La dignità umana e i diritti fondamentali dimenticati

Pubblichiamo la traduzione del report di gennaio 2021 del collettivo Kesha Niya, presente alla frontiera di Ventimiglia dal 2017. Il report contiene nuovi resoconti sull’ordinaria amministrazione volta a reprimere i diritti fondamentali e la dignità umana. Potete leggere la traduzione dei precedenti report a questi link: 17 dicembre 2020, 27 dicembre 2020

Il nostro rapporto, finalmente!

Alcune parole sulla dignità umana alla frontiera franco-italiana, gennaio 2021.

Il nuovo anno è iniziato e l’inverno continua.

Da quando vediamo più freddo e giorni e notti di pioggia, dal momento che le persone devono adattarsi, il nostro posto di lavoro alla frontiera sta cambiando come il tempo. Soprattutto visto che questo è il primo anno dal 2016 senza un campo dove stare, le persone in viaggio usano gli spazi sicuri che trovano per dormire ogni volta che possono. Questo include il nostro spazio di lavoro 1 km prima della frontiera francese, direttamente accanto alla strada principale che porta dal confine a Ventimiglia.

Oltre all’accesso a cibo, bevande, assistenza medica e informazioni, da dicembre siamo in grado di dare vestiti, coperte e sacchi a pelo ogni giorno. Questo è reso possibile grazie alle costanti donazioni e risorse portate dai nostri volontari provenienti da diversi paesi e dalle persone del posto!

Ora vediamo ogni notte alcune persone che dormono alla “colazione” perché non hanno altro posto dove andare e aspettano il nostro ritorno al mattino. Altri rimangono per la notte per continuare il loro cammino la mattina presto.

Tutto questo accade proprio accanto alla strada principale che porta dal confine francese a Ventimiglia. Altre persone continuano a scegliere la spiaggia di Ventimiglia, lo spazio sotto il ponte, le case vuote o i posti vicini alla stazione ferroviaria.

Per noi significa più manutenzione dello spazio per tenerlo pulito. Le persone che pernottano lasciano coperte, vestiti e bagagli per non essere ostacolate quando cercheranno di riattraversare il confine italo-francese.

Come reazione alle notti gelide e all’essere costantemente esposti alle temperature esterne, anche nella stazione di polizia (francese ndt) dove rimangono per almeno 12 ore durante le ore notturne, la gente accende fuochi a partire dalla sera fino alla mattina. Non necessariamente presso il nostro spazio, ma in tutti i luoghi di pernottamento a breve termine della città. Due giorni fa è scoppiato un incendio a Ventimiglia a causa di una persona che ha acceso un fuoco per tenere lontano il freddo

Tutto questo ha portato la polizia a fermarsi per diversi giorni per ricordarci di smontare il nostro telo per riparare dalla pioggia, di spegnere i fuochi al mattino e di ripulire lo spazio. Sembrano esserci infinite risorse per controllare noi e quello che dovremmo fare, mentre noi cerchiamo di usare le nostre risorse in una situazione in cui il governo italiano e francese (come qualsiasi altro governo europeo) non sembrano avere alcun interesse a soddisfare i più elementari bisogni degli esseri umani.

Questo dovrebbe essere il lavoro di stranier*, per lo più giovani che vengono a lavorare in nome di Kesha Niya nella zona? Persone che sono per lo più senza adeguate pause o sonno ma sono fortemente impegnate in quello che è solo un piccolo pezzo di supporto proposto a tutt* coloro che si trovano in un viaggio ignorante e violento attraverso l’Europa, anonimo, in un sistema che non riconosce come viv* chi non ha il documento giusto?

Questo non dovrebbe essere il nostro posto. La lotta delle persone dovrebbe essere di tutt*, ma soprattutto di coloro che hanno accettato di assumersi la responsabilità del loro paese, comprese le persone che hanno scelto di entrare in questa terra alla ricerca di qualcosa. Le organizzazioni di base, gli persone locali attive, ONG etc. stanno sostituendo il governo dove fallisce nel reagire. Dove inoltre sceglie attivamente di violare i diritti fissati nella propria stessa legge, e dove viola la dignità umana.

Alcuni resoconti più concreti:

Dopo essere stati catturati sui treni, in auto o camminando da qualche parte, le persone vengono messe nella stazione di polizia (francese ndt) in piccoli spazi che chiamiamo “container”. Non possono usare il loro diritto di chiedere asilo in Francia, ogni diritto che dovrebbero avere è ignorato. Vengono trattenuti per alcune ore durante il giorno e poi solo rimandati indietro, e se prese tra le 6 del pomeriggio e le 7 del mattino, sono trattenute tutta la notte. Spesso, sono trattenute da 12 a 17 ore fino a un giorno intero.

Ora improvvisamente in tre giorni diversi delle persone ci hanno riferito di essere state in stazione per 48 ore (!). 5 persone hanno riferito di essere state trattenute per due giorni interi il 28 dicembre, il 2 e il 7 gennaio. Come chiunque altro, senza cibo, acqua, servizi igienici, coperte, un posto per dormire, assistenza medica. A temperature esterne, in un posto che costruito con pietre e metallo.

Il 29 dicembre, un gruppo di giovani ragazzi riferisce di essere stato catturato di notte in un camion che andava in Francia. Dopo essere stati fermati, la polizia scrive numeri da 1 a 5 sulle loro mani per distinguerli. Quando arrivano, possiamo ancora vedere i numeri sulle loro mani.

Il 30 dicembre: 5 ragazzi vengono arrestati dalla polizia. Vengono messi sui sedili posteriori vengono messi sui sedili posteriori di una macchina della polizia, tutti e 5 insieme. Quando chiedono di avere più spazio, la polizia risponde che sono venuti tutti insieme dall’Africa, schiacciati in una piccola barca, quindi non dovrebbe essere un problema.

Il primo gennaio, una persona viene controllata mentre piove, davanti a un edificio. Chiede di essere controllato all’interno, in uno spazio asciutto. La polizia lo picchia per questa richiesta.

Parliamo con un uomo che è già in procedura d’asilo in Francia. L’8 gennaio, la polizia prende il suo documento che prova il suo status e non glielo restituisce.

