Pubblichiamo la traduzione del resoconto di lunedì 14 ottobre del collettivo Kesha Niya. Come nei precedenti report, pubblicati a gennaio, maggio, giugno e settembre, resta costante l’uso della violenza da parte della polizia francese sulle persone respinte , sia nella fase di fermo, che in quella di detenzione; aumenta inoltre il numero delle persone respinte in Italia.

 

Attenzione il report contiene resoconti sulla violenza della polizia

Numeri record questo mese. Abbiamo visto 1.536 persone respinte in Italia in totale, inclus* 59 minori non accompagnat* (9 erano bambin* molto piccol*) e 46 donne, alcune delle quali erano incinte. Questi numeri non includono quell* che sono stat* portat* via in macchina dalla Croce Rossa o dalla polizia, o le persone che sono passate mentre non eravamo presenti.

Possiamo ufficialmente dichiarare che ogni asserzione di politici o burocrati, sul fatto che la situazione si sia calmata e che sia molto piccolo il numero di persone respinte in Italia, è completamente falsa.

Ogni due settimane sono state viste circa 20 persone a bordo del pullman per la deportazione a Taranto.

Ci sono state alcune occasioni in cui più persone del solito sono venute alla nostra distribuzione della cena, a volte il numero ha superato le 100 persone.

All’inizio del mese, alcuni giornalisti italiani sono venuti al confine quattro volte. Lavoravano tutti per diversi canali televisivi italiani e volevano riferire i respingimenti effettuati dalla polizia francese. Hanno preteso i dati sul numero delle persone e i resoconti sulla violenza delle polizia comportandosi in modo molto irrispettoso delle persone presenti (non preoccupandosi del consenso, dell’anonimato e non dando alle persone il tempo di rilassarsi prima di rispondere).

A differenza degli ultimi mesi, abbiamo visto molte persone appena arrivate in Italia, alcune senza impronte digitali in Europa.

Molti dei minori incontrati questo mese non avevano mai lasciato le impronte in Europa. Si sono dichiarati minorenni alla PAF (Police Aux Frontières, ndt) ma sono stati respinti in Italia con una falsa data di nascita scritta sul rifiuto di ingresso.

Ciò che è stato diverso questo mese è stata loro registrazione come adulti, da parte della polizia italiana, anche in Italia, tramite la raccolta di 4 impronte digitali e basandosi sulla data di nascita scritta sul rifiuto di ingresso. Questo fatto è un paradosso che ci colpisce, dal momento che la polizia italiana sa che la polizia francese scrive spesso delle età false per respingere i minori, il che crea maggior lavoro per la polizia italiana.

Una giovane donna della Nigeria che era stata accolta in Francia in quanto minore, diventata maggiorenne nel frattempo, doveva rientrare in Francia perché aveva ricevuto una comunicazione dall’OFPRA (Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi n.d.t.) che le concedeva lo status di rifugiata. Viaggiava con una lettera del suo avvocato che spiegava la situazione, copia del suo vecchio rècèpissè (ricevuta di domanda d’asilo, ndt) e del suo certificato di nascita. E’ stata rimandata indietro a Bardonecchia e poi a Mentone. Ha riprovato con una copia della lettera dell’OFPRA che le concedeva lo status di rifugiata. La PAF l’ha respinta ugualmente. Non era in possesso del rifiuto di ingresso, perché questo è accaduto di sera e i militari italiani lo hanno trattenuto. Perciò era impossibile contestare il rifiuto d’ingresso. Siamo andat* insieme a richiedere copia del rifiuto di ingresso alla polizia italiana, ma l’agente ci ha detto che non sapeva dove fosse perché la squadra che lo aveva preso se n’era già andata.

Abbiamo incontrato molte persone che sono state deportate da altri paesi, come la Germania, l’Austria, il Belgio, o il Lussemburgo. Alcun* di coloro che sono stati deportat* da altri paesi, non avevano trascorso molto tempo in Italia prima della deportazione, ma le loro impronte digitali sono state immediatamente registrate al loro arrivo a Lampedusa, anche se avevano passato molto più tempo in un altro paese, costruendosi una vita, prima di essere deportat* in un posto che conoscono davvero molto poco.

Le detenzioni (nei container della polizia francese al confine, ndt) sono di nuovo state talvolta molto lunghe, alcune persone hanno dichiarato di essere state trattenute anche 24 ore. Adesso la polizia italiana non rilascia sempre il foglio di invito in questura (“per regolarizzare la prorpria posizione” come richiedente in territorio italiano, ndt), che era molto utile per [calcolare complessivamente la durata dello stato di fermo] comparando l’orario in cui le persone vengono fermate dalla polizia francese, a quello in cui le stesse vengono rilasciate dalla polizia italiana. Al momento le detenzioni sono a volte molto lunghe (dalle 19.45 alle 14.00 del giorno successivo, dalle 7.00 alle 16.00, dalle 20.45 alle 15.15 del giorno successivo) ma sono difficili da provare senza le carte rilasciate dalla polizia italiana.

Praticamente tutti i giorni stiamo ricevendo resoconti di violenze e furti da parte della polizia francese: sono abituali gli episodi in cui le persone vengono insultate, prese a schiaffi o gasate con lo spray al peperoncino in spazi chiusi. Quando vengono riconsegnati i loro effetti personali, ad alcune persone mancano centinaia di euro, oppure non vengono riconsegnati i telefoni, o viene impedito di raccogliere le proprie cose (nel momento della cattura, per esempio durante una retata sui treni, ndt) prima di essere prese in custodia dalla polizia francese. Ad alcune persone è stato negato l’accesso alle cure mediche per condizioni quali il diabete e problemi cardiaci congeniti.

Inoltre questo mese, due giovani marocchini sono stati pesantemente picchiati da nove agenti della polizia francese, nel retro di uno dei container. Alcun* di noi insieme a persone di Amnesty hanno assistito alle grida e hanno visto quando i due giovani sono usciti coperti di contusioni. Li abbiamo accompagnati all’ospedale, abbiamo ascoltato il racconto di come la polizia li avesse costretti a strisciare sul pavimento e ad altri comportamenti degradanti, e abbiamo raccolto un resoconto molto dettagliato in modo che possano sporgere denuncia. E’ la testimonianza più dettagliata e violenta che abbiamo mai sentito.

Se hai una settimana o più di tempo libero, per favore contattaci: abbiamo bisogno di volontar*!

Per favore condividete le informazioni e parlate di ciò che sta accedendo per creare consapevolezza.

Create il cambiamento e continuate a combattere le autorità!

Amore e Solidarietà!

Kesha Niya

(Il disegno della frontiera è di Dan Archer,

del progetto Lost in Europe )