Italia-Francia… e migranti: tra i due litiganti, il terzo muore

Italia-Francia diventa un’espressione unica in questi giorni vibranti di tensioni, ricatti e giochi politici. Italia-Francia è un binomio che tiene insieme, in pochi mesi, un viaggio che parte dall’acclamata squadra mista di gendarmi e polizia “per la sicurezza transfrontaliera” per arrivare in picchiata alle velenose dichiarazioni delle ultime ore.

In tempi ormai sospetti e guasti, Italia-Francia suona come una minaccia di guerra.

Migranti, crisi Italia-Francia. Meloni: “non siamo più in grado di occuparcene”; Crisi Italia-Francia, in arrivo altre misure di ritorsione; Scontro tra l’Italia e la Francia, Parigi blinda i confini 500 agenti alla frontiera; Migranti, scontro aperto Italia-Francia; La crisi diplomatica tra Italia e Francia per la nave Ocean Viking.  Questo è ciò che stanno scrivendo in queste ore di litigiosa contesa geopolitica tutte le testate giornalistiche di qualsiasi schieramento politico. (1,2,3,4,5)

Ecco: povera Italia quindi. Ma soprattutto, poveri italiani…  Addirittura, su queste sponde italiche di rivoltamenti narrativi di convenienza, siamo riusciti a raggiungere nelle ultime dichiarazioni lo stadio del ‘poveri migranti!’ (che però non dovete sbarcare, crepate pure in mare, anzi gli uomini li rimandiamo direttamente in Libia perchè la pacchia è finita ).

Quello che accade è spiacevole, ma quello che si dice ha dell’incredibile.

In queste bieche ore di faide internazionali e minacce politiche, si stanno scalando inedite vette di ipocrisia, mentre si scava a piene mani dagli abissi più profondi dell’indecenza umana.

Una prima riflessione, per chi conosce Ventimiglia e le sue dinamiche di frontiera, è che una dichiarazione francese che annuncia torva la blindatura dei confini fa ridere. Una risata amara e lunga come la lista delle persone decedute a Ventimiglia nel tentativo di attraversare il confine dal 2015 ad oggi. Già, quante sono le persone morte sul confine Italia-Francia a Ventimiglia? C’è qualcuno che lo sa? Forse trenta. Forse quaranta. Probabilmente di più.

Era così aperto e accogliente prima questo confine, con la legione straniera con cani e infrarossi sui monti, i pattuglioni nelle stazioni francesi coi piedi di porco in una mano e i gas lacrimogeni nell’altra, i checkpoint lungo le strade e le autostrade, le detenzioni per donne uomini e bambini per ore infinite senza acqua e cibo in scatole di metallo, ma era così una festa che la gente decideva da sola di finire precipitata nei dirupi che portano in Francia, travolta sulle autostrade, bruciata sui tetti dei treni francesi.

L’ultima vita rubata dal confine Italia-Francia è quella di Ahmed Safi, diciannove anni, investito lunedì 7 novembre da tre diversi automezzi presso il casello autostradale che divide Italia-Francia: un corpo distrutto a causa di questo confine e raccattato in un macabro simbolismo proprio sulla linea della frontiera.

Che se non dicevano due giorni fa che vogliono blindarla, sta frontiera Italia-Francia, allora mica la gente se ne era accorta che si rischia l’osso del collo per raggiungere quella desiderata libertà in Europa.

Una seconda ovvia riflessione sorge leggendo certe grottesche dichiarazioni di certi amministratori regionali che scelgono, nel dubbio di un momento già abbastanza sinistro di per sé, di rincarare la dose di follia sostenendo che la gente che migra muoia di fame per strada a Ventimiglia per colpa della Francia.

A prescindere dai tuonanti titoli dei giornali e dalle scornate che si danno i politici italiani e i cugini d’Oltralpe in queste ore, quale che sia la posta in gioco nelle beghe per l’egemonia in Europa, il governo Italiano avrebbe il dovere di adoperarsi in ogni modo possibile per evitare che la gente finisca a morire lentamente, spegnendosi lungo i marciapiedi di una città.

Un dovere umano prima ancora che politico. E invece è proprio nell’anno del rinnovo della presidenza di regione di un certo personaggio, che oggi si straccia le vesti per i poveri migranti che languono nelle vie della città di confine, che si è deciso di sbaraccare qualsiasi centro d’accoglienza e ristoro per le persone in viaggio verso l’Europa: dal 2020 non c’è trippa per gatti, eppure gli oltraggiosi francesi erano, all’epoca, validi alleati per la sicurezza del territorio.

Per chiarezza: la gente moriva in strada col Pd (non ci si dimenticherà mai del divieto di portare da mangiare a chi aveva fame) come con la Lega. Con chiunque a qualsiasi livello politico, dagli amministratori locali agli apici delle posizioni in parlamento, negli ultimi sette anni la gente ha perso la vita certamente camminando sul confine, così come ha perso la vita nelle strade di Ventimiglia. Con Fratelli d’Italia, che il cielo scampi la popolazione migrante, le persone continueranno a morire in strada di fame, di freddo, di infarto, di abbandono, di malattie, annegate lungo il fiume dove sono costrette a dormire senza altre soluzioni. Queste sono responsabilità tutte nostrane, checchè abbia la faccia tosta di dichiarare chi è presidente per la regione Liguria, per ironia o forse no, proprio dal 2015.

È obiettivamente agghiacciante e impossibile prendere le parti di uno o dell’altro paese in questo rombare di accuse reciproche. Fate tutti veramente schifo, diciamolo un po’ fuori dai denti. Diciamolo serenamente che tra i due litiganti il terzo non gode, e chi ha sempre e da sempre pagato il conto più amaro è proprio la gente senza un documento europeo che viene dall’Africa e dal Medio Oriente.

Gente che viene definita “clandestini” quando serve alla politica italiana per far mambassa di voti per i partiti di estrema destra e che viene definita “persone che cercano solo di ricongiungersi ai parenti” quando bisogna fomentare il popolo, elmo di Scipio ben stretto sulla testa, a scagliarsi contro i nemici francesi.

Italia-Francia suona come una minaccia di guerra e in ogni guerra fatta a regola a versare il sangue è il capro espiatorio che si butta là davanti nel tritacarne: le persone migranti. Mentre chi dietro tiene le poltrone ci sprofonda saldamente ancora più dentro.

Inumani lo siete tutti, inumani e perversi, e fa veramente disgusto il modo in cui da anni riuscite a utilizzare i corpi e le vite delle persone per fare i vostri teatri di politica, le gazzarre elettorali italiane e i circhi dell’ipocrisia europea. Mentre fate a chi strilla più forte per potere e per soldi, per rivalsa e per orgoglio, la gente continua a camminare, a scappare da guerre, povertà, persecuzioni, cambiamenti climatici, mancanza di chance e prospettive di vita soddisfacenti. Le persone arrivano a centinaia al mese lungo il confine di Ventimiglia. A centinaia vengono catturate, vessate, rinchiuse e umiliate. Dalle polizie di qui come dalle polizie di là. Con o senza rinforzi di ulteriore gendarmeria, che essere fermati da quindici o trenta divise forse fa oggettivamente più brutto, ma il risultato è che le persone vengono comunque bloccate a morire nel corpo e nelle speranze nelle strade di un’Italia che dice che “non ce la fa”, ma che effettivamente nemmeno vuole provare a farcela.

Perchè infine bisogna dire anche che al confine di Ventimiglia continuano ad arrivare tante persone che sono appena sbarcate da queste navi di soccorso che fanno rizzare altre piume e scuotere altre scornate, quante altrettante (e negli ultimi anni sempre di più) sono quelle che stanno scappando da un’Italia in cui non riescono a trovare un proprio posto e continuano a rimbalzare contro muri di gomma e di razzismo fino a uscire di senno, suicidarsi o correre il rischio di perdere la vita per valicare questo confine maledetto che riempie la bocca di giornali, opinionisti e politici che di cosa sia la guerra per sopravvivere a Ventimiglia, che cosa sia la sfida a non soccombere a Italia-Francia, ma non ne hanno la più pallida idea.

Non importa quale sia la situazione, non arrenderti

Non arrenderti. Un messaggio e un disegno raccontano il dispositivo stritolante del confine, invitando alla resistenza. Pubblichiamo la testimonianza che una delle persone in viaggio ha lasciato presso la postazione del collettivo Kesha Niya.

Il collettivo Kesha Niya è attivo alla frontiera di Ventimiglia dalla primavera del 2017 dove fornisce quotidianamente cibo e sostegno alle persone migranti che tentano di attraversarla. A questo link potete leggere l’ultima traduzione del loro report mensile.

“Se non si riesce a pianificare, si pianifica il fallimento. Nella vita non si trova tutto quello che si merita. Ci sono molti tipi di persone in questa vita. Alcune ti insegneranno. Alcune ti distruggeranno.
È molto difficile trovare dei veri amici che ti amino e si fidino di te. Non dipendere mai da nessuno. Mai amare troppo e mai fidarsi troppo.

In questo universo alcuni paesi predicano l’amore ma non lo praticano. Io rispetto l’America, l’Europa – non hanno amore per i neri.
Tenere qualcuno nel tuo paese per un numero indefinito di anni senza documenti è frustrante.
Alcuni dei miei amici sono morti per mancanza di documenti. Perdono la concentrazione. La cosa migliore che si può fare per i meno privilegiati: fare. E lasciare il resto a Dio.
Amo gli italiani – solo che vedono l’immigrato come un animale. Nell’altro mondo prego di non essere testimone degli italiani.

Sono davvero triste mentre scrivo questo dopo che mi hanno dato 2 negativi [sulla richiesta d’asilo]. Mi chiedono di lasciare il loro paese, il che non è buono. Mi sento frustrato mentre scrivo queste cose.

Non importa quale sia la situazione, non arrenderti.”  19 gennaio 2021.

Questa è una storia che qualcuno ha deciso di condividere con noi in un libro che abbiamo iniziato a tenere alla frontiera. Le persone lasciano messaggi in inglese, francese, arabo,… Altre hanno lasciato immagini che hanno disegnato.

Le ultime settimane sono state in molti modi piene di storie e di piccoli cambiamenti.