Di seguito, trovate i numeri delle ultime due settimane che abbiamo contato alla frontiera. Questi numeri sono abbastanza precisi per tutt* coloro che sono stati accolti a colazione, dal momento che quasi tutte le persone che sono state respinte dalla Francia in Italia passeranno del tempo al nostro punto di frontiera.

Nella settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio, abbiamo incontrato solo 222 persone alla frontiera, di cui 190 respinti e 32 provenienti da altri posti nei dintorni per mangiare e chiacchierare. È un numero molto basso, perché è stato per difficile in questo periodo viaggiare all’interno dell’Italia, e le regioni italiane sono state chiuse durante la zona rossa per il Covid 19.
Di queste 222 persone, abbiamo contato solo una donna e due minori.

Nella settimana dal 4 gennaio al 10 gennaio, tutto stava tornando alla normalità con numeri che erano significativamente più alti. Abbiamo contato 603 persone, di cui 518 respinte e 85 provenienti da luoghi diversi. Di tutti questi, 41 erano donne, 17 bambini e almeno 10 minorenni, ma non abbiamo potuto tenere traccia di tutti i minorenni questa settimana. Il numero più alto di persone arrivate in un giorno è stato 158.

Ricordate che il numero di individui effettivamente respinti è molto più basso, dal momento che le persone ci riprovano e vengono arrestate per diversi giorni e noi non le incontriamo quasi mai solo una volta.

Siamo felici di essere di nuovo un alto numero di volontari, dato che il numero di persone al confine aumenta rapidamente. Anche le forze di polizia sono tornate alla normalità. Possiamo continuare bene il nostro lavoro e avremo capacità anche di essere più presenti a Ventimiglia e nella zona, per controllare come stanno le persone che sono appena arrivate o sono bloccate da qualche parte senza via d’uscita.

Medici senza frontiere ha appena pubblicato un mini documentario e un breve rapporto su diverse regioni di confine tra l’Italia e la Francia. Vale la pena guardarlo e tradurlo (dall’italiano all’inglese e/o francese ndt) dal momento che e disponibile solo italiano. Potete trovarlo qui:

Se siete interessati ad altra merda che sta succedendo in Italia, eccovi serviti con un nuovo rapporto di “Are you syrious?” sui campi di espulsione CPR italiani.

Come sempre – se avete letto fino a qui, grazie a voi personalmente per il vostro interesse e supporto
Potete contattarci e attivarvi per la regione qui in qualsiasi modo vi sia possibile.

Per favore utilizzate la nostra pagina Facebook o le nostre e-mail. Ulteriori informazioni di seguito.

Il team di Kesha Niya.

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L’ordinaria violenza della frontiera di Ventimiglia

Pubblichiamo la traduzione dei report di dicembre 2019 e gennaio 2020 pubblicati dal collettivo Kesha Niya in data 22/02/2020.

Mentre i turisti italiani lamentano la poca cortesia con cui vengono respinti alle frontiere degli altri stati per il contenimento del Coronavirus, i resoconti del collettivo continuano a raccontarci l’ordinaria violenza a cui sono sottoposte da anni le persone migranti al confine di Ventimiglia.

Report di dicembre

Dal 01/12/2019 al 31/12/2019 abbiamo incontrato 549 uomini, 17 minori, 14 donne e un bambino. Abbiamo anche assistito al bus della deportazione che ci è passato davanti con circa 20 persone a bordo che sono state deportate a Taranto.

E’ stato un mese piuttosto calmo se comparato ai mesi precedenti. Le persone uscite dai container si sono lamentate comunque del comportamento e delle ingiustizie perpetrate dalla polizia francese e da quella italiana.

*** Attenzione segue resoconto sulla violenza della polizia ***

Un uomo ci ha riferito di avere il passaporto e la prova del rinnovo del suo permesso di soggiorno ma di essere stato comunque respinto in Italia. Un altro uomo ed un minore ci hanno raccontato di essersi nascosti nelle toilette del treno. Quando la polizia li ha trovati, li ha spruzzati con spray al peperoncino, ha ammanettato il minore e ha tirato un pugno in faccia all’uomo.

Secondo il racconto di un altro uomo la polizia ha rubato la tessera dell’assicurazione e quella di un’associazione.

Un altro uomo ci ha detto di avere i documenti di protezione ufficiale da parte del suo consolato che gli permettono di passare il confine con la Francia ma è stato rinviato comunque in Italia.
Un’altra persona ci ha raccontato che il controllore sul treno ha preso 100 euro da alcuni migranti ma quando è arrivata la polizia glieli ha indicati perché fossero fermati.

Un uomo ci ha detto che è stato picchiato dalla polizia nei container con la motivazione che parlava troppo.

Un altra persona ci ha riferito che la polizia gli ha strappato i vestiti e l’agente ha insistito che saremmo stati noi a dire alle persone di nascondersi nei bagni del treno.

Un uomo ha riferito che la polizia ha cercato di rubare i suoi documenti ma senza riuscirci, per questo motivo hanno poi distrutto la sua valigia.

Secondo quanto sostenuto da due persone la polizia ha rubato i loro passaporti ma glieli ha restituiti due giorni dopo quando sono stati nuovamente fermati mentre tentavano di passare il confine.

Un uomo ci ha detto che la polizia lo ha afferrato violentemente e lo ha preso a pugni sulle costole.

Un altro uomo ha riferito che la polizia gli ha rubato 400€.

Una donna con un bambino ci ha detto che la polizia italiana l’ha minacciata di mandarla in prigione ma è stata poi respinta in Italia.

Un uomo ci ha detto che la polizia italiana lo ha afferrato per il bavero della camicia e gli ha detto in modo minaccioso di non passare più da questo confine.

Inoltre diverse persone ci hanno detto di essere state detenute per periodi ben superiori alle 4 ore. 8 persone sono state detenute da 5 a 10 ore, 4 persone per 11 ore, 3 persone per 12 ore, 2 persone per 13 ore, 2 persone per 15 ore, 1 persona per 18 ore e un’altra per 19.

Report di gennaio

A gennaio (dal 1/1/2020 al 31/01/2020) sappiamo di 979 persone respinte dalla polizia di frontiera francese in Italia.

