Il respingimento dei minori, la violenza fisica e verbale della polizia francese, la nuova cooperazione tra la polizia francese e quella italiana alla stazione di Ventimiglia, raccontate da chi quotidianamente incontra e raccoglie i racconti delle persone in viaggio, in direzione ostinata e contraria al meccanismo disumanizzante della frontiera.
Pubblichiamo di seguito la traduzione del report di febbraiodel collettivo Kesha Niya, attivo alla frontiera di Ventimiglia dalla primavera del 2017.
La traduzione del precedente report (dicembre 2020 – gennaio 2021) è disponibile qui.
Cari amici, ci scusiamo per l’intervallo di tempo tra questo aggiornamento e l’ultimo di gennaio. Recentemente, ci sono stati alcuni cambiamenti nel nostro gruppo, volontari* che se ne sono andat* così come nuov* che sono arrivat*.
Siamo a febbraio e anche se giorno dopo giorno le temperature sta aumentano, le notti restano ancora fredde. Ogni giorno incontriamo dalle 10 alle 20 persone che sono tenute per tutta la notte nei container di detenzione al confine francese. Riferiscono che all’interno dei container non c’è alcuna possibilità di dormire e che la polizia si rifiuta di distribuire coperte, tè, acqua o cibo.
Tutto considerato, rispetto alle settimane precedenti, durante le ultime due sono arrivate meno persone al posto di frontiera di Kesha Niya. Questo potrebbe essere collegato al fatto che gruppi della polizia francese e italiana (nuova cooperazione) stanno controllando la stazione ferroviaria di Ventimiglia. Chiedono documenti di viaggio validi alle persone che vorrebbero in raggiungere la Francia con il treno, non proibendo di fatto altro che un viaggio sicuro. A seguito di questo infatti, le persone in movimento sono costrette a cercare modi non sicuri per attraversare il confine, come camminare su un sentiero di montagna o dipendere da trafficanti che approfittano della situazione di vulnerabilità dei migranti.
La distribuzione di cibo a Ventimiglia è meno frequentata, stiamo ancora cercando di capire se c’è una ragione particolare per questo.
I controlli della polizia rimangono simili a quelli delle ultime due settimane. La novità è che la polizia francese ha iniziato a respingere le persone con documenti di viaggio validi a causa di una “mancanza di un test PCR (test per COVID-19 con risultato disponibile in 24 ore n.d.t.)” – trattenendoli per più di 4 ore nei container quindi in maniera illegale (come d’altronde è la stessa procedura di respingimento).
A causa del passaggio da zona gialla a zona rossa (Covid-19) a Ventimiglia devono chiudere anche importanti servizi per migranti in città (come il “Bar Hobbit” che è un locale aperto a tutti).
Dalla seconda settimana di febbraio c’è stato un numero significativo di minori respinti (ne abbiamo incontrati 63). Anche se queste persone avevano con se documenti che provano la loro minore età, la polizia li ha registrati un anno di nascita più basso per non essere responsabile della loro sicurezza. Alcuni dei minori che abbiamo incontrato non hanno più di 13 anni. Ad oggi non esiste a Ventimiglia un singolo centro di accoglienza per minori anche questi ragazzi quindi, come tutte le altre persone, sono costretti a dormire per strada.
Molte delle persone detenute dalla polizia ci hanno raccontato che la polizia francese si comporta in modo razzista e usa un linguaggio razzista (come ad esempio chiamarli “schiavi”). Il 14 gennaio, le persone che abbiamo incontrato ci hanno riferito che la situazione nel container di detenzione è degenerata e la polizia ha usato violenza fisica e spray al peperoncino contro 35 persone che erano all’interno. Due migranti sono svenuti e sono stati portati all’ospedale in ambulanza.
In altri giorni al nostro posto di frontiera sono arrivate persone con un braccio rotto, un labbro rotto o un dito rotto. La maggior parte delle persone ci dice di aver passato “di peggio” ma che speravano che sarebbe stato meglio in Francia e in mezzo all’Europa. Stiamo incontrando molte persone che hanno sperimentato avversità disumane nei campi di Malta o Lampedusa. Molti descrivono la loro frustrazione per la mancanza di consapevolezza della situazione lì. Altri raccontano della violenza in altre frontiere in Europa (per esempio in Croazia). “Abbiamo rischiato la vita attraversando questo mare… E ora questo”. – si sente spesso.
Nelle scorse settimane abbiamo incontrato famiglie e donne con bambini che sono state trattenute nei container per molte ore. All’inizio di febbraio, la polizia ha dovuto chiamare un’ambulanza per un bambino di 11 mesi, indebolito da queste pratiche disumane di respingimento. La maggior parte dei bambini che incontriamo sono sopraffatti dalla situazione e dallo stress fisico ed emotivo in cui sono messi sia loro che i loro genitori.
Di seguito trovate i numeri delle persone sottoposte a respingimento dalla fine di gennaio. Vogliamo ricordarvi che la nostra documentazione non è completa perché mancano le capacità per registrare tutte le persone che arrivano al posto di frontiera. Inoltre, è importante per noi non ridurre la situazione ai numeri, ma tenere presente che ogni “numero” è una persona con la sua storia e la sua vita:
Non possiamo e non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alla violazione quotidiana dei diritti umani e siamo solidali con le persone! No borders, No problems
Kesha Niya
Per ulteriori informazioni o domande contattateci all’e-mail qui sotto. Sempre felici di ricevere anche donazioni, per continuare il nostro lavoro!
kesha-niya@riseup.net keshaniyakitchen@gmail.com Bank account: GLS Bank Depositor: Frederik Bösing IBAN: DE32 4306 0967 2072 1059 00 BIC-Code: GENODEM1GLS
Pubblichiamo la traduzione del report di gennaio 2021 del collettivo Kesha Niya, presente alla frontiera di Ventimiglia dal 2017. Il report contiene nuovi resoconti sull’ordinaria amministrazione volta a reprimere i diritti fondamentali e la dignità umana. Potete leggere la traduzione dei precedenti report a questi link: 17 dicembre 2020, 27 dicembre 2020
Il nostro rapporto, finalmente!
