A qualche giorno dalla morte di Prince, giovane ragazzo nigeriano, condividiamo le parole di una compagna: parole che impongono una riflessione, ricordandoci che la lucidità è una delle nostre migliori armi, anche nei momenti di dolore. La terribile storia di Prince richiama alla memoria un’altra morte a noi vicina: poco meno di due anni fa, John, un altro giovane nigeriano, terminava il suo viaggio a Genova, a pochi passi dalla Fiera del Mare (al tempo centro di prima accoglienza). Allora, ben poche parole furono spese nel chiedersi quale disperazione si celi dietro – o appena fuori – le porte di una struttura d’accoglienza, tra le pagine della burocrazia migratoria. Cambiano i decreti e i ministri che li firmano, ma la violenza di un sistema che si fonda sull’univocità del giudizio e il ricatto è la medesima. E’ la stessa che spinge ormai da anni a schiacciarsi contro le frontiere, a Ventimiglia e altrove, per proseguire, quasi per inerzia, rischiando l’incolumità fisica, mortificando le proprie aspettative, mettendo a dura prova la propria salute mentale. L’unico vero omaggio che possiamo fare a Prince è allora quello di pretendere rispetto e dignità per tutte quelle vite sospese. Che la commozione sia motore di rivolta e non ornamento dell’ennesima commemorazione.

 

Prince e John Kenedy due giovani uomini nigeriani morti (dicono suicidi) a Genova.
John lo conoscevo, Prince no.
Di John se ne è parlato molto poco, di Prince molto.
Per John è stata fatta una veglia in piazzale Kennedy al tempo del campo della CRI presso la Fiera di Genova. Si è scelta quella piazza perché è vicino a dove è morto e perchè lui ci teneva a dire che si chiamava come il Presidente ma con una sola “N”. Eravamo si e no in una trentina.
Per Prince è stato fatto un funerale al quale si sono invitate moltitudini di persone.
Del corpo di John non si sa più niente, era all’obitorio come NC. Prince è stato sepolto in un cimitero cittadino.
John ha abitato il dispositivo nell’era Minniti ed è morto in quel tempo. Prince è entrato nell’era Minniti ed è morto in quella di Salvini.
John e Prince sono morti.
Per Kennedy è stata scritta una lettera, denunciando le condizioni nelle quali si è lasciato morire. Era Marzo 2017.
Per Prince si sono scritti articoli e si è tuonato quasi immediatamente che si sia suicidato per il diniego. Quale il bisogno nel costruire narrazioni sulla morte di Prince? Su quella di Kenedy ciò non è stato fatto… l’ipotesi era che fosse ubriaco e che si sia buttato in mare perchè ubriaco. Tra coloro che hanno conosciuto Prince, e ne hanno raccontato dopo la sua morte, tra quelli che con lui hanno vissuto il dispositivo dell’accoglienza, c’è stato chi aveva iniziato una lotta di rivendicazione, non per la mancanza del wi-fi, come molti giornalisti hanno tentato di mascherare, ma contro le condizioni in cui erano (e sono) costretti a vivere. Era Maggio 2017.
Alcuni di loro ad oggi devono ancora avere l’appuntamento in Commissione e sono convinti che quest’attesa sia dovuta alle proteste cui hanno preso parte. Alcuni hanno paura a raccontare quello che succede nei circuiti dell’accoglienza, pensano che il passo successivo sia il diniego. Supposizioni? Paure? E’ possibile vivere così? Come fanno a resistere a tutto questo? … Nel frattempo, la struttura che ospitava Prince, e tanti altri richiedenti asilo, prima invitava il ministro Orlando – ai tempi del Decreto Minniti-Orlando e della formalizzazione dei campi di detenzione in Libia – e poi Bucci e Garassino – nel tempo in cui questi sostengono il governo di chi tiene le persone in mezzo al mare e poi le riporta nel porto “sicuro” di Tripoli -. Questo – e non solo questo – non può lasciare indifferenti.
Io non mi sento di chiedere scusa agli amici di John e Prince, perchè non mi assolvo con delle scuse e perchè non assisto inerte a quello che succede. Ognuno, con le sue forme, deve avere il coraggio di dire che tutto questo fa letteralmente schifo. Che porti il nome o la bandiera di un partito, il nome di una cooperativa piuttosto che di un’associazione, laica o religiosa, bianca o rossa. Io penso che sia necessario denunciare la retorica della “buona accoglienza” perchè ad oggi è troppo chiaro che non esiste una “buona accoglienza” – il sistema è malato e porta malattia e morte. Tanti sono i morti, nelle nostre strade e nelle traversate per raggiungerle. Tanti e Tante quelle che stanno impazzendo nei luoghi di detenzione e di accoglienza, nei campi di lavoro, dove in troppi sono pure morti.
Tanti e Tante quelle che stanno resistendo e denunciando tutto questo. Io so da che parte stare e tutto questo sciacallaggio e buonismo mi fa profondamente incazzare! Tutto questo deresponsabilizzare alcuni per altri … ora il problema è il Decreto Sicurezza?! Quale poi? il Minniti o il Salvini?! Ma per favore!