaco nella citata dichiarazione a Telenord;
  2. Che i trasferimenti sono stati preceduti da valutazioni caso per caso. Falso: l’unico intervento lontanamente somigliante ad una valutazione è stata una telefonata da parte del funzionario comunale in cui si chiedeva: “I minori come stanno?”. Stop.

 

A proposito del principio del maggiore benessere del minore, i due minorenni tornati a Genova recavano con sé alcune immagini scattate e video girati nella struttura sprar bolognese, che qui alleghiamo, in modo che – molto onestamente – ognuno si possa fare un’idea della cura con cui la nostra amministrazione si occupa delle necessità dei minori a lei affidati dalla legge:

 

Da questa struttura i minori trasferiti si sono allontanati e due di essi, ingenuamente, hanno pensato che Genova potesse riaccoglierli o, semplicemente, potesse tener fede alla parola data. Ma così non è stato. In data 8 luglio, infatti, su richiesta dell’Assessorato alle Politiche Sociali, la struttura ospitante Villa Canepa è stata informata che i due minorenni avrebbero dovuto essere rimandati a Bologna via bus. Il funzionario di detto Assessorato si è premurato di accompagnarli al bus e si è poi prodotto in un ridicolo inseguimento, quando i due minori si sono dati alla fuga, contando sull’unica forza a loro disposizione: la forza delle gambe. Perché questa Amministrazione non li ha difesi, né li ha assistiti, violando la legge, pur essendo perfettamente a conoscenza delle condizioni di decadenza della struttura bolognese.

Un’ultima amara amenità. In Consiglio Comunale il Sig. Sindaco non ha mancato di lamentare le cosiddette “fughe” dei minori stranieri non accompagnati dalle strutture genovesi, alludendo ad una supposta incapacità delle stesse a svolgere correttamente il lavoro per cui sono pagate. Rendiamo conto al Sig. Sindaco che il lavoro per cui le strutture di accoglienza sono pagate è l’assistenza e l’integrazione e che quando un minore non fa ritorno in comunità, l’evento si definisce “allontanamento”, che poi le FF. OO. stabiliranno se di natura volontaria o meno. Se l’Amministrazione definisce “fuga” ciò che è allontanamento se ne possono trarre le seguenti deduzioni (alcune confortate da esplicite affermazioni dell’Assessora Fassio):

  1. Che le strutture di accoglienza per i minori sono limitanti della loro libertà: devono fare contenzione, non integrazione.
  2. Che l’Amministrazione non ha la benché minima considerazione della capacità di un minore (16/17 anni) migrante, proveniente da qualche migliaio di chilometri di distanza, reduce da un viaggio pluriennale, di autodeterminare il proprio progetto di vita, che non è scontato coincida con i nostri programmi di accoglienza.

Eppure l’Assessora Fassio sta lavorando affinché i minori stranieri non accompagnati non possano più circolare autonomamente in città e affinché le strutture di accoglienza li privino dei telefoni cellulari durante le ore notturne.

Qual è l’idea di accoglienza, tutela e integrazione che questa città sta sviluppando?

Quante limitazioni alle libertà personali siamo disposti ad accettare?

Ma per finire una nota di speranza, anzi no, di resistenza: perché questi non sono tempi di speranza, bensì di tenere duro, fare piccoli passi in avanti ed essere respinti dalla durezza dei cuori. Durante la vicenda legata allo sbarco dei minori del 2 giugno, alcuni di noi hanno fatto conoscenza con operatori di Save the Children operanti nel campo Roja di Ventimiglia. Da essi hanno appreso che molte volte e per molti mesi Save the Children aveva fatto richiesta di inserimento dei minori del campo presso le strutture sprar/siproimi di Genova, non ricevendo risposta. Finalmente il 5 luglio quattro minori sono stati inseriti in strutture adeguate in città. Piccoli passi, ma a noi bastano per continuare a difendere i diritti garantiti dalla legge e dal senso di umanità.

 

 

Che fine hanno fatto i minori sbarcati a Genova il 2 giugno?

Pubblichiamo un contributo, ricevuto ieri mattina, circa il “destino” dei 29 minori arrivati a Genova con la nave militare Fulgosi, il 2 giugno.