Alcune parole sulla dignità umana alla frontiera franco-italiana, gennaio 2021.
Il nuovo anno è iniziato e l’inverno continua.
Da quando vediamo più freddo e giorni e notti di pioggia, dal momento che le persone devono adattarsi, il nostro posto di lavoro alla frontiera sta cambiando come il tempo. Soprattutto visto che questo è il primo anno dal 2016 senza un campo dove stare, le persone in viaggio usano gli spazi sicuri che trovano per dormire ogni volta che possono. Questo include il nostro spazio di lavoro 1 km prima della frontiera francese, direttamente accanto alla strada principale che porta dal confine a Ventimiglia.
Oltre all’accesso a cibo, bevande, assistenza medica e informazioni, da dicembre siamo in grado di dare vestiti, coperte e sacchi a pelo ogni giorno. Questo è reso possibile grazie alle costanti donazioni e risorse portate dai nostri volontari provenienti da diversi paesi e dalle persone del posto!
Ora vediamo ogni notte alcune persone che dormono alla “colazione” perché non hanno altro posto dove andare e aspettano il nostro ritorno al mattino. Altri rimangono per la notte per continuare il loro cammino la mattina presto.
Tutto questo accade proprio accanto alla strada principale che porta dal confine francese a Ventimiglia. Altre persone continuano a scegliere la spiaggia di Ventimiglia, lo spazio sotto il ponte, le case vuote o i posti vicini alla stazione ferroviaria.
Per noi significa più manutenzione dello spazio per tenerlo pulito. Le persone che pernottano lasciano coperte, vestiti e bagagli per non essere ostacolate quando cercheranno di riattraversare il confine italo-francese.
Come reazione alle notti gelide e all’essere costantemente esposti alle temperature esterne, anche nella stazione di polizia (francese ndt) dove rimangono per almeno 12 ore durante le ore notturne, la gente accende fuochi a partire dalla sera fino alla mattina. Non necessariamente presso il nostro spazio, ma in tutti i luoghi di pernottamento a breve termine della città. Due giorni fa è scoppiato un incendio a Ventimiglia a causa di una persona che ha acceso un fuoco per tenere lontano il freddo
Tutto questo ha portato la polizia a fermarsi per diversi giorni per ricordarci di smontare il nostro telo per riparare dalla pioggia, di spegnere i fuochi al mattino e di ripulire lo spazio. Sembrano esserci infinite risorse per controllare noi e quello che dovremmo fare, mentre noi cerchiamo di usare le nostre risorse in una situazione in cui il governo italiano e francese (come qualsiasi altro governo europeo) non sembrano avere alcun interesse a soddisfare i più elementari bisogni degli esseri umani.
Questo dovrebbe essere il lavoro di stranier*, per lo più giovani che vengono a lavorare in nome di Kesha Niya nella zona? Persone che sono per lo più senza adeguate pause o sonno ma sono fortemente impegnate in quello che è solo un piccolo pezzo di supporto proposto a tutt* coloro che si trovano in un viaggio ignorante e violento attraverso l’Europa, anonimo, in un sistema che non riconosce come viv* chi non ha il documento giusto?
Questo non dovrebbe essere il nostro posto. La lotta delle persone dovrebbe essere di tutt*, ma soprattutto di coloro che hanno accettato di assumersi la responsabilità del loro paese, comprese le persone che hanno scelto di entrare in questa terra alla ricerca di qualcosa. Le organizzazioni di base, gli persone locali attive, ONG etc. stanno sostituendo il governo dove fallisce nel reagire. Dove inoltre sceglie attivamente di violare i diritti fissati nella propria stessa legge, e dove viola la dignità umana.
Alcuni resoconti più concreti:
Dopo essere stati catturati sui treni, in auto o camminando da qualche parte, le persone vengono messe nella stazione di polizia (francese ndt) in piccoli spazi che chiamiamo “container”. Non possono usare il loro diritto di chiedere asilo in Francia, ogni diritto che dovrebbero avere è ignorato. Vengono trattenuti per alcune ore durante il giorno e poi solo rimandati indietro, e se prese tra le 6 del pomeriggio e le 7 del mattino, sono trattenute tutta la notte. Spesso, sono trattenute da 12 a 17 ore fino a un giorno intero.
Ora improvvisamente in tre giorni diversi delle persone ci hanno riferito di essere state in stazione per 48 ore (!). 5 persone hanno riferito di essere state trattenute per due giorni interi il 28 dicembre, il 2 e il 7 gennaio. Come chiunque altro, senza cibo, acqua, servizi igienici, coperte, un posto per dormire, assistenza medica. A temperature esterne, in un posto che costruito con pietre e metallo.
Il 29 dicembre, un gruppo di giovani ragazzi riferisce di essere stato catturato di notte in un camion che andava in Francia. Dopo essere stati fermati, la polizia scrive numeri da 1 a 5 sulle loro mani per distinguerli. Quando arrivano, possiamo ancora vedere i numeri sulle loro mani.
Il 30 dicembre: 5 ragazzi vengono arrestati dalla polizia. Vengono messi sui sedili posteriori vengono messi sui sedili posteriori di una macchina della polizia, tutti e 5 insieme. Quando chiedono di avere più spazio, la polizia risponde che sono venuti tutti insieme dall’Africa, schiacciati in una piccola barca, quindi non dovrebbe essere un problema.
Il primo gennaio, una persona viene controllata mentre piove, davanti a un edificio. Chiede di essere controllato all’interno, in uno spazio asciutto. La polizia lo picchia per questa richiesta.
Parliamo con un uomo che è già in procedura d’asilo in Francia. L’8 gennaio, la polizia prende il suo documento che prova il suo status e non glielo restituisce.