945 di queste le abbiamo incontrate di persona. Quindici erano minori non accompagnati, altri 6 minori viaggiavano con le loro famiglia. Abbiamo incontrato 11 donne che viaggiavano da sole, una di loro era incinta.

Ci sono stati riportati sei casi di violenza della polizia : cinque persone sostengono di essere state colpite da agenti delle polizia francese. Una persona ha detto che ha ricevuto un calcio da un agente mentre camminava.

Ad alcuni di questi casi hanno assistito altre persone detenute.

Ci sono stati riferiti diversi casi di violenza verbale dalla polizia francese, come insulti e minacce.

Un totale di sette persone ci ha riferito che la polizia ha rubato i loro documenti, come i documenti d’asilo francesi.

Una persona con passaporto e permesso di soggiorno validi è stata respinta così come una persona che viaggiava con un documento di identità svedese che non è stato accettato dalla polizia francese.
Sappiamo di un caso in cui i militari italiani hanno riaccompagnato una persona alla polizia francese perché il suo non era un respingimento giustificato. A quanto sappiamo dopo la persona in questione è potuta rimanere legalmente in Francia.

C’è stato un monitoraggio di 40 ore organizzato da Anafe nei pressi degli uffici della polizia di frontiera e della stazione di Menton Garavan dove sono più frequenti i controlli di polizia. Al monitoraggio hanno partecipato anche alcuni avvocati.

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La distribuzione di cibo a Ventimiglia si è tenuto per un numero progressivamente inferiore di persone. Abbiamo incontrato tra le 30 e le 60 persone ogni sera per una media di 40 persone al giorno. Insieme al cibo abbiamo fatto diverse distribuzioni di vestiti così come di prodotti per l’igiene.

Dal momento che il numero di persone che viene alla distribuzione di cibo è bassa e la maggior parte è alloggiata presso il campo della Croce Rossa dove viene fornito il cibo e ci sono altre possibilità di ricevere viveri, prodotti igienici e vestiti come presso il Bar Hobbit o la Caritas, abbiamo deciso di fermare la distribuzione serale durante la settimana.

Abbiamo preso questa decisione perché le risorse spese e l’impatto ambientale sono alti per un bisogno ridotto ma anche per trovare lo spazio e il tempo per ri-orientare il nostro gruppo.
La distribuzione serale di cibo sarà comunque mantenuta nei fine settimana, come già avviene i giorni saranno divisi tra noi ed altri gruppi locali .

Rimanete solidali

Kesha Niya

Il collettivo Kesha Niya è impegnato dalla primavera del 2017 a Ventimiglia dove si occupa della preparazione e distribuzione serale di pasti. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.

Nè meno persone respinte, né meno violenza

Pubblichiamo la traduzione del resoconto di lunedì 14 ottobre del collettivo Kesha Niya. Come nei precedenti report, pubblicati a gennaio, maggio, giugno e settembre, resta costante l’uso della violenza da parte della polizia francese sulle persone respinte , sia nella fase di fermo, che in quella di detenzione; aumenta inoltre il numero delle persone respinte in Italia.

 

Attenzione il report contiene resoconti sulla violenza della polizia

Numeri record questo mese. Abbiamo visto 1.536 persone respinte in Italia in totale, inclus* 59 minori non accompagnat* (9 erano bambin* molto piccol*) e 46 donne, alcune delle quali erano incinte. Questi numeri non includono quell* che sono stat* portat* via in macchina dalla Croce Rossa o dalla polizia, o le persone che sono passate mentre non eravamo presenti.

Possiamo ufficialmente dichiarare che ogni asserzione di politici o burocrati, sul fatto che la situazione si sia calmata e che sia molto piccolo il numero di persone respinte in Italia, è completamente falsa.

Ogni due settimane sono state viste circa 20 persone a bordo del pullman per la deportazione a Taranto.

Ci sono state alcune occasioni in cui più persone del solito sono venute alla nostra distribuzione della cena, a volte il numero ha superato le 100 persone.

All’inizio del mese, alcuni giornalisti italiani sono venuti al confine quattro volte. Lavoravano tutti per diversi canali televisivi italiani e volevano riferire i respingimenti effettuati dalla polizia francese. Hanno preteso i dati sul numero delle persone e i resoconti sulla violenza delle polizia comportandosi in modo molto irrispettoso delle persone presenti (non preoccupandosi del consenso, dell’anonimato e non dando alle persone il tempo di rilassarsi prima di rispondere).

A differenza degli ultimi mesi, abbiamo visto molte persone appena arrivate in Italia, alcune senza impronte digitali in Europa.

Molti dei minori incontrati questo mese non avevano mai lasciato le impronte in Europa. Si sono dichiarati minorenni alla PAF (Police Aux Frontières, ndt) ma sono stati respinti in Italia con una falsa data di nascita scritta sul rifiuto di ingresso.

Ciò che è stato diverso questo mese è stata loro registrazione come adulti, da parte della polizia italiana, anche in Italia, tramite la raccolta di 4 impronte digitali e basandosi sulla data di nascita scritta sul rifiuto di ingresso. Questo fatto è un paradosso che ci colpisce, dal momento che la polizia italiana sa che la polizia francese scrive spesso delle età false per respingere i minori, il che crea maggior lavoro per la polizia italiana.

Una giovane donna della Nigeria che era stata accolta in Francia in quanto minore, diventata maggiorenne nel frattempo, doveva rientrare in Francia perché aveva ricevuto una comunicazione dall’OFPRA (Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi n.d.t.) che le concedeva lo status di rifugiata. Viaggiava con una lettera del suo avvocato che spiegava la situazione, copia del suo vecchio rècèpissè (ricevuta di domanda d’asilo, ndt) e del suo certificato di nascita. E’ stata rimandata indietro a Bardonecchia e poi a Mentone. Ha riprovato con una copia della lettera dell’OFPRA che le concedeva lo status di rifugiata. La PAF l’ha respinta ugualmente. Non era in possesso del rifiuto di ingresso, perché questo è accaduto di sera e i militari italiani lo hanno trattenuto. Perciò era impossibile contestare il rifiuto d’ingresso. Siamo andat* insieme a richiedere copia del rifiuto di ingresso alla polizia italiana, ma l’agente ci ha detto che non sapeva dove fosse perché la squadra che lo aveva preso se n’era già andata.