Pensiamo sia fondamentale farlo ora, nel mentre che la Sea Watch3 – dopo aver disegnato per 15 gg traiettorie impazzite di fronte a Lampedusa – nella giornata di mercoledì 26, ha deciso di forzare il blocco ed è entrata nel porto di Lampedusa. Ad ora mentre pubblichiamo l’imbarcazione è controllata da un dispositivo di “sicurezza” che ne impedisce lo sbarco di persone ridotte allo stremo delle forze e la capitana Carola Rackete viene accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra. Nel mentre che la Corte Europea per i diritti dell’uomo (CEDU) ha negato il ricorso. Nel mentre che una parte di società attiva ha passato parte della notte davanti alle Prefetture di tutta Italia. Nel mentre che alcuni lavoratori del porto di Genova scrivono un comunicato alla Sea Watch3 per rendersi disponibili ad aiutarla, nel caso in cui volesse puntare dritta verso il porto della nostra città.

Quale strategia si nasconde dietro la scelta del Ministro dell’Interno di far arrivare la Fulgosi a Genova il 2 giugno e negare l’approdo alla Sea Watch 3? Complimentandosi con la CEDU per la decisione di non accettare la richiesta di approdo?

Nei giorni precedenti alla festa della Repubblica, Genova ha mostrato di non avere più paura e la piazza del 23 maggio, contro l’autorizzazione al presidio di Casa Pound, l’ha dimostrato[1]. Il blocco della Bahri Yanbu, che trasportava armi destinate all’Arabia Saudita da usare contro il popolo yemenita, l’ha dimostrato[2]– “CHIUDIAMO I PORTI ALLE ARMI”. Il corteo del 6 aprile in risposta all’arrivo di Salvini – “CHIUDIAMO I PORTI AI RAZZISTI” – l’ha dimostrato.

Risulta così abbastanza chiaro come mai Salvini decide che Genova sarà la citta destinata ad accogliere i naufraghi della Fulgosi, salvati 4 giorni prima davanti alle coste libiche. Genova? Che dista non sappiamo quante miglia dalla Libia – 4 giorni di navigazione -, mentre la Sea Watch3, da 15 gg in mare di fronte all’isola di Lampedusa, ha ricevuto il divieto ad attraccare. Chi decide di lasciar vivere e far morire è abbastanza chiaro ormai. 

Ma torniamo ai 29 minorenni arrivati a Genova – Salvini dichiarerà:

«Sulla nave “la situazione” è positiva. Ci abbiamo lavorato giorno e notte in silenzio e a carico degli italiani non rimarrà neanche un immigrato, perché verranno ripartiti tra Paesi europei. Ringrazio i vescovi italiani per la disponibilità, non a parole ma nei fatti».

Il 28 giugno, cioè domani, il Ministro degli Interni arriverà a Genova per l’esplosione dell’ultimo pilone del Ponte Morandi, e due giorni fa tutti i minorenni sono stati “ridistribuiti” sul territorio nazionale. A noi nulla importa che Salvini non abbia prestato “onore” alla sua parola di ripartirli tra i paesi Europei.

Per noi è fondamentale lasciare il racconto nelle mani di chi ne ha vissuto la deportazione, con il suo coraggio e la sua rabbia che dev’essere il coraggio e la rabbia di tutti e tutte.

 

Che fine hanno fatto i minori sbarcati il 2 giugno?

Politiche nazionali e locali sulla non tutela dei minorenni

 

Il giorno 02.06.2019 sono sbarcati 29 minori stranieri non accompagnati dalla nave della marina militare Cigala Fulgosi e sono stati inseriti presso diverse strutture accreditate nel Comune di Genova, alcune delle quali aderenti al progetto sprar/siproimi, cioè a quel progetto espressamente dedicato all’accoglienza e integrazione dei minori.

Ad un primo esame i minori sbarcati (degli adulti non saprei dire, tanto velocemente sono stati trasferiti in Lazio) erano piuttosto lontani dall’immagine dei migranti ben tenuti e telefonomuniti della propaganda usuale. Molti di loro non avevano idea di dove fossero e, una volta giunti alle strutture di destinazione, chiedevano l’ora, avendo evidentemente perso la cognizione del tempo. Alcuni di loro, almeno quelli che ricordavano un numero di telefono, hanno potuto contattare la famiglia dagli uffici delle comunità: Maman! C’est moi, je suis en vie. Je suis en Italie!