Di seguito, trovate i numeri delle ultime due settimane che abbiamo contato alla frontiera. Questi numeri sono abbastanza precisi per tutt* coloro che sono stati accolti a colazione, dal momento che quasi tutte le persone che sono state respinte dalla Francia in Italia passeranno del tempo al nostro punto di frontiera.
Nella settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio, abbiamo incontrato solo 222 persone alla frontiera, di cui 190 respinti e 32 provenienti da altri posti nei dintorni per mangiare e chiacchierare. È un numero molto basso, perché è stato per difficile in questo periodo viaggiare all’interno dell’Italia, e le regioni italiane sono state chiuse durante la zona rossa per il Covid 19.
Di queste 222 persone, abbiamo contato solo una donna e due minori.
Nella settimana dal 4 gennaio al 10 gennaio, tutto stava tornando alla normalità con numeri che erano significativamente più alti. Abbiamo contato 603 persone, di cui 518 respinte e 85 provenienti da luoghi diversi. Di tutti questi, 41 erano donne, 17 bambini e almeno 10 minorenni, ma non abbiamo potuto tenere traccia di tutti i minorenni questa settimana. Il numero più alto di persone arrivate in un giorno è stato 158.
Ricordate che il numero di individui effettivamente respinti è molto più basso, dal momento che le persone ci riprovano e vengono arrestate per diversi giorni e noi non le incontriamo quasi mai solo una volta.
Siamo felici di essere di nuovo un alto numero di volontari, dato che il numero di persone al confine aumenta rapidamente. Anche le forze di polizia sono tornate alla normalità. Possiamo continuare bene il nostro lavoro e avremo capacità anche di essere più presenti a Ventimiglia e nella zona, per controllare come stanno le persone che sono appena arrivate o sono bloccate da qualche parte senza via d’uscita.
Medici senza frontiere ha appena pubblicato un mini documentario e un breve rapporto su diverse regioni di confine tra l’Italia e la Francia. Vale la pena guardarlo e tradurlo (dall’italiano all’inglese e/o francese ndt) dal momento che e disponibile solo italiano. Potete trovarlo qui:
Se siete interessati ad altra merda che sta succedendo in Italia, eccovi serviti con un nuovo rapporto di “Are you syrious?” sui campi di espulsione CPR italiani.
Come sempre – se avete letto fino a qui, grazie a voi personalmente per il vostro interesse e supporto
Potete contattarci e attivarvi per la regione qui in qualsiasi modo vi sia possibile.
Per favore utilizzate la nostra pagina Facebook o le nostre e-mail. Ulteriori informazioni di seguito.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente contributo, istantanea amara e precisa di come si presenti, in questo momento, il territorio di frontiera tra Ventimiglia e Mentone.
Un momento a Ventimglia
Non andavo al confine da mesi, ci abito abbastanza vicino da trascurarlo, come quando non rispondi a tua madre perché sai che comunque puoi chiamarla dopo. Pensi che in qualche modo sia sempre lì, fermo sulla carta geografica, più immobile delle rocce sulle quali è stato disegnato.
Mi sono e ci siamo persi nella nostra piccola città, si è riempita anche lei di piccoli confini, di marginalità. Barriere una dentro l’altra nate dove prima lo sguardo era libero. Si sono distese come il filo spinato anche sotto casa mia ste stronze. Un colpo di forbice e le ho viste apparire simili ad omini di carta che si tengono per mano. Ho e abbiamo trascorso gli ultimi mesi tra quei muri, senza il coraggio ed il tempo di guardare a ponente, verso il far west un poco ‘ndrangheta, un poco Biamonti che è un pezzo della mia/nostra storia: Ventimiglia.
Pare che a ponte San Luigi, il confine alto, la polizia e l’Anas (o meglio la polizia con la scusa dell’Anas) vogliano cintare la piccola piazzola a bordo strada in cui vengono distribuiti generi di prima necessità alle persone respinte. Arriviamo che c’è il sole, al mattino poca pioggia svogliata, diversa dall’acqua che ha aperto Ventimiglia come un libro la settimana scorsa, quando il Roya era un ferro da stiro impazzito che trascinava tutto giù dal tavolo. Ci sono molte persone. Alcune 20k e kesha niya cercano di aiutare, danno cibo, caffè, informazioni. Non ci sono forze dell’ordine, si vedono solo gli alpini dormire sulle jeep in dogana, mentre la spiaggia delle baracche è bellissima, nonostante sia un centinaio di metri sotto di noi sembra lì, a portata di mano.
Ci sono molte persone, troppe, hanno facce stanche sotto le mascherine, banale dirlo, ma meglio ricordarselo, perché equivalgono a ore di container, di garde à vue, di strattonamenti. La CRS non si fa problemi, usava l’amuchina dopo che alzava le mani ancora prima del covid.
Io dal 2011 qualcosa qui l’ho vista: i tunisini, i sudanesi, gli afgani, le somale, la tratta; tanti corpi, corpi pestati come lattine, disidrati, abbattuti, fieri, infreddoliti, poi madri sole, madri male accompagnate, anche farabutti, santi e bambini, ma quello che vedo oggi no, non l’avevo mai visto. C’è gente di ogni etnia ed età, alcuni vestiti male, altri che hanno imparato ad essere alla moda anche nella difficoltà, più o meno capaci di parlare le nostre lingue. Molti non sanno che fare, molte non sanno dove andare, pensano ad arrivare a domani forse, qualcosa nella pancia, senza infettarsi, giusto la possibilità di avere qualche sogno, senza esagerare però, che con i sogni in Europa ci si avvelena, che i sogni non realizzati diventano ossessioni. Non è più quello che i sociologi definiscono un flusso migratorio, queste sono persone che finita la musica al gioco della sedia non hanno trovato posto, partecipando così tante volte al gioco fino a che è diventato orrendo. La musica partendo è ormai il raccapricciante carillon di un film horror.
Il sole si fa più forte, andiamo al supermercato a prendere quello che serve. Io ed i miei amici abbiamo i capelli bianchi ed un cazzo di cane che mi lecca sempre, a me non piace il contatto fisico, mediamente antispecista, neanche da parte degli animali.