È bello stare insieme nel nostro posto di lavoro, nonostante il lungo e duro viaggio che la gente non ha mai scelto di fare. Sappiamo che tuttə attraversano questa frontiera, ci possono volere 5, 6, 7 volte o più, a seconda della strada che riescono a scegliere, ma alla fine continuano il loro cammino verso il paese dove vogliono vivere, dove vogliono ottenere documenti e stabilirsi.

Le lotte continuano: essere Dublinati (soggetti al Regolamento di Dublino ndt), spesso in Italia, in Grecia o in un paese balcanico, permette all’Europa di dire loro dove devono e non devono stare. E senza supporto legale è un’altra giungla, quella della burocrazia e della perdita delle possibilità che hanno, in un determinato lasso di tempo, per reagire sulle procedure dei documenti e fare ricorso su una decisione.

Non importa dove ti trovi: non c’è bisogno di essere alla frontiera per essere coinvoltə. In tutti i paesi europei, gruppi auto-organizzati sostengono le persone con consulenza legale e le accompagnano agli appuntamenti, per colmare principalmente il vuoto di una lingua mancante e per essere lì nel caso in cui qualcuno si perda. Per assicurarsi che i diritti delle persone siano garantiti, non ignorati o spiegati in modo non corretto, come sappiamo succede facilmente. Siamo sicurə che voi che leggete questo testo siate in un modo o nell’altro già attivi o stiate progettando di farlo, in qualsiasi modo.

Mandiamo un po’ d’amore a voi, a tuttə quellə che abbiamo incontrato qui nel loro viaggio, a tuttə quellə che arriveranno ancora. Siamo noi a creare le condizioni di vita in paesi sfruttati e politicamente condizionati, in queste condizioni altre persone trovano spesso la ragione per partire – e siamo noi a creare le condizioni di vita e la solidarietà che tuttə trovano qui.

– Ciao da Kesha Niyas!
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La dignità umana e i diritti fondamentali dimenticati

Pubblichiamo la traduzione del report di gennaio 2021 del collettivo Kesha Niya, presente alla frontiera di Ventimiglia dal 2017. Il report contiene nuovi resoconti sull’ordinaria amministrazione volta a reprimere i diritti fondamentali e la dignità umana. Potete leggere la traduzione dei precedenti report a questi link: 17 dicembre 2020, 27 dicembre 2020

Il nostro rapporto, finalmente!

Alcune parole sulla dignità umana alla frontiera franco-italiana, gennaio 2021.

Il nuovo anno è iniziato e l’inverno continua.

Da quando vediamo più freddo e giorni e notti di pioggia, dal momento che le persone devono adattarsi, il nostro posto di lavoro alla frontiera sta cambiando come il tempo. Soprattutto visto che questo è il primo anno dal 2016 senza un campo dove stare, le persone in viaggio usano gli spazi sicuri che trovano per dormire ogni volta che possono. Questo include il nostro spazio di lavoro 1 km prima della frontiera francese, direttamente accanto alla strada principale che porta dal confine a Ventimiglia.

Oltre all’accesso a cibo, bevande, assistenza medica e informazioni, da dicembre siamo in grado di dare vestiti, coperte e sacchi a pelo ogni giorno. Questo è reso possibile grazie alle costanti donazioni e risorse portate dai nostri volontari provenienti da diversi paesi e dalle persone del posto!

Ora vediamo ogni notte alcune persone che dormono alla “colazione” perché non hanno altro posto dove andare e aspettano il nostro ritorno al mattino. Altri rimangono per la notte per continuare il loro cammino la mattina presto.

Tutto questo accade proprio accanto alla strada principale che porta dal confine francese a Ventimiglia. Altre persone continuano a scegliere la spiaggia di Ventimiglia, lo spazio sotto il ponte, le case vuote o i posti vicini alla stazione ferroviaria.

Per noi significa più manutenzione dello spazio per tenerlo pulito. Le persone che pernottano lasciano coperte, vestiti e bagagli per non essere ostacolate quando cercheranno di riattraversare il confine italo-francese.

Come reazione alle notti gelide e all’essere costantemente esposti alle temperature esterne, anche nella stazione di polizia (francese ndt) dove rimangono per almeno 12 ore durante le ore notturne, la gente accende fuochi a partire dalla sera fino alla mattina. Non necessariamente presso il nostro spazio, ma in tutti i luoghi di pernottamento a breve termine della città. Due giorni fa è scoppiato un incendio a Ventimiglia a causa di una persona che ha acceso un fuoco per tenere lontano il freddo

Tutto questo ha portato la polizia a fermarsi per diversi giorni per ricordarci di smontare il nostro telo per riparare dalla pioggia, di spegnere i fuochi al mattino e di ripulire lo spazio. Sembrano esserci infinite risorse per controllare noi e quello che dovremmo fare, mentre noi cerchiamo di usare le nostre risorse in una situazione in cui il governo italiano e francese (come qualsiasi altro governo europeo) non sembrano avere alcun interesse a soddisfare i più elementari bisogni degli esseri umani.

Questo dovrebbe essere il lavoro di stranier*, per lo più giovani che vengono a lavorare in nome di Kesha Niya nella zona? Persone che sono per lo più senza adeguate pause o sonno ma sono fortemente impegnate in quello che è solo un piccolo pezzo di supporto proposto a tutt* coloro che si trovano in un viaggio ignorante e violento attraverso l’Europa, anonimo, in un sistema che non riconosce come viv* chi non ha il documento giusto?

Questo non dovrebbe essere il nostro posto. La lotta delle persone dovrebbe essere di tutt*, ma soprattutto di coloro che hanno accettato di assumersi la responsabilità del loro paese, comprese le persone che hanno scelto di entrare in questa terra alla ricerca di qualcosa. Le organizzazioni di base, gli persone locali attive, ONG etc. stanno sostituendo il governo dove fallisce nel reagire. Dove inoltre sceglie attivamente di violare i diritti fissati nella propria stessa legge, e dove viola la dignità umana.

Alcuni resoconti più concreti:

Dopo essere stati catturati sui treni, in auto o camminando da qualche parte, le persone vengono messe nella stazione di polizia (francese ndt) in piccoli spazi che chiamiamo “container”. Non possono usare il loro diritto di chiedere asilo in Francia, ogni diritto che dovrebbero avere è ignorato. Vengono trattenuti per alcune ore durante il giorno e poi solo rimandati indietro, e se prese tra le 6 del pomeriggio e le 7 del mattino, sono trattenute tutta la notte. Spesso, sono trattenute da 12 a 17 ore fino a un giorno intero.

Ora improvvisamente in tre giorni diversi delle persone ci hanno riferito di essere state in stazione per 48 ore (!). 5 persone hanno riferito di essere state trattenute per due giorni interi il 28 dicembre, il 2 e il 7 gennaio. Come chiunque altro, senza cibo, acqua, servizi igienici, coperte, un posto per dormire, assistenza medica. A temperature esterne, in un posto che costruito con pietre e metallo.

Il 29 dicembre, un gruppo di giovani ragazzi riferisce di essere stato catturato di notte in un camion che andava in Francia. Dopo essere stati fermati, la polizia scrive numeri da 1 a 5 sulle loro mani per distinguerli. Quando arrivano, possiamo ancora vedere i numeri sulle loro mani.

Il 30 dicembre: 5 ragazzi vengono arrestati dalla polizia. Vengono messi sui sedili posteriori vengono messi sui sedili posteriori di una macchina della polizia, tutti e 5 insieme. Quando chiedono di avere più spazio, la polizia risponde che sono venuti tutti insieme dall’Africa, schiacciati in una piccola barca, quindi non dovrebbe essere un problema.

Il primo gennaio, una persona viene controllata mentre piove, davanti a un edificio. Chiede di essere controllato all’interno, in uno spazio asciutto. La polizia lo picchia per questa richiesta.

Parliamo con un uomo che è già in procedura d’asilo in Francia. L’8 gennaio, la polizia prende il suo documento che prova il suo status e non glielo restituisce.

Di seguito, trovate i numeri delle ultime due settimane che abbiamo contato alla frontiera. Questi numeri sono abbastanza precisi per tutt* coloro che sono stati accolti a colazione, dal momento che quasi tutte le persone che sono state respinte dalla Francia in Italia passeranno del tempo al nostro punto di frontiera.

Nella settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio, abbiamo incontrato solo 222 persone alla frontiera, di cui 190 respinti e 32 provenienti da altri posti nei dintorni per mangiare e chiacchierare. È un numero molto basso, perché è stato per difficile in questo periodo viaggiare all’interno dell’Italia, e le regioni italiane sono state chiuse durante la zona rossa per il Covid 19.
Di queste 222 persone, abbiamo contato solo una donna e due minori.

Nella settimana dal 4 gennaio al 10 gennaio, tutto stava tornando alla normalità con numeri che erano significativamente più alti. Abbiamo contato 603 persone, di cui 518 respinte e 85 provenienti da luoghi diversi. Di tutti questi, 41 erano donne, 17 bambini e almeno 10 minorenni, ma non abbiamo potuto tenere traccia di tutti i minorenni questa settimana. Il numero più alto di persone arrivate in un giorno è stato 158.

Ricordate che il numero di individui effettivamente respinti è molto più basso, dal momento che le persone ci riprovano e vengono arrestate per diversi giorni e noi non le incontriamo quasi mai solo una volta.

Siamo felici di essere di nuovo un alto numero di volontari, dato che il numero di persone al confine aumenta rapidamente. Anche le forze di polizia sono tornate alla normalità. Possiamo continuare bene il nostro lavoro e avremo capacità anche di essere più presenti a Ventimiglia e nella zona, per controllare come stanno le persone che sono appena arrivate o sono bloccate da qualche parte senza via d’uscita.

Medici senza frontiere ha appena pubblicato un mini documentario e un breve rapporto su diverse regioni di confine tra l’Italia e la Francia. Vale la pena guardarlo e tradurlo (dall’italiano all’inglese e/o francese ndt) dal momento che e disponibile solo italiano. Potete trovarlo qui:

Se siete interessati ad altra merda che sta succedendo in Italia, eccovi serviti con un nuovo rapporto di “Are you syrious?” sui campi di espulsione CPR italiani.

Come sempre – se avete letto fino a qui, grazie a voi personalmente per il vostro interesse e supporto
Potete contattarci e attivarvi per la regione qui in qualsiasi modo vi sia possibile.