Le immediate prese di posizione da parte dell’amministrazione comunale sono state quantomeno ambigue: dapprima il consigliere Gambino e la speranza da lui espressa che dei migranti sbarcati non ne rimanesse in città nemmeno uno; le proteste dei rappresentati del Partito Democratico cittadino; le dichiarazioni del sindaco Bucci a Telenord che almeno i minori sarebbero rimasti nelle strutture genovesi[3]. Sopra tutte le parole e le opinioni sempre presente la promessa del ministro dell’Interno: nessuno dei migranti (quindi nemmeno i minori?) avrebbe gravato sui contribuenti genovesi (e in che modo, del resto, visto che le rette per i minori stranieri non accompagnati inseriti presso una struttura sprar provengono per l’85,71% dai fondi messi a disposizione dal Servizio Centrale di Roma?).

Gli operatori delle strutture che hanno accolto i minori sbarcati dalla nave Cigala Fulgosi si sono accorti ben presto che qualcosa non andava nel meccanismo, per altro già da anni collaudato, dell’accoglienza. Le strutture sprar non hanno potuto segnalare al Servizio Centrale la presenza dei minori al loro interno; il servizio sociale del Comune non ha potuto operare alcuna presa in carico; le tutele decretate dal Tribunale dei Minorenni di Genova erano in carico alla Direzione Politiche Sociali e all’Assessora Francesca Fassio; le deleghe necessarie ai responsabili delle strutture per avviare le necessarie pratiche amministrative in favore dei minorenni non sono state concesse.

Proprio i decreti di tutela emessi dal tribunale a una settimana dallo sbarco dei minori recano traccia di una esplicita “comunicazione del Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, dalla quale risulta che a breve il minore verrà trasferito in struttura sita in diverso distretto del territorio nazionale”. Di questa comunicazione, tuttavia, non è dato prenderne visione diretta.

Il giorno 24 giugno le strutture coinvolte hanno ricevuto comunicazione dell’imminente trasferimento di tutti i minori sbarcati il 2 giugno, previsto per il giorno 25. Solo due minori molto piccoli e due ragazze in stato interessante non sono stati coinvolti dal trasferimento.

E così il 25 giugno i minori della nave Cigala Fulgosi, dopo essere stati raccolti al largo di Lampedusa, aver visto l’Italia via mare da sud a nord nella sua interezza, aver iniziato un timido approccio al territorio, aver condiviso un mese di vita in compagnia di altri ragazzi, sono stati fatti salire con minimo preavviso (ma tanto che cambia loro?) su pulmini e trasferiti in altre città italiane, potendo godere dell’indubbio privilegio di conoscere l’Italia anche lungo le sue autostrade.Diversamente da quanto dichiarato a caldo dal Sindaco Bucci, cioè che i minorenni sarebbero stati accolti nelle strutture genovesi preposte, il loro mese di permanenza nella nostra città è stato più simile ad un parcheggio che ad un’accoglienza strutturata.

Ma a questo punto, che la storia è finita, qualche domanda resta: perché se il Comune di Genova aveva 14 posti sprar (e quindi non direttamente a carico del contribuente genovese) liberi almeno 14 dei minori sbarcati il 2 giugno non sono rimasti in città? C’è qualcosa che non va nel modo di lavorare di professionisti che da anni si dedicano all’integrazione dei minori stranieri a Genova? Oppure la posta in gioco era soltanto politica, appesa alle parole del ministro dell’Interno che, per qualche motivo sicuramente slegato dal principio del maggior benessere del minore, prometteva di dare alla città soltanto il disturbo delle operazioni in calata Bettolo e niente più? Nel qual caso vorrei dichiarare che mi disturba assai più essere un professionista dell’educazione e dell’integrazione e rispondere supinamente alla richiesta di spostare minorenni come fossero cose. Ancora un volta abbiamo perso in Italia l’occasione di trattare gli esseri umani come fini e non come mezzi.

Buon viaggio, allora, ragazzi. Una nave vi ha fatto vedere in lungo in largo le coste di questo Bel Paese abitato da gente discutibile. Ora rifarete più o meno a ritroso lo stesso viaggio lungo le autostrade dell’estate.

[1]https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/23/genova-antifascisti-contro-il-presidio-di-casapound-tre-feriti-e-due-fermati-negli-scontri-con-la-polizia/5202761/

[2]https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/20/genova-lo-sciopero-dei-portuali-blocca-la-nave-saudita-carica-di-armi-da-qui-non-ripartono-fumogeni-contro-il-cargo/5192421/

[3]https://telenord.it/nave-migranti-a-genova-accolti-32-minori-non-accompagnati-bucci-polemiche-strumentali/