Portiamo i vestiti a Delia, che come sempre ha da fare: una famiglia, una distribuzione, un caffé. Sembra ancora più combattiva del solito e questo mi tira su, anche se il cane prova a leccarmi di nuovo. C’è un bambino con sua madre, dorme con la testa appoggiata al tavolo e molte altre persone che vanno e vengono, sono appena più decisi, voglio sperare che sia così.
Ventimiglia è devastata, c’è ancora un camion accartocciato sotto il ponte e cumuli di detriti ammassati in città. La passerella Squarciafichi rotta a metà rappresenta questa storia che non si chiude, una linea che non combacia.
Qui ci sono rimasti i non europei, i ventimigliesi, le guardie, i 20k, le keshaniya e le mie amiche, quelle senza più collettivo, ma con le braci sempre accese in petto. Torno a casa e mi chiedo se continuare a pensare a quale tipo di momento sia questo, non renda tutto difficile. Forse semplicemente questo è il momento, mica solo a Ventimiglia.
Pubblichiamo la traduzione dei report di dicembre 2019 e gennaio 2020 pubblicati dal collettivo Kesha Niya in data 22/02/2020.
Mentre i turisti italiani lamentano la poca cortesia con cui vengono respinti alle frontiere degli altri stati per il contenimento del Coronavirus, i resoconti del collettivo continuano a raccontarci l’ordinaria violenza a cui sono sottoposte da anni le persone migranti al confine di Ventimiglia.
Report di dicembre
Dal 01/12/2019 al 31/12/2019 abbiamo incontrato 549 uomini, 17 minori, 14 donne e un bambino. Abbiamo anche assistito al bus della deportazione che ci è passato davanti con circa 20 persone a bordo che sono state deportate a Taranto.
E’ stato un mese piuttosto calmo se comparato ai mesi precedenti. Le persone uscite dai container si sono lamentate comunque del comportamento e delle ingiustizie perpetrate dalla polizia francese e da quella italiana.
*** Attenzione segue resoconto sulla violenza della polizia ***
Un uomo ci ha riferito di avere il passaporto e la prova del rinnovo del suo permesso di soggiorno ma di essere stato comunque respinto in Italia. Un altro uomo ed un minore ci hanno raccontato di essersi nascosti nelle toilette del treno. Quando la polizia li ha trovati, li ha spruzzati con spray al peperoncino, ha ammanettato il minore e ha tirato un pugno in faccia all’uomo.
Secondo il racconto di un altro uomo la polizia ha rubato la tessera dell’assicurazione e quella di un’associazione.
Un altro uomo ci ha detto di avere i documenti di protezione ufficiale da parte del suo consolato che gli permettono di passare il confine con la Francia ma è stato rinviato comunque in Italia.
Un’altra persona ci ha raccontato che il controllore sul treno ha preso 100 euro da alcuni migranti ma quando è arrivata la polizia glieli ha indicati perché fossero fermati.
Un uomo ci ha detto che è stato picchiato dalla polizia nei container con la motivazione che parlava troppo.
Un altra persona ci ha riferito che la polizia gli ha strappato i vestiti e l’agente ha insistito che saremmo stati noi a dire alle persone di nascondersi nei bagni del treno.
Un uomo ha riferito che la polizia ha cercato di rubare i suoi documenti ma senza riuscirci, per questo motivo hanno poi distrutto la sua valigia.
Secondo quanto sostenuto da due persone la polizia ha rubato i loro passaporti ma glieli ha restituiti due giorni dopo quando sono stati nuovamente fermati mentre tentavano di passare il confine.
Un uomo ci ha detto che la polizia lo ha afferrato violentemente e lo ha preso a pugni sulle costole.
Un altro uomo ha riferito che la polizia gli ha rubato 400€.
Una donna con un bambino ci ha detto che la polizia italiana l’ha minacciata di mandarla in prigione ma è stata poi respinta in Italia.
Un uomo ci ha detto che la polizia italiana lo ha afferrato per il bavero della camicia e gli ha detto in modo minaccioso di non passare più da questo confine.
Inoltre diverse persone ci hanno detto di essere state detenute per periodi ben superiori alle 4 ore. 8 persone sono state detenute da 5 a 10 ore, 4 persone per 11 ore, 3 persone per 12 ore, 2 persone per 13 ore, 2 persone per 15 ore, 1 persona per 18 ore e un’altra per 19.
Report di gennaio
A gennaio (dal 1/1/2020 al 31/01/2020) sappiamo di 979 persone respinte dalla polizia di frontiera francese in Italia.
945 di queste le abbiamo incontrate di persona. Quindici erano minori non accompagnati, altri 6 minori viaggiavano con le loro famiglia. Abbiamo incontrato 11 donne che viaggiavano da sole, una di loro era incinta.
Ci sono stati riportati sei casi di violenza della polizia : cinque persone sostengono di essere state colpite da agenti delle polizia francese. Una persona ha detto che ha ricevuto un calcio da un agente mentre camminava.
Ad alcuni di questi casi hanno assistito altre persone detenute.
Ci sono stati riferiti diversi casi di violenza verbale dalla polizia francese, come insulti e minacce.
Un totale di sette persone ci ha riferito che la polizia ha rubato i loro documenti, come i documenti d’asilo francesi.
Una persona con passaporto e permesso di soggiorno validi è stata respinta così come una persona che viaggiava con un documento di identità svedese che non è stato accettato dalla polizia francese.
Sappiamo di un caso in cui i militari italiani hanno riaccompagnato una persona alla polizia francese perché il suo non era un respingimento giustificato. A quanto sappiamo dopo la persona in questione è potuta rimanere legalmente in Francia.
C’è stato un monitoraggio di 40 ore organizzato da Anafe nei pressi degli uffici della polizia di frontiera e della stazione di Menton Garavan dove sono più frequenti i controlli di polizia. Al monitoraggio hanno partecipato anche alcuni avvocati.
