Deportazione dei migranti da Ventimiglia: come “alleggerire il confine”

 Retate, pullman e trasferimenti di massa: la strategia di controllo nel territorio di frontiera

 

deportare: v. tr. [dal lat. Deportare (…). – Condannare alla pena della deportazione; più com., trasportare, accompagnare il condannato nel luogo stabilito per la deportazione (…) trasferire coattivamente in campi di lavoro o di concentramento (talora anche di sterminio) lontani dalla madrepatria gruppi o masse di cittadini, perché invisi o sospetti, o come misura di carattere politico o militare, in periodo bellico o d’occupazione”. 1

 

12 Maggio 2016 – giornata di rastrellamenti per le strade di Ventimiglia: per la prima volta cinquanta persone migranti vengono catturate e, senza alcuna accusa formale, sono costrette a salire su un pullman della locale Riviera Trasporti, verso ignota destinazione (solo il giorno seguente si scoprirà che il pullman era diretto a Trapani ). 2

L’obiettivo è “alleggerire” la città dalla presenza indesiderata delle persone che tentano di varcare il confine, attraverso quotidiani trasferimenti di massa diretti prevalentemente al sud Italia. 3

Settembre 2017: dal 12 maggio 2016 non si è più arrestata la pratica degradante dei trasferimenti di massa, con la sua portata di violenza e umiliazioni inflitte alle persone migranti. Oggi, dopo 16 mesi di pullman e identificazioni coatte, nemmeno le principali testate giornalistiche si fanno più scrupolo a sollevare il tabù, chiamando queste procedure così come attivisti e solidali le chiamano da oltre un anno: “deportazioni”. 4

Le persone destinate alla deportazione devono essere “sottoposte al trattamento” (così definito dalle forze dell’ordine): identificazione, anche imposta con l’uso di violenza in caso di resistenza; screening medico; perquisizione; video-ripresa integrale del corpo del condannato; imbarco coatto; trasferimento. 5

Nei mesi, la pratica si è raffinata: l’hotspot di Taranto è diventato la principale meta dei trasferimenti forzati; è stato raddoppiato su ogni convoglio il numero di deportati, dimezzandone la scorta; i sedili dei pullman vengono adesso fasciati con sacchi di plastica, mentre le FF.OO. sono state munite di guanti e mascherine anti-contagio. Le operazioni di rastrellamento in città vengono ormai effettuate principalmente nelle ore serali, notturne e all’alba, così da renderle meno evidenti allo sguardo di cittadini e turisti. Sono stati ampliati gli uffici di frontiera a Ponte san Luigi, per poter meglio gestire l’aumento di persone migranti catturate in Italia o respinte dalla Francia e in attesa del “trattamento”.

Sono passati sedici mesi dal primo pullman e ancora c’è chi si preoccupa di redarguire i toni, sventolando il famoso dito che indica la luna: caccia al nero e deportazione di massa? Assolutamente no: solo questione di obbedire agli ordini; solo ordinaria amministrazione.

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