Per favore utilizzate la nostra pagina Facebook o le nostre e-mail. Ulteriori informazioni di seguito.

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Violenza della polizia al confine francese/italiano – seconda parte

Proponiamo la seconda traduzione dell’ultimo aggiornamento dei Kesha Niya sulla violenza della polizia al confine di Ventimiglia del 27 dicembre.

Violenza della polizia al confine italo-francese, tra Ventimiglia e Mentone

Abbiamo ascoltato una quantità impressionante di storie di violenza in questa settimana di Natale. La cronaca verrà riportata alla fine di questo post.

Questo post non aggiunge nulla di nuovo, né di positivo; abbiamo riassunto le violenze che si verificano regolarmente sui treni tra Ventimiglia e Mentone e nella stazione di polizia della polizia di frontiera francese molte volte in passato.

Questo post è, ancora una volta, per aumentare la consapevolezza e la rabbia – è l’unico modo per condividere ciò che le vittime di questa violenza condividono con noi, ciò che, altrimenti, resta invisibile.

Speriamo che questo testo raggiunga le persone della zona e di entrambi i paesi interessati.

Individui appartenenti alla polizia e alle forze dell’ordine hanno deciso in ogni episodio raccontato di violare attivamente i diritti delle persone e di far loro del male fisicamente e mentalmente.

Perché abbiamo sentito parlare di pestaggi e botte alle persone e di lacrime versate quasi ogni giorno tra il 21 e il 27 dicembre?

Non c’è una risposta chiara, ma è sicuramente più facile agire illegalmente nei treni pubblici quando non c’è nessuno in giro a causa delle misure legate al Coronavirus e delle festività natalizie. La maggior parte dei treni sono stati quasi completamente vuoti in questi ultimi giorni.

La mancanza di coordinamento dei migranti non dà a nessuno il diritto alla violenza. Questa è frutto del modo di agire delle forze dell’ordine che operano nella zona, le quali sanno che  queste modalità non hanno avuto conseguenze negli ultimi quattro anni.

Vi invitiamo a condividere e a diffondere il più possibile queste informazioni, così come siete i benvenuti se volete unirvi a noi o sostenerci come volete e potete.

Per una panoramica e maggiori dettagli sul nostro lavoro nell’area, leggete il nostro ultimo rapporto del 17 dicembre. (Tradotto da Parole sul Confine a questo link).

Amore e rabbia in questi giorni – il Colettivo Kesha Niya

Riassumendo, gli incidenti degli ultimi giorni:

22 dicembre

6 uomini nei container della stazione di polizia francese sono stati colpiti con gas lacrimogeni. Lo spazio è piccolo e non c’è posto per fuggire. Gli uomini hanno gridato chiedendo di poter uscire perché non riuscivano a respirare. Nessuno ha risposto. Sono stati lasciati rinchiusi, con difficoltà a respirare, per le seguenti ore.

Un uomo si nasconde nei bagni del treno mentre va in Francia. Poiché non apre durante un controllo della polizia, la polizia francese apre la porta con un piede di porco metallico e picchia l’uomo sulla testa e sul corpo. Gettano anche del gas lacrimogeno all’interno, che gli arriva in faccia e direttamente al naso,  facendogli perdere conoscenza. Più tardi, quando lo incontriamo, ci dice che ha problemi di cuore e che per lui quel trattamento era molto pericoloso. Non ci sono state cure mediche, è stato portato alla stazione di polizia e alla fine è stato respinto in Italia.

Un adolescente è stato arrestato alla stazione di polizia. Prima di essere rimandato in Italia, un agente di polizia francese passa molto tempo (almeno 30 minuti) per insultarlo. Dice cose come “Dégage toi, ici c’est mon pays”. (Vattene, questo è il mio paese).

Quando il giovane si dichiara minorenne e dice di essere nato nel 2003, il poliziotto ride di lui e gli dice che non è l’età che scriverà sul foglio negandogli l’ingresso in Francia. Questo è successo a tutti i minori di 18 anni che incontriamo.

23 dicembre

A un uomo viene chiesto di lasciare le impronte digitali nella stazione di polizia italiana. Spiega che le sue impronte sono già state rilevate a Lampedusa e che dovrebbero controllare il sistema. La polizia lo riconosce dal giorno prima, si arrabbia e lo picchia in testa, allo stomaco e alla gamba.

Due uomini vengono colpiti con il gas lacrimogeno dalla polizia francese.

25 dicembre

Alcune persone si nascondono nel gabinetto del treno. La polizia francese apre la porta con un piede di porco di metallo e getta subito dei lacrimogeni all’interno. Nessuno riesce a respirare e cercano di uscire. Nel frattempo, un uomo cade a terra. Un altro uomo viene spinto in un angolo dalla polizia.

26 dicembre

Due uomini si nascondono nel bagno del treno. La polizia francese apre la porta con un piede di porco di metallo e li picchia.

Sono storie che sentiamo ogni giorno

 

Violenza della polizia al confine francese/italiano – prima parte

Proponiamo la traduzione – in due parti – degli ultimi aggiornamenti dei Kesha Niya che descrivono la situazione al confine tra Italia e Francia.

Il primo è stato scritto il 17 dicembre 

Questa è la situazione al confine tra Italia e Francia, dove centinaia di persone sono ostacolate nell’attraversare il confine e sono lasciate sole senza cure di base, trattenute con la violazione del loro diritto di circolare liberamente, con violenze da parte di agenti di polizia e pregiudizi degli abitanti locali.

Tutto questo accade da 5 anni ormai. Questo report è un aggiornamento sulla situazione e sul nostro lavoro poco prima di Natale 2020, durante una pandemia di Corona che non si ferma davanti alle persone vulnerabili per le strade.

Ti invitiamo a condividere!

Ora è ufficiale: la procedura che la polizia francese ha seguito negli ultimi anni è stata dichiarata illegale.
Da quando i flussi migratori hanno iniziato a passare dall’Italia alla Francia, il modo usuale per respingere le persone tramite la polizia di frontiera francese era impedire loro di entrare in Francia.Le persone dopo essere state bloccate sul lato francese in treno, in montagna o per le strade delle città fino a 30 km dopo il confine (Mentone, Monaco, Nizza, …), vengono rinchiuse in un “container” durante la notte o per diverse ore durante il giorno e infine rimandate in Italia con il “refus d’entrée” (un documento che dice solo che l’ingresso è stato negato a questa persona). Il 27 novembre il Conseil d’Etat, la più alta corte francese, ha deciso che questa procedura non sta seguendo le leggi europee, poiché il confine in questione è un confine interno dei paesi Schengen, non esterno. Ciò significa che impedire alle persone di attraversare questo confine (consegnando un refus d’entrée senza ulteriori comunicazioni o la possibilità di chiedere asilo) non ha alcun fondamento giuridico.
Dopo questo pronunciamento ci aspettavamo che ci fossero cambiamenti nel modo in cui le forze statali lavorano e reagiscono, ma non è successo. Abbiamo iniziato a raccogliere le foto del “refus d’entrée” che le persone hanno ricevuto da quando il tribunale ha deciso sullo status illegale di questi documenti. Non sono diminuiti o cambiati, e nemmeno i controlli delle persone in arrivo. Stiamo monitorando questo trattamento, in modo che in futuro ci siano prove per un’azione legale contro la polizia di frontiera francese.

Se ci saranno conseguenze sulla base della decisione del tribunale, vi faremo sapere.

Inoltre il Conseil d’Etat è intervenuto sulle attività della polizia di frontiera francese in quest’area: è stato, infatti, sanzionata la negazione dei diritti francesi ed europei che le persone dovrebbero avere nei “container” (luoghi per trattenere le persone presso la stazione di polizia francese al confine).

Tutti coloro che vengono al nostro posto di accoglienza al confine sono stati trattenuti per diverse ore durante il giorno o per tutta la notte (tempi che vanno fino a 24 ore, mentre ufficialmente non devono essere più di 4 ore). Viene ignorato l’accesso ai servizi a cui hanno diritto: cibo, bevande, cure mediche, servizi igienici, traduzione, contatto con le loro famiglie e altro ancora. I container sono realizzati in metallo e pietra e hanno quindi la medesima temperatura esterna.

Due organizzazioni francesi, Anafe (supporto legale) e Medecins du Monde (supporto medico), si sono battute per ottenere il permesso di entrare nella stazione (stazione di polizia di frontiera francese, dove le persone vengono detenute nei container ndt). Finora, questo è stato negato. Il 30 novembre, il tribunale amministrativo di Nizza ha sanzionato questo rifiuto da parte della prefettura di Nizza. La prefettura ha ora 30 giorni per rivalutare la richiesta. In passato sono state apportate modifiche per impedire l’ingresso di persone esterne, come dichiarare il container uno “spazio sicuro”. Ci auguriamo che Médécins du Monde e Anafé possano entrare in futuro e monitorare la situazione all’interno.

Vi daremo un aggiornamento all’inizio di gennaio!

Entrambe le decisioni ci hanno dato forza nel nostro lavoro. Adesso esiste un fondamento legale contro le cose contro cui stiamo combattendo e questo crea la possibilità di rendere maggiormente pubbliche l’ingiustizia, le violazioni, la violenza invece che lasciarle soltanto come sofferenza anonima. Naturalmente, quel che abbiamo imparato qui è l’enorme divario tra la teoria e la prassi utilizzata.

In teoria, la decisione del Conseil d’Etat significherebbe che il nostro gruppo non è più necessario e le persone dovrebbero poter attraversare il confine e avere un passaggio più sicuro perché i loro diritti sono rispettati. Ma sul lato pratico questo non avviene.

Ufficialmente, la polizia di frontiera francese – la PAF – non è autorizzata a fare quello che fa.

Non sono autorizzati a trattenere le persone per più di 4 ore e hanno l’effettiva responsabilità per legge di fornire cibo, acqua, e assistenza medica quando le persone (trattenute ndr) lo richiedono, la possibilità di avere una traduzione di ogni comunicazione e qualsiasi documento che ottengano, la possibilità di contattare un avvocato, la possibilità di contattare i propri parenti. Ogni singolo diritto è stato fino ad oggi violato.