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La distribuzione di cibo a Ventimiglia si è tenuto per un numero progressivamente inferiore di persone. Abbiamo incontrato tra le 30 e le 60 persone ogni sera per una media di 40 persone al giorno. Insieme al cibo abbiamo fatto diverse distribuzioni di vestiti così come di prodotti per l’igiene.
Dal momento che il numero di persone che viene alla distribuzione di cibo è bassa e la maggior parte è alloggiata presso il campo della Croce Rossa dove viene fornito il cibo e ci sono altre possibilità di ricevere viveri, prodotti igienici e vestiti come presso il Bar Hobbit o la Caritas, abbiamo deciso di fermare la distribuzione serale durante la settimana.
Abbiamo preso questa decisione perché le risorse spese e l’impatto ambientale sono alti per un bisogno ridotto ma anche per trovare lo spazio e il tempo per ri-orientare il nostro gruppo.
La distribuzione serale di cibo sarà comunque mantenuta nei fine settimana, come già avviene i giorni saranno divisi tra noi ed altri gruppi locali .
Rimanete solidali
Kesha Niya
Il collettivo Kesha Niya è impegnato dalla primavera del 2017 a Ventimiglia dove si occupa della preparazione e distribuzione serale di pasti. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.
Pubblichiamo la traduzione in italiano del report dei Kesha Niya relativo alla prima settimana di novembre 2019. Il collettivo Kesha Niya che prosegue l’impegno di monitorare la situazione alla frontiera tra Ventimiglia e Mentone e il perdurare delle torture inflitte dalla polizia francese alle persone straniere in transito.
«Ciao a tutti e tutte
Durante l’ultima settimana (03.11.-09.11.), abbiamo incontrato 631 persone a Grimaldi Inferiore che erano state arrestate dalla polizia francese e rimandate in Italia. Questo è di gran lunga il numero più grande dall’inizio della nostra raccolta di dati, i numeri stanno aumentando molto rapidamente nelle ultime settimane. Sappiamo che un totale di 648 persone sono state rimpatriate in Italia. Di queste 17 persone sono arrivate a Ventimiglia con l’autobus pubblico, con la Croce Rossa o la polizia italiana, motivo per cui non le abbiamo incontrate direttamente.
Il numero totale di persone deportate comprende 34 donne, tra cui almeno 3 donne in gravidanza, 24 minori che viaggiano da sole e 18 bambini (che vanno da pochi mesi a 13 anni) accompagnati da un membro della famiglia.
Le cifre sopra riportate non comprendono le circa 25 persone deportate da Ventimiglia a Taranto.
Questa settimana è stata la settimana in cui abbiamo avuto il maggior numero di segnalazioni di violenza sulla polizia.
Minori
Dei 24 minori non accompagnati che abbiamo incontrato, possiamo segnalare due incidenti particolari che si sono distinti.
Abbiamo incontrato un ragazzo di 17 anni che aveva il diabete ma non aveva i farmaci necessari. È arrivato con un piede molto gonfio, probabilmente a causa della mancanza di cure mediche.
Un altro diciassettenne ha dichiarato di essere stato gasato durante la sua detenzione nei container.
Violenza della polizia
La notte del 2-3 novembre, circa 80 persone erano nei container. Diverse persone ci hanno detto che durante il giorno del 3, la polizia è penetrata regolarmente (almeno ogni ora) nei container e ha usato spray al pepe su un gran numero di persone. Questo ha provocato nausea e problemi respiratori. Un uomo ha dovuto vomitare più volte per liberarsi del gas inalato e quando è arrivato da noi mostrava grandi difficoltà a respirare e non riusciva a parlare. Abbiamo dovuto portarlo al pronto soccorso.
Tre persone ci hanno detto che sono stati gasati anche mentre venivano rilasciati. Uno di loro ha detto che è stato anche picchiato dalla polizia.
Qualcuno ci ha detto che alle 13:00, sempre del 03/11, erano state rilasciate 6 persone. Poco dopo il rilascio, la polizia è tornata nei container e ha annunciato che un’altra persona poteva uscire. Un uomo si è così avvicinato alla porta di uscita ed è stato preso a pugni in faccia, gasato direttamente e preso a calci sul fianco. È caduto a terra ed è stato ferito a una mano. Molte persone erano presenti e hanno confermato la storia. (Vedi foto).
Diverse persone hanno anche parlato di un altro incidente: durante il giorno, molti di loro hanno chiesto cibo alla polizia francese perché erano stati detenuti per molte ore, ma gli è stato detto che non c’era cibo lanciando mele e biscotti nel cortile dove ci sono i container.
Una persona ci ha detto che ha chiesto alla polizia francese di essere rilasciato perché tutti i suoi amici erano usciti e lui era l’unico rimasto ancora chiuso dentro. La richiesta è stata rifiutata. Più tardi, ha cercato di uscire quando sono state rilasciate altre persone detenute nel container, anche se non gli è stato permesso di farlo. Ha aggiunto che gli agenti di polizia presenti hanno notato il tentativo e uno di loro lo ha colpito al viso ferendogli il naso e insultandolo. Due persone nel nostro gruppo hanno visto questa persona uscire dalla zona del container con il naso rotto. Quando siamo andati a chiedergli cosa fosse successo, ha detto di essere appena stato colpito al naso. La stessa persona avrebbe chiesto cibo mentre era in detenzione e gli era stato spruzzato del pepe in faccia.
Quando una persona è stata liberata dai container, ha scoperto che il suo cellulare e i suoi soldi non erano più nella sua borsa e ha cercato di avvisare la polizia. Ha testimoniato che l’ufficiale ha usato una pistola stordente (taser) sulla sua coscia sinistra e lo ha esortato a sparire.