Abbiamo incontrato molte persone che sono state deportate da altri paesi, come la Germania, l’Austria, il Belgio, o il Lussemburgo. Alcun* di coloro che sono stati deportat* da altri paesi, non avevano trascorso molto tempo in Italia prima della deportazione, ma le loro impronte digitali sono state immediatamente registrate al loro arrivo a Lampedusa, anche se avevano passato molto più tempo in un altro paese, costruendosi una vita, prima di essere deportat* in un posto che conoscono davvero molto poco.

Le detenzioni (nei container della polizia francese al confine, ndt) sono di nuovo state talvolta molto lunghe, alcune persone hanno dichiarato di essere state trattenute anche 24 ore. Adesso la polizia italiana non rilascia sempre il foglio di invito in questura (“per regolarizzare la prorpria posizione” come richiedente in territorio italiano, ndt), che era molto utile per [calcolare complessivamente la durata dello stato di fermo] comparando l’orario in cui le persone vengono fermate dalla polizia francese, a quello in cui le stesse vengono rilasciate dalla polizia italiana. Al momento le detenzioni sono a volte molto lunghe (dalle 19.45 alle 14.00 del giorno successivo, dalle 7.00 alle 16.00, dalle 20.45 alle 15.15 del giorno successivo) ma sono difficili da provare senza le carte rilasciate dalla polizia italiana.

Praticamente tutti i giorni stiamo ricevendo resoconti di violenze e furti da parte della polizia francese: sono abituali gli episodi in cui le persone vengono insultate, prese a schiaffi o gasate con lo spray al peperoncino in spazi chiusi. Quando vengono riconsegnati i loro effetti personali, ad alcune persone mancano centinaia di euro, oppure non vengono riconsegnati i telefoni, o viene impedito di raccogliere le proprie cose (nel momento della cattura, per esempio durante una retata sui treni, ndt) prima di essere prese in custodia dalla polizia francese. Ad alcune persone è stato negato l’accesso alle cure mediche per condizioni quali il diabete e problemi cardiaci congeniti.

Inoltre questo mese, due giovani marocchini sono stati pesantemente picchiati da nove agenti della polizia francese, nel retro di uno dei container. Alcun* di noi insieme a persone di Amnesty hanno assistito alle grida e hanno visto quando i due giovani sono usciti coperti di contusioni. Li abbiamo accompagnati all’ospedale, abbiamo ascoltato il racconto di come la polizia li avesse costretti a strisciare sul pavimento e ad altri comportamenti degradanti, e abbiamo raccolto un resoconto molto dettagliato in modo che possano sporgere denuncia. E’ la testimonianza più dettagliata e violenta che abbiamo mai sentito.

Se hai una settimana o più di tempo libero, per favore contattaci: abbiamo bisogno di volontar*!

Per favore condividete le informazioni e parlate di ciò che sta accedendo per creare consapevolezza.

Create il cambiamento e continuate a combattere le autorità!

Amore e Solidarietà!

Kesha Niya

(Il disegno della frontiera è di Dan Archer,

del progetto Lost in Europe )

Agosto in frontiera: report sulle violenze della polizia francese

Pubblichiamo l’ultimo resoconto estivo del collettivo Kesha Niya sugli episodi di violenza e abuso di potere commessi dalla polizia francese alla frontiera tra Ventimiglia e Mentone. Dopo i report e le testimonianze pubblicate a maggiogiugno e luglio, anche ad agosto non si sono visti miglioramenti rispetto all’esercizio arbitrario di ferocia gratuita che le guardie di frontiera infliggono alle persone non desiderate sul suolo francese. Anzi, a seguito di un modesto incremento, nell’ultimo mese, del numero di persone che prova a raggiungere il nord Europa (400 sono quelle respinte in Italia solo nella prima settimana di settembre, secondo i dati rilevati da associazioni e ong), il trattamento riservato alle persone non europee è diventato ancora più brutale: quotidiane sono le testimonianze di calci e pugni ricevuti dalla gente, di uso di gas e spray urticanti, di retate aggressive contro uomini, donne e minori, di insulti, bugie, minacce, furti e privazioni.

Le persone incassano, ma non si rassegnano: sempre più spesso decidono di raccontare, per poi tentare ancora di superare questo maledetto confine.

Il collettivo Kesha Niya mantiene quotidianamente un presidio per le “colazioni” al confine, nonostante i controlli e le continue pressioni da parte delle autorità nostrane affinché vadano via anche loro, testimoni scomodi di quello che avviene negli uffici di frontiera, lontano dagli occhi della città. 

(Qui la versione integrale in inglese)

Nel mese di agosto circa 1072 persone sono passate dal presidio solidale in frontiera, dopo la detenzione nei containers della polizia francese e la successiva riammissione in Italia. Due sono i pullman di Riviera Trasporti partiti alla volta di Taranto: le deportazioni avvengono ora con cadenza bisettimanale.
Sono di nuovo in aumento le persone appena arrivate in Italia, dagli sbarchi attraverso il mediterraneo, o, per la maggioranza, arrivate a piedi lungo la rotta balcanica. A causa di questi lunghi viaggi molte persone riportano ferite e gravi infezioni alle gambe.
Un elemento molto preoccupante, testimoniato dai racconti di diverse persone catturate, è la prosecuzione di azioni illecite e vessatorie da parte della polizia francese: telefoni cellulari e documenti sottratti arbitrariamente e non restituiti (di fatto, rubati), reiterate falsificazioni dei dati anagrafici delle persone respinte, retate violente sui treni diretti in Francia, con assalti fisici alle persone che oppongono resistenza e che, più volte, sono state costrette ad abbandonare i propri bagagli (con dentro tutti i soldi, i documenti e gli averi personali) sul treno che ripartiva.

Vediamo, nel dettaglio, i casi di abusi e torture fisiche e psicologiche che le persone catturate nel tentativo di attraversare la frontiera sono state costrette a subire.

 

ATTENZIONE! A SEGUIRE, I RACCONTI CHE CI SONO STATI RIFERITI SULLA VIOLENZA DELLA POLIZIA!