Ma soprattutto, il diritto europeo di chiedere asilo in uno dei paesi in cui la persona arriva viene violato per ogni singola persona. Le persone senza documenti (si intende un passaporto valido/permesso di soggiorno più il passaporto del paese di origine) hanno il diritto di essere informate su ciò che sta accadendo loro, sul motivo per cui è in corso un controllo di polizia e di dichiarare che vogliono chiedere asilo in Francia. Quindi, la polizia dovrebbe seguire una procedura per contattare l’ufficio preposto alle richieste d’asilo e fissare per la persona un appuntamento o un colloquio su Skype in modo che possa dichiarare la sua richiesta di asilo.

Hanno quindi tutt’altri diritti che essere lasciati per un periodo di 10-30 ore in un container vuoto con un pavimento di pietra.

“Ci trattano come animali.” Non sappiamo più quante volte abbiamo sentito questa frase.

Chi spiega le leggi europee e francesi alla polizia e alle autorità francesi?

Continuiamo il nostro lavoro con la consapevolezza che lentamente la situazione umanitaria deve cambiare e lo sta già facendo, anche se è solo l’inizio della parte teorica in questo caso.

Quando si tratta di ingiustizia, almeno chiamatela come tale. Nel prossimo periodo saremo all’erta su come supportare l’azione che seguirà quella in corso, come la raccolta dei refus d’entree (rifiuto d’ingresso ndr) che vengono consegnati alle persone e continuare a raccogliere le testimonianze di quanto sta accadendo nei “container” della stazione di polizia francese.

Più in basso nell’articolo si possono trovare resoconti dettagliati sugli incidenti violenti di queste settimane.

In generale, abbiamo visto molti nuovi arrivi da altre località in Italia. La distribuzione serale del cibo a Ventimiglia, che oltre alla nostra giornata è coperta da altri gruppi durante la settimana, ha visto tra le 200 e le 260 persone! I numeri più alti riscontrati quest’anno e, analogamente, sono stati numeri elevati anche presso il luogo dove operiamo al confine.

Molti occhi sono puntati su Ventimiglia in questo momento. Per la prima volta dal 2016 tutti quelli che sono bloccati a Ventimiglia stanno affrontando un inverno senza alloggio, spazio sicuro, cibo disponibile e assistenza medica. Poiché il Campo della Croce Rossa ha chiuso in estate senza essere mai rimpiazzato (da un servizio analogo ndr), e poiché il sindaco non è interessato a creare di nuovo uno spazio del genere, la situazione è precaria.

I posti letto utilizzati nella zona di Ventimiglia sono i lati della strada (nascosti tra i cespugli), la spiaggia, lo spazio sotto i ponti e le case abbandonate. Naturalmente si fanno piccoli fuochi per affrontare la notte in spiaggia, e si utilizzano i resti di legno portati dalla tempesta. I fuochi servono anche per asciugare i vestiti, visto che ci sono stati molti giorni di pioggia.

Per tre giorni nell’ultima settimana, siamo riusciti a fare un giro per Ventimiglia per controllare la situazione di tutti coloro che vivono sul territorio. Abbiamo parlato molto, dato cibo, bevande, caffè, tè, articoli igienici e soprattutto ci siamo presi cura delle famiglie/donne per strada proponendo di trovare un alloggio. Questo tour ci ha fornito una visione più completa di Ventimiglia, abbiamo potuto incontrare non solo persone in movimento, ma anche a raggiungere persone incontrate una volta al confine ed al momento bloccate in città in attesa di riprovare, così come persone appena arrivate in stazione e fornire loro informazioni sui punti di appoggio a Ventimiglia (come la casa della Caritas e la distribuzione del cibo).

Inoltre, abbiamo potuto verificare come la polizia sta lavorando in città. Questo include controlli casuali di persone dall’aspetto esclusivamente non europeo. Abbiamo anche visto (per la prima volta) agenti di polizia francesi alla stazione dei treni di Ventimiglia davanti ai treni. Non ne conosciamo ancora le ragioni. Il governo francese e italiano hanno dichiarato di prevedere in futuro un’unità comune di frontiera per applicare controlli e arresti alle frontiere.

Durante le ultime due settimane, membri di Human Rights Watch, Medecins du Monde, Amnesty International e organizzazioni di base di altre città erano in visita a Ventimiglia per avere un’idea della situazione. Tutti erano d’accordo sull’importanza di migliorare le condizioni di vita qui. Cercheremo di migliorare sul fare rete per garantire le cose necessarie nei luoghi in cui occorrono, quindi in Italia e specialmente a Ventimiglia al momento.

Per tutte le persone presenti non esiste nel prossimo futuro alcuna sistemazione in programma o in prospettiva.

L’unico posto (sempre pieno) è una casa per famiglie e donne organizzata da diverse associazioni della regione, dove possono soggiornare 15 persone ogni notte.
Questo è un enorme aiuto, ma non abbastanza. Anche le possibilità di hosting privato durante la notte sono al limite e sempre utilizzate nel miglior modo possibile.

A seconda delle nostre donazioni, abbiamo iniziato a portare vestiti alla nostra “colazione” al confine che sono andati esauriti molto velocemente perché le persone vestono abiti bagnati dai giorni di pioggia o non sono ben attrezzate per l’inverno.

In fondo all’articolo troverai un elenco di cose che sono sempre necessarie e saremmo felici di ricevere!

Abbiamo continuato come al solito il nostro lavoro principale, la “colazione” dalle 9 alle 20 tutti i giorni, a un chilometro dal confine in direzione Ventimiglia, sul versante italiano. Stiamo lavorando in questo piccolo spazio vuoto dall’estate dopo aver lavorato in un altro spazio (che è stato chiuso a causa dei vicini) dal 2018.

Tutti coloro che vengono rilasciati dalla stazione di polizia francese sul versante italiano devono prendere la strada per Ventimiglia, da dove provengono, prendendo il treno o camminando per le montagne (il pericoloso “passo della morte”). Naturalmente, tornando in Italia, trovano il nostro “punto colazione” sul lato della strada. Creiamo accesso a cibo, bevande, articoli igienici, una piccola scorta di vestiti, pronto soccorso medico, un tetto per proteggersi dalla pioggia. Ancora più importante, è un luogo più tranquillo rispetto al luogo da cui provengono, chiacchieriamo e possiamo condividere la conoscenza generale che abbiamo sulla zona di Ventimiglia e alcune risposte per le difficoltà.

Stiamo fornendo consulenza legale e reindirizziamo a consulenti legali per casi particolare. I minori che hanno una prova della loro età e un refus d’entrée hanno il diritto di non essere rigettati dalla Francia e possiamo seguire una procedura con un avvocato per riportarli alla polizia e permettere loro di attraversare il confine senza essere presi e respinti indietro. Vediamo persone con un processo di asilo in corso in Francia che vengono respinte in quanto controllate sulla base di profili razziali dalla polizia e detenute perché manca un documento o non ce l’hanno con loro. In entrambi i casi, è “normale” che la polizia modifichi i dettagli (come la data di nascita del minore sul refus d’entrée per farlo figurare come più anziano e respingerlo come “adulto”) o prendere documenti dalle persone e distruggerli di fronte a loro, soprattutto quando le persone vogliono comunicare con loro, spiegare la loro situazione e sapere quali diritti hanno.

Di seguito, i numeri (abbastanza precisi) di persone che abbiamo contato alla nostra «colazione» tra le 9:00 e le 20:00:

Tra il 27 novembre e il 2 dicembre:
610 persone in totale, di queste 510 respinte dalla Questura e 100 provenienti da Ventimiglia o dal territorio circostante.
Tra loro:
– 41 donne
– 15 bambini accompagnati
– 21 minori non accompagnati

Tra il 3 e il 9 dicembre:
741 persone in totale, di cui 615 respinte e 126 provenienti da altre località.
Tra loro:
– 65 donne
– 27 bambini accompagnati
– 17 minori non accompagnati

Tenete in considerazione nella maggior parte dei casi incontriamo persone che abbiamo visto per diversi giorni di seguito, dal momento che occorrono da 2 a 6 tentativi per attraversare il confine con la Francia. Quindi il numero effettivo di individui è decisamente inferiore.

Questi sono gli incidenti concreti avvenuti con la polizia che le persone hanno deciso di condividere con noi o che abbiamo parzialmente vissuto:

27 novembre:

seguiamo una procedura con il nostro avvocato volontario per portare due minori in Francia (erano stati illegalmente respinti). Pur disponendo dei documenti necessari per dimostrare che i respingimenti erano illegali, la polizia francese afferma che “non è abbastanza”. Gli stessi ragazzi riferiscono che la notte prima stavano prendendo un camion per raggiungere la Francia, ma sono stati arrestati in autostrada dalla polizia italiana. Alla stazione di polizia, viene detto loro di sdraiarsi e, poiché uno di loro si rifiuta, viene trattenuto da 5 agenti di polizia e spinto a terra. Uno lo tira a terra torcendogli il naso.

28 novembre:

Incontriamo un uomo che è stato preso e arrestato alla stazione di polizia francese, nonostante sia un richiedente asilo in Francia e stava solo visitando un amico in Italia. Lo riaccompagniamo al confine e alla fine gli viene permesso di andare in Francia.

30 novembre:

un uomo che è già un richiedente asilo in Francia viene preso e arrestato. Mostra i suoi documenti agli agenti di polizia francesi, che li distruggono tutti.

Il giorno prima, 4 uomini con documenti italiani che lavorano regolarmente in Francia sono stati controllati a Nizza sul bus della loro azienda. Vengono portati alla stazione di polizia di Nizza e trattenuti fino alle 14:00. Ci hanno riferito condizioni pessime, gli hanno portati via i telefoni, fatto fotografie e preso le impronte digitali. Il 30 novembre vengono portati in manette al confine e alla fine vengono respinti. Tre di loro non avevano con sè tutti i documenti necessari, mentre a uno avrebbe dovuto essere consentito (l’accesso in Francia ndr) essendo in possesso dei documenti giusti.

1 dicembre:

di notte, tre donne si perdono in montagna e gridano aiuto. Alcuni uomini cercano di attraversare il confine vengono bloccati dalla polizia francese, informano di aver sentito le richieste d’aiuto delle donne sperdute. Chiedono aiuto per loro. La polizia si rifiuta di intraprendere qualsiasi azione e dice che andrà bene. Il giorno successivo incontriamo le tre donne presso il nostro luogo di accoglienza, fortunatamente hanno trovato la strada giusta con la luce del giorno.