Subito dopo l’incontro con quest’uomo, altre due persone hanno spiegato che un poliziotto francese aveva minacciato di usare il suo Taser già acceso contro di loro quando gli avevano chiesto di recuperare una ricevuta della domanda di asilo custodita dalla polizia. Uno di loro è stato rimandato in Italia mentre è richiedente asilo in Francia. Secondo lui, la polizia francese ha rubato la sua ricevuta valida e la sua tessera sanitaria italiana. La ragione che la polizia ha usato è che comparivano nomi diversi su entrambi i documenti.
Una persona è arrivata con una piccola macchia di sangue sul naso, ha dichiarato che un poliziotto lo ha colpito quando è stato rilasciato.
Due uomini hanno chiesto cibo alla polizia francese durante la loro detenzione nei container. Entrambi hanno detto che la polizia ha usato spray al pepe contro di loro e ne ha colpito uno all’orecchio. (Immagine)
Il 06/11, le prime 40 persone che sono venute a trovarci la mattina sono state rilasciate contemporaneamente. Diverse donne arrestate il giorno prima dalla polizia francese hanno sottolineato che durante la notte non c’era separazione tra i sessi, tutte le persone erano tenute insieme (donne, uomini e bambini).
Una di queste donne ci ha raccontato della sua esperienza mentre era nei container. Abbiamo registrato la sua testimonianza. Ha detto che è andata in Francia in treno per seguire un trattamento. Alle 19 ore del 05/11 venne arrestata dalla polizia francese sul treno per Menton-Garavan.
Durante la sua detenzione nei container, chiese alla polizia acqua. Risposero che avrebbe dovuto bere l’acqua della toilette. Ci ha anche detto che la polizia le aveva rubato 500 € e la sua tessera sanitaria. Quando ha chiesto di recuperare le sue cose, un agente di polizia le ha dato un pugno in faccia.
Abbiamo ricevuto diverse conferme oculari di questo fatto, tra cui da una bambina di 6 anni. Lei e la sua famiglia hanno detto che era molto spaventata dopo aver assistito a questa violenza. La ragazza e la sua famiglia hanno trascorso la notte dal 05 al 06 novembre nel container e durante la detenzione aveva la febbre. La famiglia ha chiesto assistenza medica, ma la polizia ha risposto che era “normale”.
Una giovane donna di questa famiglia ci ha anche detto che quando era in detenzione, ha chiesto alla polizia un medico perché aveva un gomito molto doloroso. Il medico non è stato consultato e nessun altro aiuto le è stato fornito.
Molte persone ci hanno detto che hanno dormito sul pavimento e che la polizia ha attivato l’aria condizionata durante la notte.
Una persona ci ha detto di aver chiesto cibo alla polizia francese durante la sua detenzione. In seguito è stato picchiato da un ufficiale di polizia.
Diverse sono le testimonianze di persone che dicono di essere picchiate dalla polizia per ogni richiesta che veniva loro fatta.
Un’altra persona ci ha detto che un poliziotto francese lo aveva insultato dopo aver chiesto dell’acqua. Era la sua seconda notte di detenzione, durante la prima è stato colpito all’orecchio.
Quest’uomo faceva parte di un gruppo di persone arrestate in montagna nella notte dal 5 al 6 novembre. Mentre la polizia ha portato questa persona nel container, dice di essere stato picchiato con un manganello alle ginocchia. (Vedi l’immagine).
Altri 2 uomini che viaggiavano con lui ci dissero che era successa la stessa cosa a loro.
Uno ha affermato di essere stato ripetutamente schiaffeggiato su entrambe le orecchie da un agente di polizia che indossava guanti rinforzati. Quando questa persona è venuta in contatto con noi, non riusciva a sentire bene da un orecchio.
L’altro ha detto che è stato picchiato da una delle forze di polizia francesi su uno dei suoi stinchi. Abbiamo registrato la sua testimonianza.
Un quarto uomo fu ferito sull’arco del sopracciglio sinistro, non era chiaro se da un pugno o una testata. (Vedi foto)
Sempre il 6, le prime 40 persone che sono state rilasciate, hanno quasi tutte riferito di essere state gasate. Altri 28 casi sono stati segnalati durante la settimana.
Il 7, un uomo ha spiegato che quando è stato arrestato, uno dei suoi polsi era attaccato a quello di un diciassettenne con dei cavi di plastica. Dato che erano troppo stretti, chiese alla polizia francese se potevano allentarli un po ‘. In risposta, lo schiaffeggiarono e gli diedero un calcio sullo stinco.
Abbiamo incontrato una donna incinta con un grande ematoma sulla fronte. Ha detto di essere stata picchiata da un poliziotto francese.
Un’altra persona ci ha detto che la polizia francese aveva rubato la ricevuta che dimostravano il rinnovo dei suoi documenti italiani.
Abbiamo sentito di tre casi in cui la polizia ha tenuto le persone tra le 21 e le 22 ore le persone nei container. Molti di più tra le 10 e le 16 ore».
Pubblichiamo le immagini, registrate da alcune persone detenute nei container e diffuse dal collettivo Kesha Niya, che mostrano le condizioni in cui le persone vengono trattenute dalla polizia di frontiera francese prima di essere respinte in Italia
Sulla propria pagina facebook, il collettivo ha pubblicato due report riferiti alle giornate tra il 20 ottobre e il 2 novembre: ne pubblichiamo la traduzione qui di seguito.
Entrambi i report evidenziano il netto aumento del numero di persone migranti che tentano di lasciare l’Italia dalla frontiera di Ventimiglia. Gli ultimi due resoconti, e i dati raccolti dallo stesso collettivo nella settimana dal 3 al 9 novembre, registrano il respingimento di 1799 persone in sole 3 settimane, mentre in tutto il mese di settembre erano state 1536. Anche le presenze presso il Campo gestito dalla Croce Rossa nel Parco Roya sono evidentemente in crescita: se da oltre un anno il numero delle persone ospitate nella struttura non superava le 250 presenze, al 12 di novembre le persone registrate al campo erano 400.