2019/03/08:

– 2 algerini erano sul treno e hanno incontrato un francese amichevole che parlava con loro e che voleva dare un aiuto. A Menton Garavan sono stati tutti fatti scendere dal treno e il ragazzo francese è stato afferrato e stretto alla gola dalla polizia francese, prima che lo lasciassero libero di andare.

– Un giovane tunisino è stato picchiato e respinto illegalmente [in Italia], abbiamo inviato la sua storia a un avvocato, così che possano sporgere denuncia.

M. è in Francia da 20 giorni, ha lasciato l’Italia perché è stato costretto a farlo, dopo una pena detentiva. Stava camminando al mercato di Nizza con un amico quando è stato fermato dalla polizia locale per un controllo di documenti e hashish. L’amico di M . aveva i documenti, e si è potuto allontanare liberamente. M. non aveva droghe con sé ma nemmeno i documenti, quindi è stato portato alla stazione di polizia. Lì ha dovuto dare le sue generalità e spogliarsi completamente in modo che potessero controllare se avesse droghe. Quindi è stato messo in cella per 2 ore.

Il poliziotto è tornato e ha detto a M. che sarebbe stato riportato in Italia. M. si è rifiutato, ha domandato le motivazioni, ha alzato la voce e chiesto di parlare con un avvocato. Il poliziotto lo ha ignorato e gli ha solo detto che lì era ricercato. M. è stato quindi ammanettato e spinto in una macchina. È stato portato agli uffici della PAF con i lampeggianti blu accesi.

Poiché M. non beveva nulla dalla mattina, diverse volte ha domandato dell’acqua, ma gli è solo stato risposto di aspettare. Una volta alla PAF è stato portato in ufficio e ha nuovamente domandato dell’acqua. Il poliziotto gli ha chiesto di guardarlo negli occhi. M. non ha obbedito e ha rivolto a terra lo sguardo. Il poliziotto l’ha colpito con un pungo molto forte sotto al mento per farlo guardare su. M. è stato preso a calci e pugni più volte alla schiena e alla nuca. È caduto a terra mentre ancora era ammanettato e sputava sangue sul pavimento. Una poliziotta gli ha calpestato la gamba destra e gli ha ordinato di guardarla in faccia. M. è stato lasciato lì, sdraiato a terra per 15 – 20 minuti finché non si è sentito meglio e ha aperto di nuovo gli occhi. È stato respinto in Italia.

Quando lo abbiamo incontrato aveva una piccola ferita sul labbro, segni rossi delle manette sui polsi e dolore al cranio, dietro l’orecchio sinistro e sulla schiena.

Il suo ‘refus d’entree’ diceva che era stato catturato su un pullman proveniente dall’Italia. Non era ricercato in Italia, la polizia italiana lo ha identificato con le impronte digitali e gli ha solo dato il normale invito ad andare in questura [per “regolarizzare la sua posizione in Italia”].

2019/11/08:

Un uomo si è sentito male nei container. Ha vomitato e ha chiesto alla polizia di aiutarlo. L’unica risposta che ha ottenuto sono stati 2 pugni in faccia.

19/08/2019:

Un ragazzo ha cercato di recarsi a Parigi per fare il suo passaporto perché la sua ambasciata, in Italia, ha rifiutato di rilasciarglielo e perché lo stato italiano non ha mai risposto alla sua richiesta di permesso di viaggio, che aveva presentato 6 mesi fa. Ha spiegato questo alla polizia francese e ha mostrato il suo certificato di nascita e il certificato di nazionalità che gli servono per andare all’ambasciata. La polizia ha preso i documenti e ha detto che avrebbero inviato loro stessi i documenti all’ambasciata in Francia. Il ragazzo ha rifiutato e ha detto che non se ne voleva andare senza i suoi documenti. La polizia gli ha restituito i documenti e [gli ha spruzzato] spray al peperoncino su tutta la faccia.

23/08/2019:

Un gruppo di 8 persone era nascosto nei servizi igienici del treno. La polizia ha usato spray al peperoncino per farli uscire.

– in questo gruppo un giovane ha detto alla polizia che non sono autorizzati a trattare le persone in questo modo. È stato ammanettato e spinto a terra. Il suo telefono è stato rubato.

– nello stesso gruppo c’era una donna incinta di 3 mesi. Dopo lo spray al peperoncino non riusciva più a respirare, aveva molto dolore al grembo e ha iniziato ad avere contrazioni. È stata portata in ospedale a Nizza.

Abbiamo incontrato suo marito che era davvero preoccupato e non aveva modo di contattarla perché tutte le sue cose, incluso il telefono, erano con lui. Abbiamo raggiunto l’ospedale, che ha accettato di trasmetterle il numero di suo marito e ci ha anche detto che non sarebbe stata riportata alla polizia. Più tardi abbiamo avuto l’informazione che non le avevano mai dato il numero e che avevano chiamato la polizia affinché la riprendessero al termine degli esami. L’abbiamo incontrata nel pomeriggio.

24/08/2019:

La polizia si è presa gioco di un ragazzo, gli ha scattato diverse volte delle fotografie e lo ha gasato nei containers.

25/08/2019:

– A molte persone viene spruzzato spray al peperoncino mentre si trovano sul treno o dentro ai container.

– un uomo è stato colpito in faccia e gasato su tutto il corpo.

– Altri 2 sono stati colpiti al ventre, sono stati ammanettati molto stretti e colpiti alla testa. Uno di loro perdeva sangue dal naso.

– un uomo è stato spruzzato con spray al peperoncino sul treno e davanti ai container. È stato picchiato con i manganelli e preso a calci con gli stivali, così forte che sanguinava molto e ha perso conoscenza. La polizia lo ha poi trascinato a terra fin dentro ai container. Le persone all’interno hanno iniziato a urlare quando lo hanno visto e quando la polizia lo ha riportato fuori trascinandolo di nuovo sul pavimento. È stato portato all’ospedale di Mentone.

Non abbiamo incontrato questa persona, abbiamo ricevuto questo resoconto dei fatti da un suo amico, che è stato anche lui picchiato e arrestato sullo stesso treno. Questa versione è stata confermata da diverse persone che hanno visto la scena.