Un uomo sta viaggiando dall’Italia a Marsiglia, in Francia, perché suo padre è malato e si trova lì in un ospedale. Vuole fargli visita. L’uomo ha un passaporto valido, un permesso di soggiorno valido, i documenti necessari per il Covid e documenti che dimostrano che suo padre è in ospedale, quindi può essere sicuro di viaggiare durante il lock down. Ha tutto ciò di cui ha bisogno per attraversare legalmente, ma viene comunque bloccato su un treno sul lato francese e portato alla stazione di polizia francese. La polizia francese distrugge i documenti che dimostrano che suo padre è in ospedale. Alla fine, viene respinto in Italia. Lo abbiamo messo in contatto con il nostro avvocato.

3 dicembre:

Incontriamo circa 7 minori nel pomeriggio. Siamo già stati in contatto con uno di loro. Ha già provato 2 volte e ora la terza volta, nuovamente arrestato dalla polizia, ha chiesto chiaramente di esercitare il suo diritto a fare domanda di asilo come minore di 18 anni, cercando di comunicare con la polizia. Come reazione lo hanno picchiato molto duramente. Nessuno di questo gruppo di minori parla della propria permanenza in questura. Uno dei minori che il giorno prima era allegro, rilassato e cucinava con noi ora è serio e non vuole parlare. Non abbiamo quindi informazioni su cosa sia avvenuto nella permanenza in questura. Un minore ha un nome sbagliato sul suo rifiuto d’entrée, oltre a una data di nascita errata attribuita dalla polizia francese. Per questo motivo non possiamo aiutarlo con la solita procedura per riportarlo in Francia.

4 dicembre:

il giorno prima, 11 uomini viaggiano insieme prendono il sentiero di montagna di notte. Quando vengono fermati dai militari francesi, uno di loro, spaventato, cade lungo il lato ripido del sentiero. I suoi amici sono molto preoccupati e chiedono ai militari di controllare le condizioni dell’amico. I soldati dicono loro che lo controlleranno il giorno successivo. Chiamano la polizia francese per portare gli uomini alla stazione di polizia. I 10 uomini insistono nel voler sapere se il loro amico sta bene. I militari scattano una foto del luogo in cui è successo e di tutti loro e non vogliono intraprendere ulteriori azioni. Quando arriva la macchina della polizia, gli uomini si rifiutano di entrare e di andarsene senza il loro amico. Vengono caricati con la forza nell’auto della polizia, portati in stazione e non hanno alcuna possibilità di informare qualcuno o di parlare con qualcuno alla stazione di polizia. Alla fine vengono respinti in Italia il 4 dicembre e arrivano al nostro posto della «colazione», ancora molto preoccupati. Ci facciamo dare il nome, il contatto e la foto dell’amico scomparso per cercarlo. Qualche tempo dopo ricevono la notizia che il loro amico è al sicuro. Si è fatto male a una gamba ma è riuscito a trovare un modo per tornare indietro e ha ricevuto aiuto dalle persone all’inizio del sentiero.

Solo due mesi fa, un uomo (che era con altri due mentre camminava sul sentiero in montagna) è scomparso. I suoi amici lo hanno visto cadere davvero in profondità e hanno informato la polizia francese dell’accaduto dopo essere stati arrestati. La polizia non ha fatto nulla. Solo il giorno successivo, le forze italiane sono andate in montagna, ma poiché la parte del percorso italiano è breve e per lo più sicura, ci hanno detto dopo due giorni di ricerca «Stiamo facendo del nostro meglio, ma pensiamo di cercare nel posto sbagliato» Prevalentemente, se le persone hanno incidenti, è dalla parte francese. Nei casi che abbiamo visto, nessuno si assumeva la responsabilità della possibile morte di qualcuno, nemmeno cercando di agire in qualche modo: il percorso è stretto, non stabile o solido, e molte persone lo percorrono di notte senza luce. Cosa significa morire qui? Soprattutto che nessuno lo saprà mai. Se viaggi da solo o cammini con persone che ti conoscono a malapena, se quelli che potrebbero proteggerti o salvarti non si presentano; sparisci, muori in modo anonimo. È lo stesso tipo di invisibilità che le persone sperimentano attraverso la violenza alla stazione di polizia e sui treni, dove nessuno sta guardando, e nei luoghi della città dove trovano uno spazio libero per dormire. Non esistono realmente nella vita pubblica. Fino ad oggi, per quanto ne sappiamo, non hanno mai (cercato e) trovato il corpo dell’uomo scomparso due mesi fa.

6 dicembre:

Gli effetti personali di un uomo vengono rubati (abbiamo avuto problemi di comunicazione con lui e non siamo riusciti a saperne di più).

8 dicembre:

Incontriamo una donna incinta e sua zia che hanno lasciato un campo italiano a causa delle cattive condizioni di vita, ad es. mancanza di cibo. Sono state fatte scendere dal treno qui al confine dalla polizia francese usando gas lacrimogeni.

Più tardi, un altro uomo ci racconta di più sull’incidente: era stato sul treno con molte altre persone. La polizia francese è salita sul treno in una città dopo il confine. In un bagno si nascondevano una donna incinta e sua figlia di due anni, un’altra donna, l’uomo che ci ha fatto il resoconto e altre persone. La polizia ha ordinato di aprire la porta, ma secondo l’uomo la porta era bloccata dall’esterno. La polizia ha sfondato la porta e ha usato contro di loro forti gas lacrimogeni. L’uomo ha insistito sul fatto che fosse una specie di acido, non solo gas lacrimogeni “normali” ed estremamente doloroso. Il gas veniva messo nel piccolo bagno senza che nessuno avesse la possibilità di uscire. Questo vale anche per il nascituro, la bambina e la loro madre. L’uomo ha urlato all’agente di polizia: “Non ti è permesso farlo. Sai che non ti è permesso. Puoi essere accusato per questo”. Un poliziotto francese ha risposto dicendo che non parlava inglese. Più tardi, alla stazione di polizia, lo stesso agente nel colloquio con la persona che ha segnalato l’accaduto e che chiedeva informazioni personali, ha parlato fluentemente in inglese su il refus d’entrée. Nella stazione di polizia, l’uomo non poteva vedere a causa dell’effetto dei gas lacrimogeni, tossiva e aveva dolore come tutte le altre persone coinvolte.

Gli fu risposto per le cure mediche di rivolgersi in Italia dopo il suo respingimento. Ha quindi ricevuto alcune gocce di un liquido per gli occhi. Poiché abbiamo trovato una possibilità di una accoglienza privata, abbiamo potuto seguire la situazione dell’uomo. Presentava ancora gli effetti del gas lacrimogeno sul corpo e sui capelli e ha avuto problemi a respirare e tossire fino al giorno successivo.

Se hai continuato a leggere il nostro articolo fino ad ora, ti ringraziamo per aver seguito la situazione qui al confine italo-francese. Sebbene la lotta sia in corso, manteniamo la nostra rabbia e la nostra volontà di non perdere mai di vista le persone che attraversano l’Europa.

Sei sempre il benvenuto se vuoi unirti a noi e vivere con noi se puoi impegnarti per un periodo di almeno due settimane o per dare supporto attraverso donazioni.

Cose di cui avremo costantemente bisogno la nel prossimo periodo:

cappelli, guanti, calzini, sciarpe, altri vestiti (contattateci per maggiori dettagli), spazzolini da denti e pasta, vecchi telefoni, sim card utilizzabili in Europa (Leika per esempio), e donazioni di cibo fresco (direttamente al confine se vivi vicino).

Non esitare a contattarci e a utilizzare questi recapiti, cercheremo di ricontattarti il prima possibile!

Con molto calore: il team Kesha Niya
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Ventimiglia dopo l’alluvione, tra fango e attesa

Immagine satellitare della foce del fiume Roja a Ventimiglia: è visibile la colata di fango che il fiume ha portato dalla vallata fino al mare. fonte
Ventimiglia dopo l’alluvione, tra fango e attesa

Nella notte del 2 ottobre, su Ventimiglia e nella Val Roja, che separa e collega i territori italiano e francese, si è abbattuta una furia atmosferica di portata storica. Nei giorni seguenti l’alluvione, la città di frontiera si presenta stravolta e allarmante.

Devastata tutta la zona che circonda la foce del Roja; quello che resta della passerella Squarciafichi, uno dei simboli della città, affiora a monconi dalle acque ancora agitate del fiume. Il fango esce ancora da ovunque, nell’area del “quadrilatero commerciale” (tra via Roma, Ruffini, Cavour e Repubblica). Molti commercianti, disperati, hanno lavorato per giorni (e ancora tanto c’è da fare) con pale e secchi, aspettando gli autospurghi delle ditte incaricate per la ripulitura della città, dopo l’esondazione del fiume. Per tutta la settimana, montagne di spazzatura, merce ridotta a rottami e mobili impantanati, hanno ingombrato le vie davanti ai negozi inondati dall’urto della piena. L’odore dell’acqua mista a melma, che ristagna nei sottofondi dei palazzi e che esce dai tombini intasati, aleggia anche nelle vicine strade già ripulite.

Nonostante i tentativi dei soliti giornalisti e sciacalli politici, poco sensazionalismo e molta praticità: gente al lavoro, moltissima solidarietà, determinazione anche se le persone iniziano ad essere stanche. A livello fisico, dopo una settimana di fango e fatica, ma anche nello spirito, che cede davanti alle preoccupazioni per i danni causati dall’alluvione. Molte persone che abitano nell’area della foce del Roja hanno perso automobili e mezzi privati, rimasti per giorni incastrati nei garage sommersi dall’acqua. Così come sono tante le cantine, le botteghe, i laboratori e i magazzini ancora sommersi da fango e detriti.

Nel resto della città, poche centinaia di metri oltre la zona colpita dall’alluvione, le vie del centro si sono salvate, e l’onda del Roja non è arrivata a divorare i piani terra: qui è la Ventimiglia indifferente di sempre, shopping e aperitivi.
Nella zona della stazione, invece, si incontrano molte più persone del solito in attesa di passare il confine. Circondate dalle attenzioni di un numero crescente di passeurs e trafficanti di donne. È infatti inagibile tutta l’area della foce e dell’alveo del fiume, dove ormai abitualmente, da anni, trovano riparo per la notte le persone che vivono in strada il tempo necessario per riuscire a raggiungere la Francia. Poichè anche il campo di transito e accoglienza della CRI è stato chiuso durante l’estate, non ci sono altri luoghi che offrano un punto di ristoro per chi sta migrando. Quindi, da giorni, le vie intorno alla stazione sono rimaste l’unico luogo disponibile d’attesa e organizzazione per la gente in viaggio.