Ad aggravare la situazione già difficile delle persone in viaggio si aggiungono le reazioni sempre più violente della polizia francese, ormai divenute prassi strutturale nei locali per la detenzione delle persone respinte al confine. Insulti e umiliazioni, spray al peperoncino e percosse si sommano così, con sempre maggior costanza, alle pratiche già normalizzate della privazione di cibo e acqua, della detenzione fino a 24 ore in locali insalubri e non attrezzati, del rifiuto di fornire qualsiasi forma di assistenze medica.
REPORT 20-26 Ottobre
Ciao a tutt*,
nell’ultima settimana abbiamo incontrato 553 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ il numero più grande da quando raccogliamo i dati. Il numero di persone sta aumentando molto in queste ultime settimane. Sappiamo di un totale di 578 persone respinte, abbiamo infatti visto 18 persone andare a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana, senza entrare in contatto con noi e 9 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana. Questo numero include 13 donne, tre delle quali incinte, 27 minori, 8 bambini e 4 minori accompagnati da un familiare. Non sono incluse in questo numero le circa 20 persone che sono state mandate a Taranto dalla polizia italiana il 24 ottobre.
Minori
7 minori sono stati riportati in Francia dalla polizia italiana prima di arrivare da noi.
Siamo tornati dalla polizia italiana con un quindicenne e un sedicenne che non avevano ancora dato le impronte digitali in Europa perché fossero registrati come minorenni. La polizia ha asserito che i due minori si erano dichiarati maggiorenni, fatto negato dagli interessati. La polizia italiana ha poi detto che il loro sistema di registrazione non funzionava. Ci hanno ordinato di andarcene e di non ritornare.
Questa settimana abbiamo incontrato una minore che viaggiava da sola.
Un sedicenne ci ha raccontato la sua esperienza con la PAF (Police Aux Frontières– Polizia di frontiera francese n.d.t.). Due poliziotte erano in disaccordo sull’accettarlo o meno come minore. Alla fine è stato respinto in Italia, ha dato 4 impronte digitali ed è stato registrato come ventunenne dalla polizia italiana perché questa era l’età indicata sul “refus d’entrée” (rifiuto di ingresso, documento consegnato alle persone respinte in Italia dalla polizia francese n.d.t.).
Violenza
Due quindicenni hanno detto di essere stati minacciati dalla polizia francese che sarebbero stati picchiati se avessero riprovato a passare.
7 persone che hanno attraversato il confine in montagna nella notte tra il 21 ed il 22 ottobre hanno riferito di essere state arrestate dalla Legione Straniera all’una del mattino e che alcuni militari hanno puntato loro contro il fucile. Il refus d’entrée dichiarava che erano stati arrestati a Ponte S.Ludovico (dove ci sono i controlli di confine sulla costa).
5 altre persone avevano sul loro “refus d’entrée” l’indicazione di luoghi errati in cui sono stati fermati. Sono stati fermati al primo casello dell’autostrada (La Turbie) a bordo della vettura di un trafficante. La polizia ha arrestato il conducente ma ha scritto che i passeggeri sono stati fermati mentre si trovavano su un autobus.
Una persona ha perso il controllo durante la detenzione nel container e ha rotto una finestra con la testa e le mani. Ha riferito di essere stato preso a pugni dalla polizia francese. Un’altra persona ha assistito ai fatti e ha visto anche un uomo ferirsi con i frammenti della finestra rotta. La persona ferita ha chiesto aiuto ma la polizia ha detto che non era niente e si è rifiutata di aiutarlo.
Dopo 16 ore di detenzione una persone ha chiesto di essere rilasciata. Ci ha detto che la polizia francese lo ha sollecitato ad avvicinarsi alla porta e quando lui l’ha fatto è stato prima picchiato e poi rilasciato.
Una persona ha riferito di essere stata colpita dalla polizia francese con un manganello su una gamba e sulla schiena. Il poliziotto gli avrebbe detto che lo faceva perché a causa sua non potevano andare in pausa a mangiare.
Alle 18.30 del 26 ottobre abbiamo visto più di 10 persone venire rilasciate dai container mentre la polizia francese urlava loro contro.
Ci è stato raccontato un caso di brutalità della polizia avvenuto nei container 3 mesi fa. Questo reporter ci ha detto di aver visto un poliziotto dare un calcio nei genitali ad una delle persone detenute che ha perso conoscenza per via del dolore. La polizia non ha fornito alcun supporto di primo soccorso.
Ci è stato detto da 32 persone di essere state detenute tra le 11 e le 22 ore dalla PAF.
Abbiamo continuato a incontrare un gran numero di persone con ferite infette, specialmente sulle gambe, e abbiamo praticato il primo soccorso.
REPORT 27/10-2/11
Ciao a tutt*,
questa settimana abbiamo incontrato 565 persone al confine italo-francese a Grimaldi inferiore, che sono state fermate dalla polizia francese e poi respinte verso l’Italia. E’ stato nuovamente superato il numero più alto che abbiamo registrato dall’inizio della raccolta dati. Sappiamo anche di altre 6 persone che sono state respinte ma con le quali non siamo entrati direttamente in contatto. Queste sei persone sono andate a Ventimiglia con l’autobus, la Croce Rossa o la polizia italiana. Ci sono stati quindi almeno 571 respingimenti. Il numero di persone menzionate (565/571) include 14 minori non accompagnati, 18 donne (di cui una in cinta), 5 bambin* e un minore non accompagnato che la polizia italiana ha riportato in Francia senza bisogno del nostro intervento.
Persone fermate dalla polizia di frontiera francese alla stazione di Menton-Garavan.
Minori
Dei 14 minori che abbiamo incontrato questa settimana, 4 casi spiccano in particolare.