Abbiamo chiamato l’ospedale per avere sue notizie, ma a quel punto era già stato restituito alla polizia. Non l’abbiamo mai incontrato, nè il giorno in cui questo è successo e nemmeno il giorno seguente. Deve essere stato respinto [in Italia] per qualche altra via.

29/08/2019:

Un uomo è stato arrestato mentre saliva su un treno in Francia, dopo aver attraversato il confine in altro modo. Sul suo ‘refus d’entrée’ è stato scritto che è stato arrestato mentre camminava sull’autostrada. La polizia ha preso il telefono per controllare il suo profilo Facebook e gli ha detto che stava mentendo sulla sua età (anche se questo non era importante, perché comunque non si trattava di un minore) e per tre volte è stato preso a schiaffi. È stato accusato di aver rilasciato false dichiarazioni.

 

La situazione al confine è nuovamente peggiorata e questo ci ha dato molte volte motivo di preoccuparci. Ci addolora e ci fa rabbia il fatto che la polizia possa liberamente abusare del proprio potere in questo modo. Nessuno dovrebbe mai affrontare questo trattamento e trovarsi in una tale situazione. Vogliamo diffondere le informazioni per mostrare alle persone il vero volto dei confini.

Vi invitiamo a condividere e parlare di ciò che sta accadendo per creare consapevolezza.

Innesca il cambiamento e continua a combattere le autorità!

Un’estate al male

Riceviamo e pubblichiamo il seguente contributo, che racconta gli eventi di una normale giornata d’agosto: una violenta routine diventata la prassi dell’estate in frontiera.

 

UN’ESTATE AL MALE

una mattinata in frontiera
(Ventimiglia, 9 agosto 2019)

“Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma le persone per le quali non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso.”
[Hannah Arendt, La banalità del male]

 

Questo scritto è frutto di tre sguardi che hanno esperienze e conoscenze differenti rispetto alla frontiera fra Ventimiglia e Mentone. Per qualcuna è luogo quotidiano di presenza e resistenza, qualcun’altra ha potuto attraversare più volte a distanza di tempo gli spazi segnati dal dispositivo di controllo del confine, per qualcuna altra ancora questo è stato invece il primo incontro diretto con la frontiera alta di ponte S.Luigi e con il meccanismo di respingimento delle persone indesiderate dalla Francia.

Il pullman che ci porta in frontiera è dell’RT (Compagnia Riviera Trasporti) la stessa che portava le persone negli aereoporti per essere deportate, e che continua a portarle negli hotspot del Meridione. Ma questa è una piccola navetta carica di “onestx cittadinx” che sale nella ridente località di Grimaldi, ultimo paesino prima della frontiera alta, a cui siamo dirette.

Neanche il tempo di attraversare il lato francese che veniamo fermate per un “ordinario controllo di documenti”. Probabilmente ci stavamo guardando intorno in modo stra-ordinario.
Ci ritroviamo nell’ufficio di polizia della P.A.F.(Police Aux Frontiéres), vediamo il desk dove ci sono un sacco di guardie, da quella minacciosa, all’ultimo arrivato, passando per l’umorista, il poliglotta,il graduato ecc. Un clima da gita, grandi battute, saluti e scherzi. Dietro di loro una lavagna sulla quale sono scritte tre categorie: internatx, uscitx e trattenutx. Le persone in questa tabella sono numeri fluttuanti, cancellati e aggiornati continuamente man mano che le persone vengono respinte al confine italiano, lasciando il posto a quelle che nel frattempo vengono trattenute quotidianamente nelle retate sui treni. Ad un certo punto arriva uno sbirro che ci dà un caloroso Bonjour. Si risente del fatto che non rispondiamo al saluto. Ci dice di sorridere, mostrare i denti. Ci dicono di sorridere perchè siamo carine, noi non veniamo gasate con gli spray, non ci sequestrano e rompono i cellulari, non ci rubano i documenti nè ci tagliano le suole delle scarpe. Solo una molestia da bar, niente di diverso da quello a cui anche compagni di scuola, autobus e squat ci hanno abituate a reagire. Nulla in confronto alle molestie e violenze che chi detiene l’autorità e tutela l'”ordine” mette in atto continuamente con chi viaggia o comunque con qualsiasi persona abbia la possibilità di soverchiare. Dopo le 10 arriva un’operatrice di un’O.N.G. che si porta via quelli che sembrano dei minori, gli unici che riusciranno a restare sul suolo francese. Finalmente ci ridanno i documenti e, mentre rilasciano noi, cominciano a cacciare le persone recluse, i numeri sulla lavagna vengono cambiati e gli internati scendono da 24 a 19: gli sbirri cambiano modo di fare, indossano guanti di pelle e aria da duri.

Tornando verso la dogana italiana incontriamo una persona, ci dice che nel carcere di Solicciano ha conosciuto un amico, ci dice ridendo che i nostri compas hanno fatto un macello lì. Si ricorda il rumore, le grida, i saluti sotto quella galera. Giusto il tempo di una sigaretta, poi lo lasciamo tristemente alle ore che dovrà passare coi doganieri italiani.
Poco oltre al confine c’è una postazione con un po’ di ombra, cibo, acqua e pannelli solari per caricare i telefoni tenuta da qualche solidale. Lì ci fermiamo per due chiacchiere. Qualcuno racconta che è in italia da pochi mesi ed è alla terza notte nei container, qualcuno ha il permesso regolare, ma in corso di rinnovo, ci può volere anche un anno e nel frattempo è in un limbo burocratico. Ci parlano di una donna con tre bambinx che ha passato la nottata nel container, di tre persone che hanno provato a non farsi sbattere fuori dal bagno del treno, sono state gasate con spray al peperoncino. Poco dopo le vediamo arrivare, sembrano in forze, pare che da queste parti non sia niente di speciale. Ci raccontano quello che da anni succede nei container: non gli viene spiegato quello che sta succedendo, non gli vengono dati cibo e acqua, il pavimento viene bagnato impedendo che occupino troppo spazio sedendosi o sdraiandosi, e questo per un periodo di tempo variabile, spesso la nottata intera, a volte anche di più.
Sappiamo che i soprusi non si limitano a questo, che non risparmiano l’uso di taser, calci, violenza fisica e psicologica.(2)

Per andarcene noi, con i nostri documenti comunitari, scendiamo di nuovo in Francia, andiamo alla stazione di Menton Garavan. Nel parcheggio, due camionette di C.R.S. (antisommossa francese) e un pullmino grigio per deportare chi viene presx. Arriva il treno da Ventimiglia. Salgono almeno in sei, palestrati, perlustrano i vagoni, e alla fine sbattono giù un uomo e una donna con due bambinx. Gli controllano i documenti nella sala d’aspetto della stazione, mentre uno sbirro troppo spiritoso mima ridacchiando ai colleghi la scena di aver stanato qualcunx con aria spaventata dal proprio nascondiglio.