Ventimiglia attraversa un momento decisamente fuori dall’ordinario, persino per una città che conosce già abitualmente eventi particolari per la presenza della frontiera. La percezione di eccezionalità, camminando per le vie, è palpabile: dalle giornate dell’alluvione, sembra che tutti siano in movimento, nel tentativo di adattarsi a questa nuova situazione post disastro ambientale, e prendere le misure con le risorse a disposizione. Ma anche che tutti siano “in attesa”: di ritornare alla normalità, di ricominciare a lavorare (molte persone hanno chiesto ferie per poter aiutare, a parte quelle comunque senza più lavoro per i danni alle attività commerciali), di riprendere il viaggio, di passare il confine, di poter raggiungere di nuovo la Val Roja, di scoprire come si rimedierà al disastro del crollo di chilometri di strade fino al colle di Tenda.

La Francia è presente sulla bocca e nei pensieri di tutte queste anime che formicolano attorno alle vie principali della città: c’è chi polemizza coi francesi per la gestione delle dighe di Casterino e Breil; chi è in pensiero per i “cugini d’oltralpe”, in una Val Roja ridotta a brandelli (ad una settimana dall’alluvione, ancora interi villaggi sono isolati, e con problemi di approvvigionamento elettrico, idrico e di cibo); chi si lamenta perchè i turisti francesi hanno da subito ingorgato il traffico, già messo a dura prova dai blocchi nelle zone alluvionate; chi cerca di capire come salire nella vallata francese per aiutare nella ricostruzione anche lassù; chi prende informazioni per sapere come proseguire il progetto migratorio in Europa, adesso che raggiungere la Francia è ancora più complicato, tra strade crollate, treni sospesi e frontiere ancora più attenzionate per l’aumento dei contagi di Covid.

Sullo sfondo di questo brulicare, mentre ciascuna persona cerca di risolvere al più presto i propri ostacoli per poter andare avanti, le minacce del virus e i balletti delle mascherine sui volti (che sarebbero obbligatorie, ma scendono spesso sotto al mento, soprattutto nella fatica di svuotare a mano i fondi allagati), aumentano la sensazione di attraversare uno scenario apocalittico: non soltanto perchè le acque del Roja hanno devastato strade, ponti, negozi, botteghe, progetti di vita, collegamenti e possibilità di movimento… ma perchè tutte le persone che parlano e si confrontano per la strada si dimostrano consapevoli che, il peggio, arriverà nelle prossime settimane e mesi.


C’è tanta energia, tanto slancio solidale, ma anche tanto fatalismo, tanta preoccupazione e un ineluttabile senso di precarietà: il territorio si sgretola, le infrastrutture crollano, le malattie dilagano, il mare restituisce lentamente i corpi travolti dalla furia della tempesta. Le persone cercano di andare dove devono andare, ma sembra che infondo sappiano un po’ tutte che non si andrà lontano, visto che il sistema è al capolinea e non si vedono cambiamenti all’orizzonte.

Il viaggio è sicuramente terminato per le nove persone i cui corpi sono stati riportati a riva, durante la settimana. Si pensa siano perlopiù francesi, anche se le identificazioni sono ancora in corso, perchè il numero di quelle disperse in val Roja è molto alto, mentre non risultano mancanze in costa, anche se è difficile averne la certezza. Neppure è possibile affermare con sicurezza che non ci fosse gente accampata lungo gli argini del Roja, dal momento che le istituzioni non hanno provveduto ad avvertire per tempo dell’allerta meteo e dell’apertura delle dighe in Francia, andando direttamente lungo gli argini del ponte ad avvisare le persone, come è stato fatto in passato. Lungo via Tenda, in serata, si sono sentite delle grida d’aiuto, ma le ricerche non hanno portato risultati. Il fiume stava ingrossandosi sempre di più, e chi lo sa cos’è successo poi nella notte, mentre il Roja distruggeva tutto scendendo dalla Francia e inondava le zone dove trovano riparo per la notte le persone che arrivano a Ventimiglia proprio per passare il confine.

La linea ferroviaria e le strade che portano in val Roja, costeggiando le sponde del fiume, sono state utilizzate negli anni come rotte migratorie al pari delle vie lungo la costa. Adesso che la valle italo francese conta milioni di euro di danni per l’alluvione, e alcuni villaggi sono raggiungibili solo in elicottero per le forniture di beni di prima necessità, si sono cancellate non solo strade e progetti di vita delle comunità italiane e francesi della valle, ma anche metà delle chance di oltrepassare la frontiera per chi sta migrando. E i primi risultati sono, infatti, già arrivati: nemmeno l’uomo bruciato vivo sul tetto di un treno a Latte potrà proseguire il viaggio, si era nascosto aggrappato al pantografo del treno, giovedì nel tardo pomeriggio, in un tentativo estremo di raggiungere la Francia.

La tempesta Alex ha travolto la vita delle persone proprio in un luogo dove è già così difficile, in tutti i sensi, andare avanti. Solo noi umani facciamo distinzioni di passaporti e calcoli di nazionalità: il fiume Roja non ha fatto sconti a nessuna delle parti, e il prezzo di questo disastro, annunciato ma sottostimato, sarà un conto amarissimo per tutto il territorio.

La redazione

(nella foto di copertina, i resti della passerella Squarciafichi che affiorano nelle acque della foce del Roja, Ventimiglia)

648 persone respinte in una settimana tra violenza e torture

Pubblichiamo la traduzione in italiano del  report dei Kesha Niya relativo alla prima settimana di novembre 2019. Il collettivo Kesha Niya che prosegue l’impegno di monitorare la situazione alla frontiera tra Ventimiglia e Mentone e il perdurare delle torture inflitte dalla polizia francese alle persone straniere in transito.

 

«Ciao a tutti e tutte

Durante l’ultima settimana (03.11.-09.11.), abbiamo incontrato 631 persone a Grimaldi Inferiore che erano state arrestate dalla polizia francese e rimandate in Italia. Questo è di gran lunga il numero più grande dall’inizio della nostra raccolta di dati, i numeri stanno aumentando molto rapidamente nelle ultime settimane. Sappiamo che un totale di 648 persone sono state rimpatriate in Italia. Di queste 17 persone sono arrivate a Ventimiglia con l’autobus pubblico, con la Croce Rossa o la polizia italiana, motivo per cui non le abbiamo incontrate direttamente.
Il numero totale di persone deportate comprende 34 donne, tra cui almeno 3 donne in gravidanza, 24 minori che viaggiano da sole e 18 bambini (che vanno da pochi mesi a 13 anni) accompagnati da un membro della famiglia.

Le cifre sopra riportate non comprendono le circa 25 persone deportate da Ventimiglia a Taranto.

Questa settimana è stata la settimana in cui abbiamo avuto il maggior numero di segnalazioni di violenza sulla polizia.

Minori

Dei 24 minori non accompagnati che abbiamo incontrato, possiamo segnalare due incidenti particolari che si sono distinti.

Abbiamo incontrato un ragazzo di 17 anni che aveva il diabete ma non aveva i farmaci necessari. È arrivato con un piede molto gonfio, probabilmente a causa della mancanza di cure mediche.

Un altro diciassettenne ha dichiarato di essere stato gasato durante la sua detenzione nei container.

Violenza della polizia

La notte del 2-3 novembre, circa 80 persone erano nei container. Diverse persone ci hanno detto che durante il giorno del 3, la polizia è penetrata regolarmente (almeno ogni ora) nei container e ha usato spray al pepe su un gran numero di persone. Questo ha provocato nausea e problemi respiratori. Un uomo ha dovuto vomitare più volte per liberarsi del gas inalato e quando è arrivato da noi mostrava grandi difficoltà a respirare e non riusciva a parlare. Abbiamo dovuto portarlo al pronto soccorso.

Tre persone ci hanno detto che sono stati gasati anche mentre venivano rilasciati. Uno di loro ha detto che è stato anche picchiato dalla polizia.

Qualcuno ci ha detto che alle 13:00, sempre del 03/11, erano state rilasciate 6 persone. Poco dopo il rilascio, la polizia è tornata nei container e ha annunciato che un’altra persona poteva uscire. Un uomo si è così avvicinato alla porta di uscita ed è stato preso a pugni in faccia, gasato direttamente e preso a calci sul fianco. È caduto a terra ed è stato ferito a una mano. Molte persone erano presenti e hanno confermato la storia. (Vedi foto).

Diverse persone hanno anche parlato di un altro incidente: durante il giorno, molti di loro hanno chiesto cibo alla polizia francese perché erano stati detenuti per molte ore, ma gli è stato detto che non c’era cibo lanciando mele e biscotti nel cortile dove ci sono i container.

Una persona ci ha detto che ha chiesto alla polizia francese di essere rilasciato perché tutti i suoi amici erano usciti e lui era l’unico rimasto ancora chiuso dentro. La richiesta è stata rifiutata. Più tardi, ha cercato di uscire quando sono state rilasciate altre persone detenute nel container, anche se non gli è stato permesso di farlo. Ha aggiunto che gli agenti di polizia presenti hanno notato il tentativo e uno di loro lo ha colpito al viso ferendogli il naso e insultandolo. Due persone nel nostro gruppo hanno visto questa persona uscire dalla zona del container con il naso rotto. Quando siamo andati a chiedergli cosa fosse successo, ha  detto di essere appena stato colpito al naso. La stessa persona avrebbe chiesto cibo mentre era in detenzione e gli era stato spruzzato del pepe in faccia.

Quando una persona è stata liberata dai container, ha scoperto che il suo cellulare e i suoi soldi non erano più nella sua borsa e ha cercato di avvisare la polizia. Ha testimoniato che l’ufficiale ha usato una pistola stordente (taser) sulla sua coscia sinistra e lo ha esortato a sparire.