Un ragazzo di quattordici anni è stato registrato dalla polizia francese come se ne avesse quaranta (data di nascita 1979 apposta sul suo refuse d’entrée) e la polizia italiana lo ha apparentemente registrato, con quattro impronte digitali, come se avesse quarant’anni. Siamo andati dalla polizia italiana con il ragazzo quattordicenne e abbiamo chiesto come sia stato possibile un errore di registrazione così ovvio. La poliziotta presente ci ha detto che non poteva farci nulla perché in quel momento non c’era la connessione con il data base di Stato. Resta il dubbio se questa informazione fosse vera dal momento che delle impronte erano stato prese un attimo prima e questo è possibile solo se l’accesso al data base è disponibile e il sistema per la registrazione è funzionante. E’ inoltre già successo in passato che, quando ci siamo recati dalla polizia italiana con dei minori, il sistema di registrazione fosse per coincidenza fuori uso.
Il giorno successivo lo stesso adolescente è stato nuovamente respinto dalla Francia ma questa volta come diciannovenne.
Un sedicenne, registrato in Italia come ventenne, aveva con se tutti i suoi documenti ufficiali della Costa d’Avorio che confermavano la sua età ma non li ha mostrati alla polizia per timore che glieli rubassero.
Ci sono stati raccontati due casi di violenza contro minori.
Un minore è stato preso a calci dalla polizia francese
Il 2 di Novembre un diciassettenne è stato colpito al naso dalla polizia francese. Aveva detto di avere vent’anni perché non voleva essere separato dai suoi amici. Durante il suo rilascio, la polizia francese lo ha spruzzato sul volto con spray al peperoncino.
2/11/2019 Ragazzo di 17 anni colpito al naso e fatto bersaglio di spray al peperoncino dalla polizia francese.
Violenza
Il 2 di novembre siamo venuti a conoscenza di almeno 24 casi i cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio. Una di queste, dopo che la polizia la ha spruzzata con lo spray al peperoncino, ha perso conoscenza, è caduta e si è ferita a un ginocchio. Il suo amico ci ha raccontato che la polizia francese lo ha preso a calci mentre si trovava a terra.
Nell’arco della settimana abbiamo ascoltato altri 17 casi in cui la polizia francese ha usato spray al peperoncino contro le persone durante il loro rilascio.
Un uomo ci ha spiegato che che alle nove di sera del 27 ottobre si trovava vicino a una galleria sulla A8, sulle montagne sopra Mentone. Era sul percorso che porta a Mentone e si è avvicinato ad una proprietà privata. Il momento dopo ha sentito qualcuno gridare “Stop”. Si è voltato ed ha iniziato a correre verso l’Italia. Durante la fuga ha sentito esplodere un colpo di pistola. E’ riuscito a tornare in Italia senza essere arrestato. Prima che accadesse tutto questo aveva visto un gruppo di cinque persone che cercavano anch’esse di attraversare il confine a piedi. Il gruppo è stato arrestato sulle montagne dai militari francese e ci ha incontrati il giorno dopo, confermando di aver sentito degli spari alle nove della sera prima.
Due persone hanno riferito di essere state picchiate dalla polizia francese dopo essere stati arrestati nella toilette del treno.
Un uomo ha detto di essere stato picchiato da cinque poliziotti francesi sul binario 1 della stazione di Menton Garavan alle 18.12 del 31 Ottobre quando è stato arrestato. Ricordava chi fossero gli aggressori ma dal momento che durante l’attacco si è protetto il capo con le mani non ha potuto darci altri dettagli.
A una persona che era detenuta nel container sono stati chiesti i documenti attraverso la porta dalla polizia francese. L’uomo ha passato i documenti attraverso la porta socchiusa e in quel momento il poliziotto l’ha sbattuta sulla mano dell’uomo. L’uomo ha riportato una ferita grave.
Un attivista per i diritti umani in Marocco è stato arrestato dalla polizia francese e detenuto nei container. Durante la detenzione ha registrato un video con il suo telefono cellulare. In questo video, ora in nostro possesso, sono registrate diverse violazioni dei diritti umani e comportamenti discutibili della polizia francese. L’uomo ha chiesto ai poliziotti francesi di presentare domanda di asilo politico, come risposta lo hanno preso in giro. Nel video si vede una persona incosciente sul pavimento. Questo è accaduto dopo che la polizia ha usato contro le persone detenute lo spray al peperoncino. Nel video si vede anche un uomo che chiede cibo alla polizia francese e si sente la polizia rispondere che non ce n’è. Il video mostra chiaramente anche la pessima condizione igienica all’interno dei container, si vede lo scarico della toilette che perde sul pavimento. L’attivista per i diritti umani ci ha detto che lui ed il suo amico hanno dovuto firmare il loro rifiuto d’ingresso prima che questo fosse compilato con i loro dati dalla polizie. Ha anche riferito che in questo giorno (29/10) la polizia è entrata nel container all’una di pomeriggio e ha usato lo spray al peperoncino su molte persone. In un altro video registrato da lui si vede un uomo incosciente che viene portato fuori dalla polizia e da alcune persone detenute in quel momento.
A due persone è stata negata assistenza medica dalla polizia francese nonostante avessero con sé documentazione medica ufficiale e l’avessero mostrata alla polizia.
Il primo caso riguarda una persona con una patologia polmonare, confermata da un medico tedesco di Colonia. La persona in questione ha chiesto medicine e acqua alla polizia francese. Sono state negate entrambe.
Il secondo caso riguarda una persone con problemi dentali confermati da un medico spagnolo . La richiesta di cure mediche fatte da questa persona sono state anch’esse negate.
In un’altra situazione un poliziotto francese ha picchiato un uomo del Mali. L’uomo ci ha raccontato che lo stesso poliziotto gli ha rubato il bankomat un momento dopo.
Una persona ci ha detto che la polizia francese gli ha sottratto il suo permesso scaduto.
Sappiamo di 10 persone detenute tra le 12 e le 23 ore dalla polizia francese. Possiamo presumere che il numero di casi sia molto più alto dal momento che ci sono persone che vengono detenute per tutta la notte ogni notte ed alcune di loro non sono le prime ad essere rilasciate e spesso neanche le ultime.
Il collettivo Kesha Niya è impegnato a Ventimiglia nella preparazione e distribuzione serale di pasti dalla primavera del 2017. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.