Saliamo sul nostro treno, arriviamo a Ventimiglia. Sbirri ufficiali e sedicenti scandagliano la stazione: affianco alla pol.fer le pattuglie della Vigile-guardia privata di imperia, incaricata dalla SNCF (Société Nationalle de Chemins de fer Français) per controllare che non salga sui loro convogli chi non ha documenti validi per entrare in Francia. Andiamo via giusto in tempo per non assistere alla retata coordinata fra una squadra della mobile di Torino e agenti e digos del commissariato di Ventimiglia (1).

L’unico punto di vista che spiega i fatti della retata, che ha portato 15 persone a un fermo in commissariato, è il comunicato della P.S. ventimigliese, da loro girato alle varie testate online e ripubblicato tale e quale. Niente di insolito nel panorama mediatico, abituato a ricevere le veline dei commissariati talvolta addirittura in anticipo rispetto alle loro operazioni, come successo poche settimane fa in occasione del tentativo di far sloggiare il presidio che distribuisce colazioni in frontiera: quella volta la municipale arrivò mezz’ora dopo che il successo dello sgombero era già stato pubblicato dalla testata di Sanremonews. Questa volta non c’erano testimoni scomodx durante la retata e il vanaglorioso racconto dell’operazione è l’unica voce che ci arriva. “Le operazioni si sono protratte per tutta la giornata”: la polizia ferma gente per strada a mucchi in base a caratteristiche cromatiche, arresta, emette espulsioni, rincorre persone nel fiume.Tutto questo viene spacciato per “attività di vigilanza” per “tutelare le vittime”, ovvero le persone definite “in stato di vulnerabilità e bisogno”, tradite dagli stessi “compagni di viaggio”, come se il “viaggio” fosse una piacevole scampagnata e non un dispositivo a ostacoli in cui finire gasatx, picchiatx, perquisitx, detenutx per ore e rimbalzatx decine di volte dalla frontiera presidiata. Le risse per il prezzo dei passaggi in francia, gli accordi saltati con i trafficanti, la lotta per la sopravvivenza quotidiana tra fughe e rastrellamenti sono la diretta conseguenza dei continui controlli razziali di cui questa retata è, per, ora, l’ultimo inglorioso atto. Due fogli di via, otto espulsioni, aggravamenti di misure per violazione di divieto di dimora, denunce per invasione di terreno sono il collaudato repertorio per far sparire le persone sprovviste del giusto pezzo di carta.
Ma la verità è uno schifo troppo difficile da abbellire: la velina degli sbirri è infarcita di termini quali “caccia”, “mirino”, “retata”. La chiamano “prevenzione”, mentre si dedicano alla persecuzione.

 

PER UN MONDO SENZA GABBIE E FRONTIERE

 

(1) http://www.riviera24.it/2019/08/ventimiglia-aggressione-a-un-afgano-maxi-retata-della-polizia-sono-decine-le-persone-identificate-600341/

(2)https://parolesulconfine.com/la-violenza-della-polizia-francese-si-intensifica/

La violenza della polizia francese si intensifica

Pubblichiamo la traduzione del resoconto del gruppo Kesha Niya di mercoledì 29 maggio che denuncia un nuovo intensificarsi della violenza della polizia francese nei confronti nelle persone migranti fermate sui treni diretti in Francia e detenute nei container di metallo alla frontiera di Ponte S.Luigi dove vengono poi respinte verso l’Italia.

Kesha Niya aveva già raccolto testimonianze sulla violenza della polizia francese a gennaio di quest’anno. La notizia era stata ripresa dalle testate locali Sanremo News e Riviera 24. Quest’ultima aveva messo in dubbio la veridicità delle testimonianze non ritenendo opportuno appurarla con nessuna delle parti coinvolte o informate dei fatti.

ATTENZIONE QUESTO POST CONTIENE RESOCONTI SULLA VIOLENZA DELLA POLIZIA !

La polizia francese usa regolarmente lo spray al peperoncino contro le persone migranti fermate sui treni e anche quando queste si trovano già nei container qui al confine, ma nelle ultime due settimane riceviamo sempre più resoconti di violenza verbale e fisica da parte della polizia nei confronti delle persone migranti.

Soldi e documenti vengono rubati, le persone vengono percosse, donne incinte soffrono e la verità viene distorta.

13/05/2019 – un uomo è stato portato nel container dove ha iniziato a parlare con un’altro quando la PAF ha detto ridendo e in francese: “Andate avanti, ammazzatevi!”

Lo stesso giorno un uomo e una donna sono stati arrestati su un Flixbus nei pressi di Nizza. Prima di essere riportati al confine hanno dovuto aspettare in un angolo e i poliziotti hanno detto all’uomo di approfittare della situazione per fare “quello che gli conveniva”.

17/05/2019 – nella notte alcune persone detenute nel container che stavano rispettando il Ramadan hanno chiesto di ricevere del cibo dopo 8 ore di detenzione. La risposta della polizia è stata: “Tacete o vi picchiamo!”

22/05/2019 – una donna è stata condotta in un container con l’aria condizionata fredda. Quando durante la notte ha chiesto se si potesse spegnere, la polizia le ha risposto: “Taci e torna a letto”. Nel container non c’è alcun letto né la possibilità di dormire.

Durante questa giornata 7 persone, inclusa una donna incinta, si stavano nascondendo nella toilette del treno nel tentativo di attraversare il confine. La donna incinta si trovava dietro la porta che si apriva verso l’interno. Quando la polizia ha controllato il treno ha detto alle persone nel bagno di uscire e iniziato a prendere a calci la porta.