Subito dopo l’incontro con quest’uomo, altre due persone hanno spiegato che un poliziotto francese aveva minacciato di usare il suo Taser già acceso contro di loro quando gli avevano chiesto di recuperare una ricevuta della domanda di asilo custodita dalla polizia. Uno di loro è stato rimandato in Italia mentre è richiedente asilo in Francia. Secondo lui, la polizia francese ha rubato la sua ricevuta valida e la sua tessera sanitaria italiana. La ragione che la polizia ha usato è che comparivano nomi diversi su entrambi i documenti.

Una persona è arrivata con una piccola macchia di sangue sul naso, ha dichiarato che un poliziotto lo ha colpito quando è stato rilasciato.

Due uomini hanno chiesto cibo alla polizia francese durante la loro detenzione nei container. Entrambi hanno detto che la polizia ha usato spray al pepe contro di loro e ne ha colpito uno all’orecchio. (Immagine)

Il 06/11, le prime 40 persone che sono venute a trovarci la mattina sono state rilasciate contemporaneamente. Diverse donne arrestate il giorno prima dalla polizia francese hanno sottolineato che durante la notte non c’era separazione tra i sessi, tutte le persone erano tenute insieme (donne, uomini e bambini).

Una di queste donne ci ha raccontato della sua esperienza mentre era nei container. Abbiamo registrato la sua testimonianza. Ha detto che è andata in Francia in treno per seguire un trattamento. Alle 19 ore del 05/11 venne arrestata dalla polizia francese sul treno per Menton-Garavan.

Durante la sua detenzione nei container, chiese alla polizia acqua. Risposero che avrebbe dovuto bere l’acqua della toilette. Ci ha anche detto che la polizia le aveva rubato 500 € e la sua tessera sanitaria. Quando ha chiesto di recuperare le sue cose, un agente di polizia le ha dato un pugno in faccia.

Abbiamo ricevuto diverse conferme oculari di questo fatto, tra cui da una bambina di 6 anni. Lei e la sua famiglia hanno detto che era molto spaventata dopo aver assistito a questa violenza. La ragazza e la sua famiglia hanno trascorso la notte dal 05 al 06 novembre nel container e durante la detenzione aveva la febbre. La famiglia ha chiesto assistenza medica, ma la polizia ha risposto che era “normale”.

Una giovane donna di questa famiglia ci ha anche detto che quando era in detenzione, ha chiesto alla polizia un medico perché aveva un gomito molto doloroso. Il medico non è stato consultato e nessun altro aiuto le è stato fornito.

Molte persone ci hanno detto che hanno dormito sul pavimento e che la polizia ha attivato l’aria condizionata durante la notte.

Una persona ci ha detto di aver chiesto cibo alla polizia francese durante la sua detenzione. In seguito è stato picchiato da un ufficiale di polizia.

Diverse sono le testimonianze di persone che dicono di essere picchiate dalla polizia per ogni richiesta che veniva loro fatta.

Un’altra persona ci ha detto che un poliziotto francese lo aveva insultato dopo aver chiesto dell’acqua. Era la sua seconda notte di detenzione, durante la prima è stato colpito all’orecchio.

Quest’uomo faceva parte di un gruppo di persone arrestate in montagna nella notte dal 5 al 6 novembre. Mentre la polizia ha portato questa persona nel container, dice di essere stato picchiato con un manganello alle ginocchia. (Vedi l’immagine).

Altri 2 uomini che viaggiavano con lui ci dissero che era successa la stessa cosa a loro.

Uno ha affermato di essere stato ripetutamente schiaffeggiato su entrambe le orecchie da un agente di polizia che indossava guanti rinforzati. Quando questa persona è venuta in contatto con noi, non riusciva a sentire bene da un orecchio.

L’altro ha detto che è stato picchiato da una delle forze di polizia francesi su uno dei suoi stinchi. Abbiamo registrato la sua testimonianza.

Un quarto uomo fu ferito sull’arco del sopracciglio sinistro, non era chiaro se da un pugno o una testata. (Vedi foto)

Sempre il 6, le prime 40 persone che sono state rilasciate, hanno quasi tutte riferito di essere state gasate. Altri 28 casi sono stati segnalati durante la settimana.

Il 7, un uomo ha spiegato che quando è stato arrestato, uno dei suoi polsi era attaccato a quello di un diciassettenne con dei cavi di plastica. Dato che erano troppo stretti, chiese alla polizia francese se potevano allentarli un po ‘. In risposta, lo schiaffeggiarono e gli diedero un calcio sullo stinco.

Abbiamo incontrato una donna incinta con un grande ematoma sulla fronte. Ha detto di essere stata picchiata da un poliziotto francese.

Un’altra persona ci ha detto che la polizia francese aveva rubato la ricevuta che dimostravano il rinnovo dei suoi documenti italiani.

Abbiamo sentito di tre casi in cui la polizia ha tenuto le persone tra le 21 e le 22 ore le persone nei container. Molti di più tra le 10 e le 16 ore».

Aumentano le persone respinte e la violenza è ormai strutturale

Pubblichiamo le immagini, registrate da alcune persone detenute nei container e diffuse dal collettivo Kesha Niya, che mostrano le condizioni in cui le persone vengono trattenute dalla polizia di frontiera francese prima di essere respinte in Italia

Sulla propria pagina facebook, il collettivo ha pubblicato due report riferiti alle giornate tra il 20 ottobre e il 2 novembre: ne pubblichiamo la traduzione qui di seguito.

Entrambi i report evidenziano il netto aumento del numero di persone migranti che tentano di lasciare l’Italia dalla frontiera di Ventimiglia. Gli ultimi due resoconti, e i dati raccolti dallo stesso collettivo nella settimana dal 3 al 9 novembre, registrano il respingimento di 1799 persone in sole 3 settimane, mentre in tutto il mese di settembre erano state 1536. Anche le presenze presso il Campo gestito dalla Croce Rossa nel Parco Roya sono evidentemente in crescita: se da oltre un anno il numero delle persone ospitate nella struttura non superava le 250 presenze, al 12 di novembre le persone registrate al campo erano 400.

Ad aggravare la situazione già difficile delle persone in viaggio si aggiungono le reazioni sempre più violente della polizia francese, ormai divenute prassi strutturale nei locali per la detenzione delle persone respinte al confine. Insulti e umiliazioni, spray al peperoncino e percosse si sommano così, con sempre maggior costanza, alle pratiche già normalizzate della privazione di cibo e acqua, della detenzione fino a 24 ore in locali insalubri e non attrezzati, del rifiuto di fornire qualsiasi forma di assistenze medica.

REPORT 20-26 Ottobre

Ciao a tutt*,

nell’ultima settimana abbiamo incontrato 553 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ il numero più grande da quando raccogliamo i dati. Il numero di persone sta aumentando molto in queste ultime settimane. Sappiamo di un totale di 578 persone respinte, abbiamo infatti visto 18 persone andare a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana, senza entrare in contatto con noi e 9 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana. Questo numero include 13 donne, tre delle quali incinte, 27 minori, 8 bambini e 4 minori accompagnati da un familiare. Non sono incluse in questo numero le circa 20 persone che sono state mandate a Taranto dalla polizia italiana il 24 ottobre.

Minori

7 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana prima di arrivare da noi.

Siamo tornati dalla polizia italiana con un quindicenne e un sedicenne che non avevano ancora dato le impronte digitali in Europa perché fossero registrati come minorenni. La polizia ha asserito che i due minori si erano dichiarati maggiorenni, fatto negato dagli interessati. La polizia italiana ha poi detto che il loro sistema di registrazione non funzionava. Ci hanno ordinato di andarcene e di non ritornare.

Questa settimana abbiamo incontrato una minore che viaggiava da sola.

Un sedicenne ci ha raccontato la sua esperienza con la PAF (Police Aux Frontières – Polizia di frontiera francese n.d.t.). Due poliziotte erano in disaccordo sull’accettarlo o meno come minore. Alla fine è stato respinto in Italia, ha dato 4 impronte digitali ed è stato registrato come ventunenne dalla polizia italiana perché questa era l’età indicata sul “refus d’entrée” (rifiuto di ingresso, documento consegnato alle persone respinte in Italia dalla polizia francese n.d.t.).

Violenza

Due quindicenni hanno detto di essere stati minacciati dalla polizia francese che sarebbero stati picchiati se avessero riprovato a passare.

7 persone che hanno attraversato il confine in montagna nella notte tra il 21 ed il 22 ottobre hanno riferito di essere state arrestate dalla Legione Straniera all’una del mattino e che alcuni militari hanno puntato loro contro il fucile. Il refus d’entrée dichiarava che erano stati arrestati a Ponte S.Ludovico (dove ci sono i controlli di confine sulla costa).

5 altre persone avevano sul loro “refus d’entrée” l’indicazione di luoghi errati in cui sono stati fermati. Sono stati fermati al primo casello dell’autostrada (La Turbie) a bordo della vettura di un trafficante. La polizia ha arrestato il conducente ma ha scritto che i passeggeri sono stati fermati mentre si trovavano su un autobus.

Una persona ha perso il controllo durante la detenzione nel container e ha rotto una finestra con la testa e le mani. Ha riferito di essere stato preso a pugni dalla polizia francese. Un’altra persona ha assistito ai fatti e ha visto anche un uomo ferirsi con i frammenti della finestra rotta. La persona ferita ha chiesto aiuto ma la polizia ha detto che non era niente e si è rifiutata di aiutarlo.

Dopo 16 ore di detenzione una persone ha chiesto di essere rilasciata. Ci ha detto che la polizia francese lo ha sollecitato ad avvicinarsi alla porta e quando lui l’ha fatto è stato prima picchiato e poi rilasciato.

Una persona ha riferito di essere stata colpita dalla polizia francese con un manganello su una gamba e sulla schiena. Il poliziotto gli avrebbe detto che lo faceva perché a causa sua non potevano andare in pausa a mangiare.

Alle 18.30 del 26 ottobre abbiamo visto più di 10 persone venire rilasciate dai container mentre la polizia francese urlava loro contro.

Ci è stato raccontato un caso di brutalità della polizia avvenuto nei container 3 mesi fa. Questo reporter ci ha detto di aver visto un poliziotto dare un calcio nei genitali ad una delle persone detenute che ha perso conoscenza per via del dolore. La polizia non ha fornito alcun supporto di primo soccorso.

Ci è stato detto da 32 persone di essere state detenute tra le 11 e le 22 ore dalla PAF.