La donna è stata colpita più volte al ventre dalla porta. La polizia ha poi spruzzato lo spray al peperoncino nel bagno. Quando alla fine sono usciti tutti, alcune persone sono state picchiate e la donna urlava per il dolore. Ha chiesto alla polizia di chiamare un’ambulanza ma si sono rifiutati, dicendo che stava fingendo.

E’ stata condotta nello stesso container con l’aria fredda dove si trovava l’altra donna, piangeva ancora per il dolore ed era probabilmente anche molto spaventata. L’altra donna ha chiesto che fosse chiamata un’ambulanza per la donna incinta. La PAF si è rifiutata di nuovo e ha detto: “Stai zitta, sta bene! Il bambino sta bene, lei stava bene prima!”.

Quando la donna incinta è uscita dal container era terrorizzata. Il furgone della Croce Rossa l’ha portata al campo dove ha la possibilità di parlare con le organizzazioni non governative ed essere visitata da un dottore.

Un altro gruppo di uomini è stato arrestato quel giorno mentre si nascondeva nei bagni dei treni. La polizia ha nuovamente preso a calci la porta e ha usato lo spray al peperoncino per far uscire gli uomini.

Uno degli uomini è stato colpito sulla mano con un manganello e sentiva ancora molto dolore quando più tardi è stato rilasciato dal container.

Un altro è stato preso per il collo e colpito in faccia diverse volte. Quando è uscito dal container aveva una ferita sotto all’occhio e molto sangue nei pantaloni.

E’ stato prima portato alle stazione di polizia di Nizza . La polizia gli ha detto “E’ normale che ti picchiamo. Crederanno comunque a noi”. A Nizza la polizia ha sporto denuncia contro di lui sostenendo che avesse picchiato un poliziotto con un pezzo di legno. Hanno anche cercato di incriminarlo con l’accusa di essere un trafficante perché aveva con sé dei contanti, anche se aveva spiegato che gli servivano per viaggiare.

23/05/2019due ragazzi sono stati colpiti dalla polizia mentre venivano fermati. Uno di loro voleva mostrare una fotografia dei suoi documenti alla polizia ma il suo telefono è stato requisito e sfasciato dalla polizia.

28/05/2019un uomo detenuto nel container ha chiesto del cibo ma gli è stato risposto di tacere. L’uomo ha poi iniziato a ferirsi con un pezzo dell’accendino che aveva con sé e a battere sulla porta. La polizia è arrivata, lo ha ammanettato e portato fuori dal container dentro una stanza.

L’hanno messo su una sedia, gli hanno bloccato i piedi con le fascette e lo hanno picchiato ferendolo alle spalle, al vivo e alle gambe.

Ogni volta che sentiamo questi racconti cerchiamo di spiegare alle persone migranti che possono sporgere denuncia e che possiamo aiutarli con un avvocato ma la maggior parte di loro è troppo spaventata per farlo o non crede che potrebbe cambiare nulla. Almeno possiamo pubblicare qui le loro storie.

PAF LA PAF!

Il gruppo Kesha Niya è impegnato dalla primavera del 2017 a Ventimiglia dove si occupa della preparazione e distribuzione serale di pasti. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.

Aumenta la violenza della polizia francese

Pubblichiamo la traduzione del resoconto del gruppo Kesha Niya di sabato 26 gennaio relativo all’aumento della violenza della polizia francese nei confronti nelle persone migranti detenute nel container di metallo alla frontiera di Ponte S.Luigi in attesa di essere respinte verso l’Italia.

ATTENZIONE: seguono resoconti su violenza e crudeltà della polizia

L’atmosfera al container al confine, che era già una stanza di tortura, è diventata ancora più cupa nelle ultime settimane.

Come menzionato già in altri resoconti, decine di persone vengono tenute dentro a questi container di metallo fino a 24 ore, a volte anche di più, senza accesso a cibo, acqua, cure mediche e a un vero riparo. Il pavimento è tenuto bagnato così nessuno si può sedere o sdraiare. Ovviamente per coloro che sono esausti o hanno problemi fisici questa e’ già una situazione pericolosa.

Noi siamo posizionati 300 metri più avanti, sul lato italiano, per accogliere coloro che escono con cibo, tè, caffè e una postazione per ricaricare i cellulari che non sono stati sequestrati o rotti dalla polizia. In una settimana ascoltiamo centinaia di storie. Nell’ultimo periodo le storie che abbiamo raccolto mostrano un enorme aumento nella violenza della polizia e nell’abuso di potere:

La polizia francese sottrae importanti documenti (come i certificati di nascita dei minori) e quando le persone chiedono di riaverli o di ricevere cibo e acqua vengono colpite con un pugno in faccia (e con l’anello…). Colpiscono i minori che cercano di dichiararsi come tali. Spruzzano lo spray al peperoncino all’interno del container chiuso, a volte direttamente negli occhi e picchiano le persone senza pietà.

Due giorni fa un uomo è uscito dal container con escoriazioni e tagli, aveva sangue sulla giacca e una bruciatura sul dorso della mano. La polizia francese non solo lo aveva pestato e insultato, gli aveva anche spento una sigaretta sulla mano (fotografia allegata). Ci ha raccontato di come lo avessero schiaffeggiato e preso a pugni e uno dei poliziotti gli avesse detto che si sarebbe scopato sua madre. Gli hanno tolto tutti i suoi averi.

Speriamo che non ci sia bisogno di aggiungere che non abbiamo motivo di dubitare di questi resoconti: le persone sono tutte chiuse insieme e confermano indipendentemente i racconti fatti dalle altre.

Non siamo sorpres* ma indignat*. Questo è dove lo stato francese è disposto ad arrivare per “scoraggiare” la migrazione.

Continueremo a a fare la colazione e a cercare di fornire tutto l’incoraggiamento, la solidarietà e il caffè che possiamo.

La frontiera uccide! E’ fondamentale fare tutt* qualcosa, ognuno secondo le proprie possibilità .

Il gruppo Kesha Niya è impegnato dalla primavera del 2017 a Ventimiglia dove si occupa della preparazione e distribuzione serale di pasti. Dall’estate del 2018 porta cibo e bibite calde sul lato italiano della frontiera di Ponte S.Luigi, dove le persone migranti respinte dalla Francia transitano per rientrare a Ventimiglia.