Abbiamo continuato a incontrare un gran numero di persone con ferite infette, specialmente sulle gambe, e abbiamo praticato il primo soccorso.

REPORT 27/10-2/11

Ciao a tutt*,

questa settimana abbiamo incontrato 565 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ stato nuovamente superato il numero più alto che abbiamo registrato dall’inizio della raccolta dati. Sappiamo anche di altre 6 persone che sono state respinte ma con le quali non siamo entrati direttamente in contatto. Queste sei persone sono andate a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana. Ci sono stati quindi almeno 571 respingimenti. Il numero di persone menzionate (565/571) include 14 minori non accompagnati, 18 donne (di cui una in cinta), 5 bambin* e un minore non accompagnato che la polizia italiana ha riportato in Francia senza bisogno del nostro intervento.

                               Persone fermate dalla polizia di frontiera francese alla stazione di Menton-Garavan.

Minori

Dei 14 minori che abbiamo incontrato questa settimana, 4 casi spiccano in particolare.

Un ragazzo di quattordici anni è stato registrato dalla polizia francese come se ne avesse quaranta (data di nascita 1979 apposta sul suo refuse d’entrée) e la polizia italiana lo ha apparentemente registrato, con quattro impronte digitali, come se avesse quarant’anni. Siamo andati dalla polizia italiana con il ragazzo quattordicenne e abbiamo chiesto come sia stato possibile un errore di registrazione così ovvio. La poliziotta presente ci ha detto che non poteva farci nulla perché in quel momento non c’era la connessione con il data base di Stato. Resta il dubbio se questa informazione fosse vera dal momento che delle impronte erano stato prese un attimo prima e questo è possibile solo se l’accesso al data base è disponibile e il sistema per la registrazione è funzionante. E’ inoltre già successo in passato che, quando ci siamo recati dalla polizia italiana con dei minori, il sistema di registrazione fosse per coincidenza fuori uso.

Il giorno successivo lo stesso adolescente è stato nuovamente respinto dalla Francia ma questa volta come diciannovenne.

Un sedicenne, registrato in Italia come ventenne, aveva con se tutti i suoi documenti ufficiali della Costa d’Avorio che confermavano la sua età ma non li ha mostrati alla polizia per timore che glieli rubassero.

Ci sono stati raccontati due casi di violenza contro minori.

Un minore è stato preso a calci dalla polizia francese

Il 2 di Novembre un diciassettenne è stato colpito al naso dalla polizia francese. Aveva detto di avere vent’anni perché non voleva essere separato dai suoi amici. Durante il suo rilascio, la polizia francese lo ha spruzzato sul volto con spray al peperoncino.

         2/11/2019 Ragazzo di 17 anni colpito al naso e fatto bersaglio di spray al peperoncino dalla polizia francese.

Violenza

Il 2 di novembre siamo venuti a conoscenza di almeno 24 casi i cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio. Una di queste, dopo che la polizia la ha spruzzata con lo spray al peperoncino, ha perso conoscenza, è caduta e si è ferita a un ginocchio. Il suo amico ci ha raccontato che la polizia francese lo ha preso a calci mentre si trovava a terra.

Nell’arco della settimana abbiamo ascoltato altri 17 casi in cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio.

Un uomo ci ha spiegato che che alle nove di sera del 27 ottobre si trovava vicino a una galleria sulla A8, sulle montagne sopra Mentone. Era sul percorso che porta a Mentone e si è avvicinato ad una proprietà privata. Il momento dopo ha sentito qualcuno gridare “Stop”. Si è voltato ed ha iniziato a correre verso l’Italia. Durante la fuga ha sentito esplodere un colpo di pistola. E’ riuscito a tornare in Italia senza essere arrestato. Prima che accadesse tutto questo aveva visto un gruppo di cinque persone che cercavano anch’esse di attraversare il confine a piedi. Il gruppo è stato arrestato sulle montagne dai militari francese e ci ha incontrati il giorno dopo, confermando di aver sentito degli spari alle nove della sera prima.

Due persone hanno riferito di essere state picchiate dalla polizia francese dopo essere stati arrestati nella toilette del treno.

Un uomo ha detto di essere stato picchiato da cinque poliziotti francesi sul binario 1 della stazione di Menton Garavan alle 18.12 del 31 Ottobre quando è stato arrestato. Ricordava chi fossero gli aggressori ma dal momento che durante l’attacco si è protetto il capo con le mani non ha potuto darci altri dettagli.

A una persona che era detenuta nel container sono stati chiesti i documenti attraverso la porta dalla polizia francese. L’uomo ha passato i documenti attraverso la porta socchiusa e in quel momento il poliziotto l’ha sbattuta sulla mano dell’uomo. L’uomo ha riportato una ferita grave.

Un attivista per i diritti umani in Marocco è stato arrestato dalla polizia francese e detenuto nei container. Durante la detenzione ha registrato un video con il suo telefono cellulare. In questo video, ora in nostro possesso, sono registrate diverse violazioni dei diritti umani e comportamenti discutibili della polizia francese. L’uomo ha chiesto ai poliziotti francesi di presentare domanda di asilo politico, come risposta lo hanno preso in giro. Nel video si vede una persona incosciente sul pavimento. Questo è accaduto dopo che la polizia ha usato contro le persone detenute lo spray al peperoncino. Nel video si vede anche un uomo che chiede cibo alla polizia francese e si sente la polizia rispondere che non ce n’è. Il video mostra chiaramente anche la pessima condizione igienica all’interno dei container, si vede lo scarico della toilette che perde sul pavimento. L’attivista per i diritti umani ci ha detto che lui ed il suo amico hanno dovuto firmare il loro rifiuto d’ingresso prima che questo fosse compilato con i loro dati dalla polizie. Ha anche riferito che in questo giorno (29/10) la polizia è entrata nel container all’una di pomeriggio e ha usato lo spray al peperoncino su molte persone. In un altro video registrato da lui si vede un uomo incosciente che viene portato fuori dalla polizia e da alcune persone detenute in quel momento.

A due persone è stata negata assistenza medica dalla polizia francese nonostante avessero con sé documentazione medica ufficiale e l’avessero mostrata alla polizia.

Il primo caso riguarda una persona con una patologia polmonare, confermata da un medico tedesco di Colonia. La persona in questione ha chiesto medicine e acqua alla polizia francese. Sono state negate entrambe.

Il secondo caso riguarda una persone con problemi dentali confermati da un medico spagnolo . La richiesta di cure mediche fatte da questa persona sono state anch’esse negate.

In un’altra situazione un poliziotto francese ha picchiato un uomo del Mali. L’uomo ci ha raccontato che lo stesso poliziotto gli ha rubato il bankomat un momento dopo.

Una persona ci ha detto che la polizia francese gli ha sottratto il suo permesso scaduto.

Sappiamo di 10 persone detenute tra le 12 e le 23 ore dalla polizia francese. Possiamo presumere che il numero di casi sia molto più alto dal momento che ci sono persone che vengono detenute per tutta la notte ogni notte ed alcune di loro non sono le prime ad essere rilasciate e spesso neanche le ultime.

Kesha Niya Kitchen

– CUCINANDO CON E PER I RIFUGIATI –

www.keshaniya.org 

https://www.facebook.com/KeshaNiyaProject/

Il collettivo Kesha Niya è impegnato a Ventimiglia nella preparazione e distribuzione serale di pasti dalla primavera del 2017. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.

 

Aumenta la violenza della polizia francese

Pubblichiamo la traduzione del resoconto del gruppo Kesha Niya di sabato 26 gennaio relativo all’aumento della violenza della polizia francese nei confronti nelle persone migranti detenute nel container di metallo alla frontiera di Ponte S.Luigi in attesa di essere respinte verso l’Italia.

ATTENZIONE: seguono resoconti su violenza e crudeltà della polizia

L’atmosfera al container al confine, che era già una stanza di tortura, è diventata ancora più cupa nelle ultime settimane.

Come menzionato già in altri resoconti, decine di persone vengono tenute dentro a questi container di metallo fino a 24 ore, a volte anche di più, senza accesso a cibo, acqua, cure mediche e a un vero riparo. Il pavimento è tenuto bagnato così nessuno si può sedere o sdraiare. Ovviamente per coloro che sono esausti o hanno problemi fisici questa e’ già una situazione pericolosa.

Noi siamo posizionati 300 metri più avanti, sul lato italiano, per accogliere coloro che escono con cibo, tè, caffè e una postazione per ricaricare i cellulari che non sono stati sequestrati o rotti dalla polizia. In una settimana ascoltiamo centinaia di storie. Nell’ultimo periodo le storie che abbiamo raccolto mostrano un enorme aumento nella violenza della polizia e nell’abuso di potere:

La polizia francese sottrae importanti documenti (come i certificati di nascita dei minori) e quando le persone chiedono di riaverli o di ricevere cibo e acqua vengono colpite con un pugno in faccia (e con l’anello…). Colpiscono i minori che cercano di dichiararsi come tali. Spruzzano lo spray al peperoncino all’interno del container chiuso, a volte direttamente negli occhi e picchiano le persone senza pietà.

Due giorni fa un uomo è uscito dal container con escoriazioni e tagli, aveva sangue sulla giacca e una bruciatura sul dorso della mano. La polizia francese non solo lo aveva pestato e insultato, gli aveva anche spento una sigaretta sulla mano (fotografia allegata). Ci ha raccontato di come lo avessero schiaffeggiato e preso a pugni e uno dei poliziotti gli avesse detto che si sarebbe scopato sua madre. Gli hanno tolto tutti i suoi averi.

Speriamo che non ci sia bisogno di aggiungere che non abbiamo motivo di dubitare di questi resoconti: le persone sono tutte chiuse insieme e confermano indipendentemente i racconti fatti dalle altre.

Non siamo sorpres* ma indignat*. Questo è dove lo stato francese è disposto ad arrivare per “scoraggiare” la migrazione.

Continueremo a a fare la colazione e a cercare di fornire tutto l’incoraggiamento, la solidarietà e il caffè che possiamo.

La frontiera uccide! E’ fondamentale fare tutt* qualcosa, ognuno secondo le proprie possibilità .

Il gruppo Kesha Niya è impegnato dalla primavera del 2017 a Ventimiglia dove si occupa della preparazione e distribuzione serale di pasti. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.